SISTEMA DI MISURE

 

Nella vita quotidiana siamo circondati da fenomeni che possono essere misurati e altri no.Per poter misurare qualsiasi aspetto, occorre scegliere un’unita di misura, ossia una quantità base presa come termine di confronto.

Quindi misurare una grandezza, significa calcolare il numero delle volte che essa contiene la quantità base presa come unità di misura.

 

Es. Piscina con capacità di 5000 litri, significa che essa contiene 5000 volte l’unità di misura, ossia il litro. Accanto all’unità di misura abbiamo:

-                     I multipli, che contengono un certo numero di volte l’unità di misura;

-                     I sottomultipli che sono contenuti un certo numero di volte nell’unità di misura.

 

Per cui si definisce sistema di misure, l’insieme delle unità di misure e dei relativi multipli e sottomultipli.

 

Il sistema di misure più importante è il sistema metrico decimale, adottato per la sua grande semplicità nei paesi europei, in gran parte dell’America latina, in Giappone e molto diffuso risulta anche negli Stati Uniti

 

SISTEMA METRICO DECIMALE (S.M.D.)

Caratteristica di questo sistema è che il rapporto tra ogni unità di misura delle grandezze del sistema e i rispettivi multipli e sottomultipli è sempre pari a 10 o a una potenza di dieci (10,100,1000 ecc.). Altra caratteristica è quella che alla base del sistema vi è il metro, l’unità di misura di lunghezza, da cui si fanno derivare tutte le altre misure. Infatti:

 

-        il metro quadrato è un quadrato con il lato di un metro lineare;

-        il metro cubo è un cubo con lo spigolo di un metro lineare;

-        il litro corrisponde alla capacità di un decimetro cubo;

-        il chilogrammo corrisponde al peso di un decimetro cubo di acqua distillata alla temperatura di 4 gradi centigradi.

 

MISURE DI LUNGHEZZA

L’unità di misura è il metro. Il rapporto tra ciascuna misura e quella subita superiore o inferiore è pari a 10 mentre nelle misure di superficie è pari a 100 e in quelle di volume è pari a 1000.

 

                            Mm   miriametro            =       10.000 m

Multipli                 Km    chilometro            =         1.000 m

                            hm     ettometro              =            100 m

unità di misura       m       metro

                            dm     decimetro             =             0,1 m

sottomultipli cm     centimetro             =           0,01 m

                            mm    millimetro              =         0,001 m

 

MISURE DI PESO

Le misure di peso hanno come unità di riferimento il chilogrammo che è pari a 1000 grammi e corrisponde come detto a 4 dm cubi di acqua distillata a 4 gradi centigradi.

 

 

                            t        tonnellata              =       1.000 Kg

Multipli                 Q       quintale                 =          100 Kg

                            Mg    miriagrammo         =            10 Kg

Unità di misura      Kg     chilogrammo         =          1000 g

                            hg      ettogrammo          =            100 g

                            dag    decagrammo         =              10 g

g       grammo

sottomultipli dg      decigrammo          =             0,1 g

                            cg      centigrammo         =           0,01 g

                            mg     milligrammo =         0,001 g

 

 

 

MISURE DI CAPACITA’

L’unità di misura è il litro, il cui contenuto è pari a quello di un decimetro cubo.

 

                            Kl      chilolitro      =       1000 litri     

Multipli                 hl       ettolitro       =       100  litri     

                            dal     decalitro      =           10 litri     

unità di misura       l         litro             =                                  

                            dl       decilitro       =          0,1 litri

sottomultipli cl       centilitro      =       0,01 litri

                            ml      millilitro       =       0,001 litri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NUMERI COMPLESSI

 

Pur essendo il più diffuso, il s.m.d. non è usato ovunque. In alcuni paesi, vi sono ancora misure dove i rapporti tra l’unità di misura e i suoi multipli e sottomultipli non sono pari a 10 o potenze di dieci. Inoltre nei paesi che adottano il s.m.d. esistono anche grandezze che non sono decimali, ad esempio quelle che esprimono il tempo (anni, mesi, giorni ecc.) e quelle che esprimono l’ampiezza degli angoli (gradi, sessagesimali, primi secondi)

Queste misure dove i rapporti tra le varie unità è diverso da 10 si dicono misure complesse o non decimali.

Prendiamo in considerazione il tempo:

        

                            1 anno                  =       365 giorni

                            1 giorno                =       24 ore

                            1 ora                     =       60 minuti

                            1 minuto               =       60 secondi

 

Esempi:      

1)      Passaggio da unità inferiori a numeri complessi

Abbiamo studiato per 868 giorni. Vogliamo sapere per quanti anni e giorni abbiamo studiato: Si divide 868 per 365 il risultato saranno gli anni mentre il resto saranno i giorni infatti: 868:365 = 2 con resto di 138. Il risultato si scrive 2.138

 

2)      Riduzione di un numero complesso in unità inferiori

Abbiamo iniziato un lavoro 2 anni e 115 giorni fa. Vogliamo sapere per quanti giorni abbiamo lavorato.

 Il calcolo è il seguente: si moltiplicano i 2 anni per 365 ed al risultato si aggiungono i 115 giorni

Anni 2 x 365=       730+ 115= giorni 845

 

3)      Decimalizzazione di un numero complesso

Per il lavoro di cui sopra ci è stato garantito un compenso annuo di € 5.000

Calcolare il compenso che ci spetta per il lavoro prestato 

In questo caso occorre trasformare il tempo in numero complesso per poi fare la moltiplicazione per il compenso. Facciamo:

 

anni 2.115 = anni 2 +115  = anni 2+0.315= anni 2,315

                                365

Quindi moltiplicando 2,315x 5000=  € 11.575 compenso

 

 

 

 

 

 

 

LA MONETA

Origini della moneta

L’attività economica si basa su un insieme di scambi che vengono regolati con l’utilizzo della moneta.

La moneta è un bene accettato da tutti come mezzo di pagamento nella compravendita di beni e servizi.

In passato però non era così. Gli scambi erano molto limitati essendo le famiglie autoproduttrici e autoconsumatrici, per cui in casi di scambi si ricorreva al baratto.

Con l’intensificarsi degli scambi, è nata l’esigenza di adottare un bene particolare che poteva essere quello meno deteriorabile  E’ nata così la moneta

 

Dalla moneta merce alla moneta cartacea

I popoli antichi usavano come mezzo di pagamento i beni che essi stessi producevano e che quindi assumevano la funzione di moneta  (moneta merce).

La moneta merce è un bene che ha un suo valore intrinseco ed è usato come moneta.

Il bene più usato era il bestiame, ma anche pelli, tabacco, sale, thè e a volte anche gli schiavi.Ma essendo tali beni non facilmente trasportabili e non divisibili per i piccoli acquisti, dal terzo millennio a.C. in poi i mezzi di pagamento più usati sono divenuti i metalli, i quali possedevano anche tutti i requisiti che un bene deve possedere per essere usato come moneta merce, ossia:

·        non facilmente deteriorabile (inalterabilità)

·        essere divisibile in piccole parti senza diminuire di valore (divisibilità)

·        mantenere un valore costante nel tempo e nello spazio (stabilità)

·        avere due unità lo stesso valore (omogeneità)

·        essere riconoscibile da chi li utilizza (riconoscibilità)

 

Col tempo anche le monete metalliche risultavano ingombranti e difficile da custodire e da trasferire da un luogo all’altro. Nel XIII secolo con l’intensificarsi dei commerci, per superare questo problema, le monete venivano depositate presso persone di fiducia (mercanti, autorità religiose), ricevendo in cambio una ricevuta (certificato di deposito) con la quale il possessore poteva ritirare in qualsiasi momento il denaro depositato o addirittura usarla come mezzo di pagamento. E’ nata così la carta moneta. Le prime banconote sono apparse in Svezia nel 1694, ma solo dopo 10 anni, in Inghilterra, hanno avuto corso legale (dovevano essere accettate da tutti come mezzo di pagamento). Da questo momento la moneta merce è stata sostituita dalla moneta cartacea anche se per un po’ di tempo hanno convissuto.

La nascita della carta moneta è stata determinata dall’intensificarsi delle attività produttive e del volume degli scambi. Le banconote fino al 1971 potevano essere convertite in oro, dopodiché è stata decretata l’inconvertibilità e la moneta merce è diventata a corso legale  forzoso. Oggi circola solo la carta moneta, ossia i foglietti di carta che tutti giorni utilizziamo per i nostri acquisti che non hanno alcun valore d’uso  (il prezzo della carta) ma possono avere un elevato valore di scambio, che è rappresentato dalla cifra indicata sulla moneta dalla banca centrale (istituto di emissione). La carta moneta presenta notevoli vantaggi (meno ingombrante e facilmente producibile) e rispetto alla moneta merce deve possedere solo tre caratteristiche:

· riconoscibilità

· stabilità di valore

· trasferibilità

 

Funzioni della moneta

Grazie alla moneta i rapporti tra gli uomini sono molto migliorati e gli scambi, divenuti più facili, hanno favorito lo sviluppo del commercio; in questo modo la produzione e la ricchezza si sono trasferite facilmente da un luogo all’altro favorendo anche il progresso della società. La moneta infatti assolve a diverse funzioni:

Essa rende possibile la compravendita essendo usata come mezzo di pagamento, quindi si dice che è intermediaria degli scambi.

Con l’uso della moneta, il valore di un bene non è espresso rapportandolo ad un altro bene ma dal prezzo, per cui la moneta assolve alla funzione di misura del valore.

La moneta consente anche di trasformare il patrimonio immobiliare in denaro, rendendone possibile l’utilizzo in un altro luogo ed in maniera diversa; in questo modo assolve alla funzione di portavalori nello spazio. (Es. vendita di una casa a Roma ed acquisto di un’altra a Milano).

La moneta funge anche da portavalori nel tempo; infatti quella non utilizzata può essere conservata (formazione del risparmio) e costituisce una riserva di valore.

Nei sistemi economici moderni, la moneta svolge sia una funzione regolatrice dell’attività economica (aumentando o diminuendo in maniera opportuna la quantità di moneta si favorisce uno sviluppo equilibrato) sia una funzione di redistribuzione della ricchezza (prelevando, con le imposte, moneta a chi ha di più, per aiutare, con i sussidi chi  ha di meno.

 

Le funzioni della moneta:          -        intermediaria degli scambi

-        misura del valore  

-        portavalori nello spazio

-        portavalori nel tempo

-        regolatrice dell’attività economica

-        redistributrice della ricchezza   

 

 

TIPI DI MONETA

 

Moneta Legale

Nei sistemi economici esistono diversi mezzi di pagamento, ma l’unica moneta che deve essere accettata da tutti è la la moneta a corso legale, costituita dai biglietti di banca emessi dalla banca centrale.

Nel nostro paese la carta moneta è emessa dalla Banca d’Italia attraverso l’Istituto poligrafico dello stato, mentre le monete metalliche, utilizzate per i pagamenti di modesta entità, sono emesse dalla Zecca.

 

Moneta bancaria e moneta commerciale

Oggi esistono altri mezzi di pagamento che devono essere accettati al posto della moneta legale. Sono gli assegni, carte di credito le cambiali.

La moneta bancaria ha una liquidità simile a quella della moneta legale, perché gli assegni, carte di credito, bancomat, consentono di effettuare pagamenti attraverso le banche presso le quali è depositato il denaro e si tramuta facilmente in moneta legale.

La moneta bancaria comprende tutti i mezzi di pagamento sostitutivi della moneta legale che presuppongono l’esistenza del denaro presso una banca.

 

La moneta commerciale (cambiali) invece possiede minor liquidità di quella bancaria; infatti essa contiene solo l’ordine o la promessa di pagare, ma il pagamento avverrà a una certa scadenza e quindi può essere accettata o meno a seconda della fiducia che il creditore ripone nel debitore.

La moneta commerciale comprende mezzi di pagamento utilizzati per fare acquisti a credito e che sono accettati sulla fiducia.

 

 

 

SISTEMA MONETARIO

Il sistema monetario è costituito dall’insieme dei diversi tipi di moneta che possono circolare in un paese.

Alla base di ogni sistema monetario si trova l’unità monetaria (euro, dollaro) distinta in  multipli e sottomultipli.

Nel corso della storia sono stati adottati diversi tipi di sistemi monetari: alcuni dove era consentita la circolazione di monete di un solo metallo (oro), altri di due metalli (oro e argento) ecc. Attualmente i sistemi monetari sono a carta moneta inconvertibile (non può essere richiesta alla banca centrale la conversione delle banconote in oro)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’INFLAZIONE

L’inflazione è un aumento del livello dei prezzi che fa diminuire il potere d’acquisto della moneta.

Le cause che la determinano sono varie:

Si ha l’inflazione per eccesso di liquidità quando si verifica un aumento eccessivo di circolazione della moneta rispetto ai beni e servizi da acquistare.

Di solito si verifica questo tipo di inflazione quando vi è una spesa pubblica eccessiva e un’elevata concessione di prestiti da parte delle banche. Aumentando i tassi di interesse e riducendo la spesa pubblica si pone un freno a questo tipo di inflazione.

Un aumento del costo del lavoro, dei tassi di interesse sui prestiti, delle materie prime, determina l’inflazione da costi.

Questa inflazione se è determinata dall’aumento dei prezzi dei beni che un paese deve importare (petrolio) viene chiamata inflazione importata.

Infine quando si verifica una richiesta elevata della domanda di un bene rispetto all’offerta del bene stesso, si ha un aumento del prezzo; se questo avviene per tutti i beni si ha un aumento generale dei prezzi determinando in tal modo l’inflazione da domanda.

In sostanza l’inflazione è l’aumento del costo della vita e in base al livello che raggiunge si definisce:

inflazione strisciante, se i prezzi aumentano in maniera lenta e costante (tasso 2-4%) e non causa alcuna preoccupazione alle autorità del governo;

se il tasso supera il 5% siamo di fronte a un inflazione galoppante; in questo caso bisogna agire per portare tutto sotto controllo;

siamo di fronte a un’ iperinflazione, nel caso in cui si supera il 20%.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GENERALITA’ SUL CAMBIO E CENNI SULLE OPERAZIONI DI CAMBIO

 

Gli scambi internazionali che si svolgono tra importatori (coloro che acquistano merci al di fuori della propria nazione o area monetaria di appartenenza) e gli esportatori (coloro che vendono merci al di fuori della propria nazione o area monetaria di appartenenza) danno luogo al mercato delle valute estere.

Le valute estere sono i mezzi di pagamento espressi in moneta di un altro paese che possono essere usate negli scambi internazionali; sono rappresentate da banconote, da titoli di credito (assegni, cambiali in moneta estera) e da strumenti di pagamento bancari (bonifici, lettere di credito);

 

Invece i cambi o tassi di cambio, sono i prezzi ai quali vengono acquistate o cedute le valute estere; essi variano in  base alla domanda e  alla offerta di valute estere e sono soggetti a continue oscillazioni.

Per cui il cambio è il prezzo a cui la valuta di un paese o di un’area monetaria (come ad esempio quella europea )può essere convertita in quella di un altro paese.

Il cambio viene espresso attraverso un rapporto tra una unità della prima valuta (numeratore) e il numero di unità equivalenti della seconda valuta (denominatore)

 

Es. il rapporto euro/dollaro indica quanto dollari occorrono per avere in cambio un euro: se consideriamo un rapporto euro/dollaro fissato a 1,0655, significa che occorrono 1,0655 dollari per un euro.

Tra le quotazioni di due valute è già stabilito quale sia indicata al numeratore e quale al denominatore. L’euro nei confronti delle altre valute è sempre posta al numeratore e nelle quotazioni viene indicata con quattro cifre decimali.

 

Nel mercato dei cambi esistono due tipi di quotazioni:

1) quotazione certo per incerto, indica quantità variabile di moneta estera che è possibile acquistare in un dato giorno con una cifra fissa di moneta del proprio paese.

E’ il caso dell’Euro, infatti nel cambio rimane sempre fissa (essendo al numeratore) rispetto alle altre valute che sono variabili

Es.:se in un dato giorno l’Euro è quotato nei confronti del dollaro 1,0653, mentre il giorno successivo il cambio si fissa a 1,0675, significa che rispetto al giorno prima si è verificato un apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, infatti si può notare che occorrono più dollari per comprare un euro; se invece fosse il cambio fosse sceso a 1,0050 si sarebbe verificato un deprezzamento dell’euro.

 

2) quotazione incerto per certo, indica invece la quantità variabile della propria moneta necessaria per acquistare una quantità prefissata di moneta estera.

Si trovano in questi casi tutti gli operatori stranieri che si trovano a trattare l’euro.

Infatti essendo tutte le altre monete poste al denominatore, per acquistare un euro devono considerare di volta in volta in base alle quotazioni la quantità di moneta propria occorrente per poter avere in cambio un euro.

Es. se consideriamo un operatore inglese che vuole trattare euro contro sterline, egli si troverà di fronte a una quotazione incerta per certa; infatti se un dato giorno occorrono 0,6303 sterline (moneta variabile) per acquistare un euro (moneta fissa) e il giorno seguente il cambio si assesta su 0,6205, l’operatore ne ha beneficiato, avendo subito la propria moneta un apprezzamento; infatti il giorno successivo occorrerà spendere meno sterline per avere in cambio un euro.

 

I prezzi delle varie valute vengono esposti dalle banche, dalle società finanziarie e dagli intermediari in appositi listini detti listini cambi.

Nei listini cambi vengono sempre espressi per ogni valuta due prezzi:

 

1)     Il cambio denaro (o bid rate)

2)     Il cambio lettera (o offer rate)

 

Il cambio denaro è il prezzo che sono disposte a pagare le banche, società finanziarie e intermediari per acquistare la prima valuta del rapporto di cambio,  mentre il cambio lettera è il prezzo che i negoziatori chiedono per la vendita di quella stessa valuta.

Es. se in un determinato giorno troviamo la seguente quotazione del dollaro in Italia

                                                                  DENARO             LETTERA

USD DOLLARO USA                                 1,1300                  1,1530

 

Significa che le banche, società e intermediari sono disposti ad acquistare euro  al prezzo di 1.1300 dollari, e a vendere euro al prezzo di 1,1530. La differenza tra denaro e lettera è detta spread che costituisce il guadagno delle banche nelle negoziazioni delle valute.             

 

LA BORSA VALORI

La borsa valori è il principale mercato in cui avvengono le negoziazioni di valori mobiliari. Essa è nata per promuovere l’incontro tra la domanda e l’offerta dei capitali e, quindi, per favorire tramite l’emissione di titoli pubblici e privati, l’afflusso del risparmio agli enti pubblici e alle società private.

 

Per poter essere quotate in borsa e quindi emettere azioni e obbligazioni, le società devono avere forma giuridica di società per azioni (spa) o società in accomandita per azioni (sapa). Grazie alle emissioni di azioni e obbligazioni, da collocare direttamente tra il pubblico, le società  riescono a reperire finanziamenti, evitando in tal modo di rivolgersi alle banche presso le quali i finanziamenti risultano molto più costosi. Le società per poter essere quotate in borsa, oltre alla forma giuridica, devono possedere alcuni requisiti (tra cui patrimonio netto superiore al limite stabilito dal regolamento di borsa) e devono comunque farsi carico di costi elevati per la procedura di ingresso.

La Commissione nazionale per le società e per la borsa (CONSOB) autorizza l’esercizio della borsa ed ha il compito di vigilare sui mercati per assicurare  la trasparenza, il corretto svolgimento delle operazioni in modo da tutelare gli investitori. Il risparmiatore non può accedere direttamente alle contrattazioni di borsa, ma può farlo solo attraverso intermediari autorizzati: le banche e le imprese di investimento (Sim)

 

CALCOLI  PROPORZIONALI E PERCENTUALI

 

Molti problemi commerciali e finanziari si risolvono applicando alcune importanti regole del calcolo proporzionale. Elemento essenziale del calcolo proporzionale è il concetto di rapporto:

Si dice rapporto fra due grandezze il quoziente della divisione fra i numeri che le esprimono.

Es.: se in una scuola su 150 alunni totali 120 sono pendolari, avremmo un rapporto di pendolarismo pari a:

 

120 = 0,80            ovvero                  120 : 150 = 0,80

150

 

Se considerando solo una classe di quella scuola, su 20 ragazzi 16 sono pendolari avremmo un rapporto di:

 

         16 = 0,80              ovvero                  16 : 20 =      0,80

         20

 

Confrontando i due rapporti, ne deduciamo che  il pendolarismo in quella classe si verifica con la stessa intensità che si riscontra se si prende in considerazione l’intera scuola. Con due rapporti uguali come nel caso sopra descritto, ci troviamo di fronte ad una proporzione, infatti:

Si chiama proporzione l’uguaglianza fra due rapporti.

 

La proporzione si esprime nel seguente modo:

 

a        :         b       =       c        :         d

 

e si legge “ a  sta  a   b   come   c “ sta  a   d

 

In riferimento al rapporto i termini a e  c sono gli antecedenti  mentre i termini b  e  d sono i conseguenti.

 

In riferimento alla proporzione, i termini centrali b  e  c  si chiamano medi, mentre i termini a  e  d  sono gli estremi.

 

Se ad esempio consideriamo nell’ordine i numeri 30, 6, 25, 5 – essi formano una proporzione perché i due rapporti danno lo stesso quoziente: 30:6=5 – 25:5=5.

 

Quindi scriviamo:

         antecedente           conseguente          antecedente           conseguente

                   30               :         6                 =       25               :         5

        

 

 

PROPRIETA’ DELLE PROPORZIONI

 

Riprendendo la proporzione precedente si può constatare una proprietà basilare del calcolo proporzionale, infatti abbiamo:

prodotto dei medi:          6 x 25 = 150

prodotto degli estremi:    30 x 5 = 150

 

per cui proprietà fondamentale delle proporzioni è:

 

in ogni proporzione, il prodotto dei medi è sempre uguale al prodotto degli estremi.

 

Questa proprietà è molto importante quando occorre calcolare in una proporzione il termine ignoto quando sono noti gli altri tre.

Infatti considerando la proporzione generale  a : b = c : d

Per calcolare il termine ignoto procederemo come segue

 

 

Per gli estremi:

a = b x c

        d

d = b x c

         a

 

Per i medi:

b = a x d

         c

c = a x d

         b

 

Quindi:

Per trovare un medio si divide il prodotto degli estremi per il medio conosciuto

Per trovare un estremo si divide il prodotto dei medi per l’estremo conosciuto.

 

Proprietà del comporre e dello scomporre

Anche queste proprietà rivestono una certa importanza nelle proporzioni.

 

Proprietà del comporre: in  una proporzione, la somma del primo e del secondo termine  “sta” al primo o al secondo termine “come” la somma del terzo e del quarto termine “sta” al terzo o al quarto termine.

Es. data la proporzione  30 : 6 = 25 : 5 possiamo notare che:

(30+6) : 30 = (25+5) : 25  oppure (30+6) : 6 = (25+5) : 5

 

da cui:                  36 : 30 = 30 : 25     oppure 36 : 6 = 30 : 5

 

Proprietà dello scomporre: in una proporzione la differenza del primo e del secondo termine “sta” al primo o al secondo termine come la differenza del terzo e del quarto termine sta al terzo o  al quarto termine

 

Es:              (30-6) : 30 = (25-5) : 25            oppure        (30-6) : 6 = (25-5) : 5

 

da cui:                  24 : 30 = 20 : 25             oppure        24 : 6 = 20 : 5

 

 

 

PROPORZIONALITA’ DIRETTA E INVERSA

 

Se prendiamo in considerazione due grandezze, a volte si può notare che ai valori assunti da una grandezza corrispondono determinati valori dell’altra, in base ad una certa relazione; in tal caso si parla di grandezza dipendenti;

tra le relazioni che possono collegare due grandezze dipendenti, molto importanti sono quelle di proporzionalità che possono essere:

-                     proporzionalità diretta

-                     proporzionalità inversa

 

Nel primo caso, due grandezze variabili e dipendenti si dicono direttamente proporzionali quando, diventando una di esse il doppio, il triplo ecc. anche l’altra diventa doppia, tripla ecc.

Esempi di grandezze direttamente proporzionali si hanno nelle quantità di merce acquistate e nel costo sostenuto, oppure nel salario che una persona percepisce in base alle ore di lavoro ecc.

Esempio: se per acquistare Kg 3500 di ferro un’impresa ha speso 5250 Euro, quanto avrebbe speso quell’impresa se il ferro acquistato fosse stato Kg 5500?

Essendo una proporzionalità diretta, le due grandezze variano nello stesso senso, ossia aumentando la prima aumenta anche la seconda per cui avremo la proporzione:

                        Quantità                Quantità                    Costo                 Costo

                            3500            :         5500            =       5250            :         x

per cui per trovare il termine incognito faremo:

 

                   x        =       5500 x 5250  = Euro 8.250

                                                         3500

Lo stesso risultato lo avremmo ottenuto se avessimo impostato la proporzione nel seguente modo:

                          Quantità                  Costo                 Quantità              Costo

                            3500            :         5250            =       5500            :         x

 

Nel secondo caso invece due grandezze dipendenti si dicono inversamente proporzionali quando una di esse diventando il doppio, il triplo ecc. l’altra diventa la metà, la terza parte ecc.

Esempi di grandezze inversamente proporzionali si hanno considerando la velocità dell’auto e il tempo che essa impiega per fare un tragitto, oppure, se si considera il numero di operai impiegati per un certo lavoro ed il tempo impiegato per realizzarlo.

Esempio: se un auto viaggia alla velocità di 80 Km/h, quanto tempo avrebbe impiegato per fare gli 80 Km se avesse tenuto una velocità di 120 Km/h?

Nei problemi con grandezze inversamente proporzionali, la proporzione si imposta uguagliando il rapporto tra due valori della prima grandezza al rapporto inverso dei due corrispondenti valori della seconda grandezza.

Per cui:            Velocità                 Velocità                Tempo                  Tempo

                            80               :         120             =       x                 :         60

                            x        =                 80 x 60        =       tempo impiegato 40 min

                                                  120

CONCETTO DI PERCENTUALE

 

Una percentuale indica quante unità di una certa grandezza corrispondono a 100 unità di un’altra grandezza

 

Il calcolo percentuale non è altro che un’applicazione particolare del calcolo proporzionale. Spesso si sente dire sconto del 10 per cento (scritto 10%); in sostanza significa che si ottiene uno sconto di 10 Euro per ogni 100 Euro spesi.

Si tratta in effetti di un calcolo  relativo a due grandezze unite fra loro da una proporzionalità diretta, con la sola differenza che avendo come riferimento 100 il primo rapporto avrà come base appunto 100 mentre il secondo rapporto  sarà formato da valori globali.

La proporzione principale per il calcolo percentuale è la seguente:

 

                                      100    :         r        =       S       :         P

 

dove:           -        100    è il valore base;

-           r     la ragione percentuale o tasso;

-          S     la quantità su cui va calcolata la percentuale

-          P     il valore della percentuale

Conoscendo due dei tre termini sopra indicati è possibile ricavare quello incognito.

 

CALCOLI PERCENTUALI

Nei calcoli percentuali il valore da trovare è quello rappresentato da P essendo quello appunto il valore della percentuale.

Es: un agente di commercio percepisce una provvigione del 4% sul fatturato effettuato; quanto ha percepito in un mese se ha fatto un fatturato di € 50.000?

 

                                      100    :         4        =       50.000         :         x

        

x        =       50.000 x 4 =         € 2.000 importo percepito

                                100

Problemi inversi

Nei problemi inversi, si tratta di determinare la ragione percentuale (r) oppure la quantità su cui va calcolata la percentuale (S) quando è noto il valore percentuale (P)

 

r =     100 x P                 oppure        S =    100 x P

             S                                                       r

Calcolo della ragione percentuale

Un commerciante su una merce costata € 7500 ha ottenuto un utile di € 1650

Calcolare la percentuale di utile in riferimento del costo sostenuto

 

                            r =     100 x 1650 = 22% utile conseguito    

                                          7500       

 

 

 

Calcolo della quantità originaria

Se riprendendo l’esempio precedente sappiamo che abbiamo ottenuto un utile di € 1650, pari al 22% del costo e vogliamo calcolare il costo sostenuto  avremo:

 

                            S =    100 x 1650 =  € 7500 costo sostenuto

                                            22

Calcoli percentuali del sopra cento e del sotto cento

Si dicono calcoli sopra cento i problemi in cui troviamo come incognita o come dato, la grandezza comprensiva della percentuale in aumento.

 Es. Un commerciante ha acquistato merci al costo originario di  € 12000,00  sostenendo spese accessorie pari al 5% del costo originario . Calcolare il costo totale.

Si potrebbe procedere cosi:

 

100: r = S : P        ossia           100    :         5        =       1200  :         x

x=  € 60,00 spese accessorie;   1200+60 = 1.260 costo totale

 

Siccome vogliamo sapere il valore di  P già aumentato della percentuale, possiamo ottenere l’identico risultato con un unico procedimento:

 

100 : (100+r) = S : (S+P)         ossia           100 : 105 = 1200 : x

x= 1260 costo totale

L’espressione (S+P), ossia il valore della grandezza base aumentato del suo percento è detto montante percentuale.

 

In alcuni problemi accade precisamente il contrario di quanto appena detto. In questo caso si tratta di calcoli del sotto cento.

 

Si dicono calcoli sotto cento, i problemi in cui abbiamo come incognita o come dato, la grandezza base diminuita della percentuale in sottrazione, ossia l’espressione (S –P) detta netto percentuale.

L’espressione della proporzione è la seguente:

 

100 : (100-r) = S : (S-P)

 

Es.: Acquistata merce al costo di € 10.000 ottenendo uno sconto del 15%. Calcolare il prezzo pagato.

                            100    :         15      =       10.000         :         x

 

x = 1500;              10.000 – 1500 =    € 8.500 prezzo pagato

 

Volendo procedere più velocemente applichiamo il calcolo del sotto cento, infatti dovendo calcolare il valore S-P faremo:

                            100    :         85      =       10.000         :         x

x = € 8.500 prezzo pagato

 

L’INTERESSE

 

Nell’attività economica esistono contratti di cessione definitiva che consistono nella vendita di un bene, ossia nel passaggio di proprietà del bene dal venditore al compratore, e contratti di cessione temporanea, nei quali chi cede il bene ne conserva la proprietà rinunciando per un certo periodo, che può essere breve oppure lungo, al suo uso a favore di un’altra persona.

Anche il denaro può essere ceduto per un certo periodo, dandolo in prestito e  rinunciando al suo utilizzo sino al giorno in cui si è stabilita la restituzione.

Nelle cessioni temporanee, coloro che si privato dei loro beni ricevono dei compensi, chiamati in vari modi in base alla natura del bene:

 

-                     se si tratta di cessione temporanea di un terreno, un appartamento o di un altro immobile il compenso viene chiamato affitto o canone di locazione;

-                     se si tratta della cessione di un mezzo di trasporto il compenso è detto nolo;

-                     se si tratta della cessione di denaro il compenso è detto interesse

 

Pertanto l’interesse è il compenso che spetta a chi cede temporaneamente ad altri l’utilizzo di una somma di denaro.

 

E’ naturale che chi presta oggi un capitale, alla scadenza vuole ricevere un importo maggiore. La differenza rappresenta appunto l’interesse, che è  il compenso per aver rinunciato per un certo periodo all’utilizzo del proprio denaro.

Nell’attività economica, esistono molti altri casi in cui si applica l’interesse. Per esempio nelle vendite il regolamento del prezzo può avvenire in vari modi. In caso di regolamento posticipato, il venditore spesso applica un interesse per la dilazione del pagamento e in questi casi l’interesse rappresenta il compenso per il ritardato incasso delle somme che gli spettano.

 

Quindi, in generale, l’interesse si può definire come il compenso per trasferire in avanti nel tempo un capitale.

 

Formule dell’interesse semplice

L’interesse si calcola attraverso formule matematiche. Noi tratteremo solo quella per il calcolo dell’interesse semplice, che è quella applicata nelle operazioni di breve durata (cioè quelle che si concludono in un tempo non superiore a un anno).

Per poter calcolare l’interesse bisogna conoscere:

-                     Il capitale iniziale che si indica con C;

-                     La durata dell’operazione, che si indica con t (tempo) se è espressa in anni; m se è espressa in mesi; g se è espressa in giorni.

 

Esempio:     Un finanziatore presta ad un impresa € 48550,00 per un anno al tasso del 8.50%. Sapendo che per ogni 100 euro di capitale matura in un anno un interesse di € 8,50, dobbiamo calcolare a quanto ammonta l’interesse sull’intero capitale prestato.

 

Impostiamo perciò una proporzione:

                   100    :         8,50   =       48550,00     :         x       

                capitale       interesse                   capitale         interesse

 

                   ottenendo x=        48550,00 x 8,50 = euro 4126,75

                                                       100

 

Se la durata del prestito non è di un anno ma di due anni l’interesse sarà il doppio, se è di tre anni l’interesse sarà il triplo e così via.

Pertanto indicando con C  il capitale iniziale, con r il tasso percentuale e con t il tempo espresso in anni, possiamo impostare la seguente proporzione:

 

                            100    :         r X t            =       C       :         I

                          capitale         interesse %        capitale    interesse

                                              annuo per il

                                           numero di anni

 

da cui ricaviamo la formula:

        

I = C r t      L’interesse si ottiene moltiplicando il capitale per il tasso e per il tempo

       100      espresso in anni  e dividendo il prodotto per 100

 

Formule dell’interesse con il tempo espresso in mesi:

In questi casi nella formula sostituiamo t con m, ricordandosi che un mese è 1/12 di un anno, due mesi 2/12 di un anno ecc.

La formula varia in questo modo:

     C r m

I=      12  che diventa C   r   m  da cui ricaviamo la formula dell’interesse con il tempo

      100                       100X12   espresso in mesi:

 

I= C r m     L’interesse si ottiene moltiplicando il capitale per il tasso e per il tempo

  1200     espresso in mesi e dividendo il prodotto per 1200

 

 

Formule dell’interesse con il tempo espresso in giorni:

In questi casi si indica con g il tempo espresso in giorni, ricordandosi che l’anno civile ha 365 giorni; pertanto un giorno è 1/365 di un anno; la formula diventa:

    C  r   g  

I=       365   che diventa  C    r    g  

100                                                            100x365

 

da cui ricaviamo la formula dell’interesse con il tempo espresso in giorni secondo il procedimento dell’anno civile, cioè calcolando i giorni seguendo il calendario:

 

I= C  r  g    L’interesse si ottiene moltiplicando il capitale per il tasso e per il tempo

     36500    espresso in giorni e dividendo il prodotto per 36500

 

Il procedimento dell’anno civile è sicuramente quello più equo, perché tiene conto dell’esatta durata in giorni dell’anno e dei vari mesi che lo compongono; qualora dobbiamo calcolare l’interesse in un anno bisestile, bisogna considerare il mese di febbraio di 29 giorni e nella formula indicare al denominatore 36600. Per evitare cambi di denominatore dagli anni ordinari a quelli bisestili, recenti norme UE sul credito al consumo, consentono l’uso dell’anno standard di giorni 365,25 e quindi il denominatore è sempre 36525; ciò è utile soprattutto per calcolare l’interesse maturato in periodi a cavallo di due anni consecutivi, uno normale e uno bisestile.

 

In passato, per facilitare i calcoli, era frequente usare la formula dell’anno commerciale, dove tutti i mesi erano considerati di 30 giorni, quindi veniva fuori un anno convenzionale di 360 giorni ed al numeratore si indicava 36000.

Attualmente, grazie agli elaboratori elettronici, tutte le banche usano il procedimento dell’anno civile sia per gli interessi che pagano sulle somme depositate, sia per gli interessi che riscuotono sui prestiti che concedono. Il procedimento dell’anno commerciale, viene usato solo in rari casi per esempio, per le operazioni finanziarie di lunga durata (mutui)

In entrambi i casi, il conteggio dei giorni si effettua escludendo il giorno iniziale e comprendendo il giorno finale. Pertanto per un prestito concesso il 3 luglio e restituito il 27 luglio, la durata è di 24 giorni. Nei casi in cui vi è una parte espressa in anni, una parte in mesi ed una in giorni, si riduce tutta la durata nell’unità di ordine inferiore, cioè in giorni.

 

Formule inverse dell’interesse semplice

Fin’ora abbiamo sempre visto i casi in cui bisognava ricercare l’interesse. Ora vediamo come bisogna procedere se conoscendo l’interesse si deve determinare il capitale o il tasso o il tempo.

Partendo dalla formula fondamentale dell’interesse semplice

 

I = C r t  ricaviamo la seguente uguaglianza 100 I = C r t

      100

da cui possiamo ottenere le formule necessarie per la ricerca del capitale, del tasso o del tempo

 

Ricerca del capitale

Dalla uguaglianza sopra esposta, ponendo come incognita C si ricava la formula per la ricerca del capitale quando il tempo è espresso in anni

 

         C= 100 I

                                                               r t

Se il tempo è espresso in mesi  basta modificare nella formula 100 con 1200 e t con m, mentre se è espresso in giorni, bisogna modificare 100 con 36500 e t con g se si usa il procedimento dell’anno civile e 100 con 36000 e t con g se si usa il procedimento dell’anno commerciale.

 

 

 

Ricerca del tasso 

Usando lo stesso procedimento per la ricerca del Capitale, per trovare il tasso useremo la  seguente formula          r = 100 I

                                                            C t

 

Ricerca del tempo

Sempre usando il solito procedimento per trovare il tempo useremo: 

t = 100 I

                                                              C r

 

Naturalmente anche nei casi in cui bisogna ricercare il tasso ed il tempo si modificano le formule se il tempo è espresso in mesi o in giorni

                                                       

 

 

MONTANTE

 

La somma del capitale iniziale e dell’interesse maturato prende il nome di : montante

 

M= C + I

 

Il montante può essere calcolato:

a)     Calcolando prima l’interesse ed aggiungendolo poi al capitale iniziale

b)    Applicando la formula che permette di trovare direttamente il montante che si ottiene sostituendo in M=C+I il simbolo I con la sua espressione algebrica (Crt/100):

 

M= C+I = C+C r t

                      100

         e risolvendo algebricamente la formula si ottiene:

 

                                               M= 100C+C r t

                                                         100

 

         da cui raccogliendo C si ottiene M= C(100+rt)

                                                                    100

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCONTO

 

Nell’attività commerciale spesso si verifica che un soggetto decida di anticipare l’estinzione di un debito. In tal caso, poiché rinuncia alla disponibilità del denaro a vantaggio del proprio creditore, in compenso ha diritto a ricevere uno sconto.

Lo sconto è il compenso che spetta a colui che paga un debito prima della scadenza.

Quindi lo sconto è il compenso per trasferire all’indietro nel tempo un capitale.

Abbiamo due diversi concetti di sconto:

Lo sconto mercantile che consiste in una riduzione del capitale senza tener conto del tempo; è perciò percentuale perché tiene conto solo del capitale e del tasso.

 

Lo sconto commerciale che è calcolato tenendo conto anche del tempo di anticipo con cui viene pagato il capitale; è perciò finanziario perché tiene conto del capitale, del tasso e del tempo.

 

Sconto mercantile

Lo si applica spesso nelle operazioni di compravendita, allorché i fornitori offrono ai clienti la possibilità di pagare in diversi momenti con differenti prezzi.

Es.     per pagamento a 90 giorni, il prezzo è quello indicato in fattura;

         per pagamento per pronta cassa o per contanti si applica lo sconto;

         si tratta quindi di uno sconto condizionato alla scelta del pagamento.

Il pagamento è detto per pronta cassa o immediato, se è effettuato al momento della consegna della merce; è detto per contanti se è effettuato entro un brevissimo tempo (5 o 10 giorni) dalla consegna della merce.

Pertanto:

Lo sconto mercantile è direttamente proporzionale al capitale da pagare e al tasso; per calcolarlo basta una semplice percentuale.

 

Per gli articoli il cui prezzo di vendita al pubblico è stabilito direttamente dal produttore, lo sconto mercantile assume anche la funzione di determinare l’utile per i commercianti venditori.

Es. Lavatrice prodotta da una impresa che decide prezzo al pubblico di € 340,00; il commerciante rivenditore ne acquista 10 usufrendo dello sconto del 20% al seguente costo:

 

n. 10 lavatrici x prezzo di listino (10 x 340,00)                 3.400,00

- sconto 3400,00x20%                                                      680,00

costo d’acquisto del commerciante                                2.720,00

 

Quando il commerciante al dettaglio avrà rivenduto tutte le lavatrici, ricaverà € 3400,00, guadagnando € 680,00, ossia l’importo dello sconto ottenuto al momento dell’acquisto.

Naturalmente si tratterà di un guadagno lordo dovendo considerare il commerciante anche una quota di spese generali, imposte ecc.

Spesso i produttori applicano uno sconto con la somma di due percentuali (20%+10%) di cui la prima concessa a tutti i commercianti  (sconto per rivendita) e la seconda riservata a coloro che effettuano acquisti con continuità, oppure per importi elevati (sconto per quantità) o anche in periodi particolari dell’anno, per esempio fuori stagione.

 

Sconto commerciale

Lo si trova nelle operazioni finanziarie e consiste in una riduzione del capitale da pagare a scadenza calcolata in proporzione al capitale stesso, al tasso ed al tempo di anticipo.

Per calcolare lo sconto commerciale, occorre conoscere il Capitale (C), il tasso (r) ed il tempo (t); anche qui come nell’interesse il tempo può essere espresso in anni in mesi o in giorni anche se trattandosi spesso di anticipi di pagamento di breve durata, le formule con il tempo espresso in anni difficilmente sono riscontrabili.

 

Formule dello sconto commerciale

Per ricavare la formula dello sconto commerciale, occorre fare l’identico ragionamento fatto per l’interesse; solo che bisogna considerare che mentre l’interesse è positivo e quindi si aggiunge al capitale, lo sconto è negativo e quindi si sottrae dal capitale.

 

         100             :         r x t             =       C                :           x

       capitale                    sconto %          capitale                    sconto

                            per numero di anni                                commerciale

 

da cui si ricava la formula:

 

Sc     =C r t                           

             100

Come si nota la formula appare identica a quella dell’interesse, invece non lo è; infatti il simbolo C assume nelle due formule un significato diverso:

mentre in quella dell’interesse indica il capitale iniziale, in quella dello sconto indica il capitale a scadenza.

 

Formule con tempo espresso in mesi o in giorni 

 

Sc = C r t   se è espresso in mesi;

        1200:

 

Sc =  C r t se è espresso in giorni con il procedimento dell’anno civile;

         36500

 

Sc =  C r t se è espresso in giorni con il procedimento dell’anno commerciale;

          36000

 

 

Formule inverse dello sconto

Sono simili a quelle già viste per l’interesse:

        C= 100 Sc  per trovare il capitale;

                   r t

 

            r = 100 Sc  per trovare il tasso;

                  C  t

           

t = 100 Sc  per trovare il tempo;

                 C  r

 

VALORE ATTUALE COMMERCIALE

 

Il Valore attuale commerciale è la differenza tra l’importo del capitale a scadenza e lo sconto commerciale

 

V= C – S

 

Esso può essere calcolato in due modi:

a)     determinando prima lo sconto e poi sottraendolo al capitale a scadenza;

b)    applicando direttamente la formula

 

Vc= C _ C r t  e quindi    Vc=  100 C – C r t 

     100                               100

da cui raccogliendo a fattor comune C otterremo:

 

                                               Vc = C (100 – r t)

                                                               100

Questa naturalmente è la formula per trovale il Vac quando il tempo è espresso in anni; ma siccome abbiamo detto che per lo sconto commerciale difficilmente si verifichino condizioni pari o superiori all’anno, sono molto più frequenti le formule con il tempo espresso in mesi o in giorni.

 

Formule con il tempo espresso in mesi o in giorni

 

Vc=  C (1200 – r m)   se il tempo è espresso in mesi;

                1200

 

Vc=  C (36500 – r g)  se il tempo è espresso in giorni secondo l’anno civile;

               36500

          

Vc=  C (36000 – r g)  se il tempo è espresso in giorni secondo l’anno commerciale

               36000

 

Se il calcolo dei giorni si riferisce a un anno bisestile nella formula si sostituisce

36500 con 36600

I   TITOLI DI CREDITO

Facciamo subito una distinzione tra:

I documenti di prova sono attestazioni scritte riguardanti le operazioni commerciali

Tali documenti, compilati in varie forme utilizzando modelli già prestampati, contengono le condizioni e le modalità in base alle quali le operazioni commerciali vengono stipulate ed eseguite. Esempi sono i contratti, i documenti di trasporto, le fatture  e le ricevute.

 

I titoli di credito sono documenti che, oltre a provare l’esistenza di un diritto (come i documenti di prova) danno la possibilità di farlo valere direttamente e ne permettono il trasferimento ad altre persone.

 

In base al loro contenuto i titoli di credito si distinguono in:

a)      titoli di credito propriamente detti, che danno al possessore il diritto di esigere  una somma di denaro o di trasferirla ad altri (cambiali – assegni)

 

b)      titoli di credito di massa, che danno al possessore la qualità di socio in società commerciali o di creditore di enti pubblici e società private e danno inoltre alcuni diritti:intervenire alle assemblee, partecipare agli utili, percepire gli interessi. Fanno parte di questa categoria, le azioni che formano il capitale delle società, i titoli del debito pubblico (Bot Cct) e le obbligazioni emesse dalle società

 

c)      titoli di credito rappresentativi di merci, che danno al possessore il diritto di ritirare o di trasferire ad altri le merci che sono in viaggio o che sono depositate in pubblici magazzini. Fanno parte di questa categoria la polizza di carico che da il diritto di ritirare le merci che sono state caricate su una nave mercantile  e la fede di deposito che da invece  il diritto di  ritirarle se sono state introdotte in un pubblico deposito.

 

Le operazioni commerciali possono essere regolate sia con titoli di credito propriamente detti (cambiali- assegni) sia mediante procedure bancarie elettroniche di trasferimento fondi (bonifici - giroconti) o di incasso crediti (Ri.Ba.)

I titoli di credito possono essere trasferiti dal legittimo possessore ad altre persone secondo alcune norme stabilite dalla legge.

A seconda delle modalità di trasferimento i titoli di credito possono essere:

 

a)      titoli di credito al portatore: il trasferimento avviene con la semplice consegna del titolo da una persona all’altra;

 

b)      titoli di credito all’ordine: il titolo intestato ad una persona può essere trasferito ad un’altra mediante un ordine che viene scritto sul titolo stesso e che è detto girata. Questi titoli possono subire numerosi trasferimenti tramite una serie continua di girate.

 

c)      titoli di credito nominativi: il titolo risulta intestato ad una persona la quale può trasferirlo ad un’altra annotando il trasferimento non solo sul titolo ma anche sul registro dell’ente emittente. La procedura è laboriosa per questo la legge al fine di semplificarla consente che alcuni titoli nominativi (azioni) vengano trasferiti mediante girata autenticata.

 

LA CAMBIALE

 

La cambiale è un titolo di credito all’ordine, formale ed esecutivo, dal quale risulta l’obbligazione incondizionata assunta da una certa persona di pagare o di far pagare una determinata somma, nel luogo ed alla scadenza indicati, a favore del legittimo possessore.

 

Esistono due tipi di cambiali:

 

a)      il pagherò cambiario (detto anche vaglia cambiario) con il quale una persona promette incondizionatamente di pagare una certa somma ad un’altra persona: il pagherò è quindi una promessa di pagamento;

 

b)      la cambiale tratta con la quale una persona ordina ad una seconda persona di pagare una certa somma a una terza persona oppure a se stesso; la tratta è quindi un ordine di pagamento.

 

Le cambiali si caratterizzano per essere:

1)      titoli letterali perché il diritto è determinato dal contesto che in essa è scritto;

         non si possono avere pretese maggiori di quelle scritte;

 

2)      titoli all’ordine perché sono trasferibili mediante un ordine scritto posto sul retro chiamato girata;

 

3)      titoli formali perché la legge richiede il rispetto di alcuni requisiti esteriori ( es. che sul titolo vi sia la denominazione di “cambiale”);

 

4)      titoli astratti perché da essi non risulta la natura del rapporto sottostante, cioè da essi non si evince il motivo per cui sono stati emessi;

 

5)      titoli autonomi perché hanno vita indipendente dalle circostanze per cui sono stati emessi e per ogni fatto successivo; chi possiede in buona fede un titolo è titolare dei diritti in esso incorporati indipendentemente dalla legittimità del possesso di coloro che l’avevano posseduta in precedenza; (es. se una persona estorce con violenza una cambiale e poi la trasferisce ad una seconda persona, che è all’oscuro di tutto e ne entra in possesso in buona fede, esso è comunque titolare dei diritti derivanti dal titolo;

 

6)     titoli esecutivi perché in caso di mancato pagamento alla scadenza, il possessore può dar corso ad una azione rapida (azione esecutiva) prevista dalla legge contro i beni del debitori, ottenendo in poco tempo quanto gli spetta.

 

Le cambiali sono molto utilizzate nelle vendite con pagamento differito. Esse consentono:

 

·        al compratore di entrare subito in possesso delle merci e di posticipare alla scadenza indicata sulle cambiali.

 

·        al venditore di disporre di un titolo esecutivo e all’ordine per riscuotere il credito, ma in caso di bisogno avere anche la possibilità di un facile smobilizzo del credito, ossia utilizzare le cambiali in possesso per pagare i fornitori mediante girata oppure di presentarle in banca e farsi dare subito il valore attuale.

 

 

Origini della cambiale

La cambiale ha origini molto antiche. La sua prima apparizione risale addirittura al XII secolo ma il primo imprenditore che la utilizzò fu Francesco di Marco Datini, mercante di Prato, vissuto dal 1335 al 1410 che riuscì a costruire un grosso impero.

Oggi anche se sono stati apportati delle modifiche in tutti gli aspetti formali e legali, le funzioni delle cambiali sono rimaste inalterate, ma con il nascere di nuovi strumenti di pagamento l’utilizzo è diminuito.

Oggi vengono utilizzati maggiormente i bonifici o gli incassi con le procedure elettroniche (RI.BA ricevuta bancaria elettronica)

Il declino degli ultimi anni è dettato anche da altri due motivi:

 

·        il costo fiscale : sulle cambiali occorre pagare il  bollo nella misura del 12/1000 proporzionale all’importo indicato sull’effetto.

 

·        la riluttanza del debitore, per motivi di immagine ad apparire obbligato cambiario.

 

Per questo le imprese si fanno rilasciare cambiali dai loro clienti solo quando la riscossione appare incerta, quindi è meglio disporre di un titolo esecutivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PAGHERO’ CAMBIARIO

 

Il pagherò, detto anche vaglia cambiario, è un titolo all’ordine che contiene la promessa incondizionata di una persona detta emittente, di pagare una certa somma, nel luogo e alla scadenza indicati, a favore di un’altra persona detta beneficiario.

 

In tutti i pagherò vengono sempre indicati due soggetti:

 

1)      l’emittente, che è il debitore, cioè colui che emette e firma il titolo, promettendo di pagare alla scadenza;

 

2)      il beneficiario (o prenditore), che è il creditore che riceve il titolo e che ha diritto di riscuoterlo alla scadenza o di trasferirlo prima ad altri mediante girata.

 

Affinché un pagherò sia regolare, occorre compilarlo in maniera prevista dalla legge  e precisamente contenere:

 

a)       la denominazione del titolo inserita nel contesto ed espressa nella lingua in cui esso è redatto (l’effetto deve contenere la parola cambiale o pagherò o vaglia cambiario)

b)      la promessa incondizionata di pagare, espressa con la parola pagherò

c)      la data della scadenza

d)      l’indicazione del luogo di pagamento; in assenza il luogo di emissione si considera anche luogo di pagamento e domicilio del debitore; oggi, però solitamente si usa pagare in banca, per cui sui moduli verrà indicata la banca presso cui il debitore desidera pagare; sarà poi questa banca ad invitare il debitore al pagamento, inviando un avviso al suo indirizzo;

e)       il nome del beneficiario

f)       l’indicazione del luogo e della data in cui il titolo è emesso;

g)      la sottoscrizione di colui che emette il titolo, cioè la firma del debitore;

 

Le cambiali sono soggette al pagamento dell’imposta di bollo, che non è uno tra i requisiti essenziali della cambiale, ma cambiali non bollate non sono titoli esecutivi;

il bollo è proporzionale all’importo da pagare e si calcola in misura del 12 per mille;

il pagamento avviene:

a)       all’atto dell’acquisto presso le rivendite di valori bollati. Se non è disponibile la cambiale con bollo uguale a quello necessario, per non pagare in più, si può acquistare un modulo di taglio inferiore e aggiungere al bollo già stampato sulla cambiale, delle marche speciali per cambiali che devono essere annullate prima della firma presso un ufficio postale o ufficio delle entrate

 

b)      con bollatura autorizzata dei propri moduli prestampati, per le imprese che preferiscono usare moduli personalizzati;

 

 

LA CAMBIALE TRATTA

 

La tratta è un titolo di credito che contiene l’ordine incondizionato, impartito da una persona detta traente a un’altra detta trattario, di pagare una somma alla scadenza indicata a favore di una terza persona detta beneficiario.

 

Quindi nella tratta vengono indicati tre soggetti:

1) il traente, che compila e sottoscrive il titolo ordinando il pagamento;

 

2) il trattario, che è colui a cui viene impartito l’ordine di pagare;

 

3) il beneficiario, che è colui che riceve la tratta e che può decidere di trattenerla fino     alla scadenza oppure di girarla ad altri; il beneficiario può essere lo stesso traente;

 

Questo titolo è molto utile nei rapporti commerciali tra più persone;

Se Tizio ha acquistato merci da Caio e questi ha acquistato da Sempronio, abbiamo due possibili soluzioni:

a)       Tizio paga a Caio e Caio paga a Sempronio;

 

b) con la tratta si ha un unico regolamento: Caio emette una tratta con la quale ordina  a Tizio di pagare a Sempronio. Naturalmente è necessario che il beneficiario dia il suo assenso a questa forma di pagamento e che il trattario firmi sotto la dicitura “per accettazione”.

 

L’accettazione deve essere incondizionata; il trattario può comunque può limitarla solo a una parte dell’importo indicato sulla cambiale¸in questo caso si ha una accettazione parziale.

Se la tratta non viene accettata dal trattario, essa diventa un’ obbligazione per il traente e per gli eventuali giranti e solo nei loro confronti diventa un titolo esecutivo.

 

Affinché una tratta sia regolare, occorre compilarla in maniera prevista dalla legge  e precisamente contenere

a)       la denominazione di cambiale inserita nel contesto del titolo ed espresso nella lingua in cui esso è redatto; 

b)      l’ ordine incondizionato di pagare espressa con la parola pagherete;

c)      il nome di chi deve pagare (trattario);

d)      la data della scadenza;

e)       l’indicazione del luogo di pagamento; in assenza, il luogo indicato sotto il nome del trattario si considera anche luogo di pagamento;

f)       il nome del creditore (beneficiario);

g)      l’indicazione del luogo e della data in cui il titolo è emesso;

h)      la sottoscrizione di colui che emette il titolo, cioè la firma del traente;

 

Nell’aspetto fiscale anche le tratte sono soggette all’imposta di bollo

 

 

LA SCADENZA DELLE CAMBIALI

Le scadenze possono essere :

 

a)       a vista, ossia pagabile all’atto della presentazione (cioè quando viene vista dal debitore); Le cambiali con scadenza a vista devono essere presentate per il pagamento entro un anno dall’emissione;

 

b)      a certo tempo vista; in questo caso la scadenza dipende dalla data di accettazione che va indicata vicino alla firma di accettazione; questa scadenza viene indicata con espressioni: a 30 giorni vista pagherete….;

 

c)      a certo tempo data; in questo caso la scadenza è determinata dalla data di emissione; es: una cambiale emessa il 5 maggio che indica a 30 giorni data pagherò…., ha come scadenza il 5 giugno;

 

d)      a giorno fisso, quando viene indicata la data con precisione;

 

Se la scadenza non è indicata la cambiale si considera pagabile a vista; se invece si indica una data errata (30 febbraio), essa non è un titolo esecutivo; se la scadenza coincide con un giorno festivo, automaticamente si proroga al primo giorno lavorativo successivo.

 

LA GIRATA

 

La girata è l’atto con cui la cambiale e tutti i diritti in essa incorporati vengono trasferiti da una persona, detta girante, ad un’altra detta giratario.

 

La girata deve essere incondizionata e deve riguardare l’intero importo; non è valida una girata parziale.

Le girate si scrivono sul retro della cambiale e si distinguono in:

 

a)       girate proprie, che trasferiscono da una persona all’altra la proprietà della cambiale;

         Abbiamo due tipi di girate proprie:

         ·        girata in pieno: viene fatta dal girante indicando una breve frase con cui dichiara di trasferirla a determinata persona e ponendo sotto tale dichiarazione la data il luogo e la propria firma; un esempio è l’espressione:

         E per noi pagate al Sig. Tal de Tali

         Milano 13/05/2003

         DITTA BIANCHI SRL

         ·        girata in bianco: viene effettuata dal girante solo con la semplice apposizione delle firma senza indicare il nome del giratario; in tal caso la cambiale diventa simile ad un titolo al portatore;

 

b)      girate improprie, con le quali viene trasferito il possesso della cambiale conservando la proprietà

Un caso comune di girata impropria è la girata per l’incasso, con la quale il girante affida a una banca l’incarico di riscuotere per conto suo la cambiale. Il tutto avviene indicando sul retro una girata in pieno aggiungendo le parole “per l’incasso” oppure “valuta per l’incasso”. Un esempio è l’espressione:

E per me pagate alla Banca Del Lavoro valuta per l’incasso

Milano 13/05/2003

Firma: Massimo Bianchi

 

L’AVALLO

 

Quando il beneficiario di un titolo non ha piena fiducia di colui che deve pagare può chiedere la garanzia del pagamento ad un’altra persona, per cui

 

L’avallo è una garanzia di pagamento scritta sulla cambiale da una persona detta avallante

 

Con l’avallo si rende l’effetto più sicuro e si facilità la circolazione soprattutto se l’avallante è una persona stimata; infatti egli dovrà provvedere al pagamento della cambiale qualora non provvedesse a farlo la persona per la quale l’avallo è stato dato.

L’avallo viene scritto sulla cambiale ponendo una firma sotto la dicitura “per avallo”.

 

IL PAGAMENTO DELLE CAMBIALI

 

La cambiale deve essere presentata per il pagamento, il giorno di scadenza, all’emittente se è un pagherò, al trattario se è una tratta, all’indirizzo indicato sull’effetto.

 

Il debitore, dopo il pagamento, ha diritto a ricevere la cambiale debitamente quietanzata. La quietanza, viene posta, per motivi di spazio sulla parte posteriore della cambiale. Il debitore può conservarla come prova di pagamento oppure distruggerla.

Oggi quasi tutte le cambiali vengono pagate attraverso la banca. Il tutto avviene attraverso due banche:

La prima è quella alla quale il beneficiario ha girato l’effetto incaricandola all’incasso

La seconda invece, è quella scelta dal debitore perché a lui più comoda (di solito si sceglie quella presso cui si ha un rapporto di conto corrente) ed indicata sull’effetto nell’apposito spazio riservato.

La banca presso cui bisogna pagare l’effetto, pochi giorni prima della scadenza, manda un avviso (fotocopia della cambiale) al debitore, dopodiché il tutto viene regolarizzato dai rapporti tra le banche.

 

 

 

 

 

 

MANCATO PAGAMENTO DELLE CAMBIALI

 

Quando una cambiale non viene pagata, si dice insoluta o non onorata. Siccome essa è un titolo esecutivo, il creditore in tal caso può dar corso ad una azione esecutiva sui beni del debitore per recuperare il denaro che gli spetta.

Entro due giorni successivi alla scadenza, un ufficiale giudiziario si reca nel luogo di pagamento indicato sulla cambiale per invitare il debitore a pagare; se questi si rifiuta viene compilato l’atto di protesto, che è un foglio che viene attaccato alla cambiale su cui il pubblico ufficiale identifica il debitore riportando eventuali sue dichiarazioni  oppure si scrive di non averlo trovato e dichiara di aver levato il protesto per non aver riscosso la cambiale. Per cui:

 

Il protesto, è la constatazione, effettuata da un pubblico ufficiale, del mancato pagamento della cambiale.

 

In ogni provincia, presso le camere di commercio, sono visibili a tutti, appositi registri di coloro che non hanno onorato gli impegni. (protestati)

I protestati che entro 12 mesi dal protesto, effettuano il pagamento dell’importo oltre agli interessi ed alle spese, possono chiedere la cancellazione, mentre se il pagamento avviene oltre i 12 mesi si può chiedere solo un annotazione sul registro dell’avvenuto pagamento.

Chi possiede una cambiale insoluta, può scegliere tra due azioni cambiarie:

a)       L’azione diretta, rivolta contro gli obbligati principali, ossia emittente per il pagherò ed il trattario per la tratta, oppure contro l’avallante.

b)      L’azione di regresso, rivolta contro gli obbligati di regresso, che sono i giranti in caso di pagherò, ed il traente e i giranti in caso di tratta; può comunque essere rivolta contro gli eventuali avallanti. Il creditore può rivolgersi sia all’ultimo girante, sia ad uno dei giranti che appaiono sulla cambiale, scegliendo magari chi da maggior affidamento. Per far questo occorre però prima levare il protesto, perché uno dei giranti prima di pagare, vorrà essere certo che la cambiale non sia stata pagata.

La fase successiva delle azioni cambiarie si svolge in tre fasi:

a)       L’intimazione di pagamento o precetto che è notificata dall’ufficiale giudiziario su richiesta del creditore; esso contiene la richiesta di pagamento al debitore entro un termine che non può essere inferiore ai 10 giorni.

 

b)      Se non viene ancora effettuato il pagamento dopo l’intimazione, si procede al pignoramento, che consiste in un atto di esproprio forzato compiuto dall’ufficiale giudiziario sui beni del debitore che si reputano sufficienti per coprire il debito.

 

c)      Se entro 10 giorni ancora non avviene il pagamento, il creditore può chiedere al pretore la vendita forzata dei beni pignorati. La vendita avviene all’asta e con il ricavato si estingue il debito e se avanza un residuo viene dato al debitore.

 

 

 

 

 

ASSEGNO BANCARIO

 

L’assegno bancario è un titolo di credito che contiene l’ordine incondizionato impartito a una banca (trattaria) da parte di una persona (traente) che ha dei fondi depositati presso di essa, di pagare a vista al beneficiario la somma indicata sul titolo.

Quindi per poter emettere un assegno, occorre avere disponibilità di fondi presso una banca, a  meno che non si abbia ottenuto dalla banca un apertura di credito, che consente di disporre di soldi, entro certi limiti, anche se non si hanno fondi sufficienti. L’assegno si compone di due parti:

La matrice che è la parte che resta attaccata al blocchetto e che non è obbligatoria compilare; il più delle volte è utilizzata per annotare l’importo e la causale dell’emissione.

La figlia che è l’assegno vero e proprio che circola come mezzo di pagamento.

L’assegno deve contenere i seguenti requisiti essenziali:

1)                la denominazione di assegno bancario;

2)                l’ordine incondizionato di pagare a vista una certa somma

3)                il nome della banca trattaria che deve pagare

4)                il luogo di pagamento

5)                il luogo e la data di emissione

6)                la firma del traente

 

Tra i requisiti non figura il nome del beneficiario; infatti se manca, l’assegno vale come titolo al portatore.

L’assegno è un titolo all’ordine pèr cui può essere trasferito mediante girata.

Può essere emesso a favore dello stesso traente; in tali casi traente e beneficiario sono la stessa persona, per cui in tali casi compaiono diciture simili a “ a me medesimo” nella parte dove andrebbe scritto il nome del beneficiario; si ricorre a questo caso quando il correntista deve prelevare soldi dal proprio conto corrente.

L’assegno bancario ha una struttura simile alla tratta, contenendo un ordine incondizionato di pagamento impartito dal traente al trattario ed è anch’esso un titolo di credito letterale, formale, astratto, autonomo esecutivo e all’ordine, però differisce dalla tratta perché:

-                     ha sempre scadenza a vista;

-                     è esente da bollo;

-                     può essere emesso al portatore;

-                     la sua circolazione ha una durata limitata;

-                     non prevede l’accettazione della banca che pagherà solo se sul conto corrente del traente vi sono fondi disponibili;

-                     è un mezzo di pagamento (mentre la tratta è uno strumento di credito)

 

Essendo a vista l’assegno viene pagato dalla banca al momento della presentazione da parte del beneficiario o dell’ultimo giratario. L’ultimo possessore può incassare l’assegno, o recandosi direttamente presso la banca trattaria, o versandolo alla banca presso cui ha un conto corrente.

Per il pagamento, l’assegno deve essere presentato entro 8 giorni dall’emissione se è pagabile nello stesso comune in cui è emesso; entro 15 giorni se è pagabile in un altro comune. Per cui molta importanza riveste la data, in quanto per un assegno presentato oltre i termini, la banca potrebbe non pagarlo se ha ricevuto dal traente l’ordine di non pagare; naturalmente se non esistono motivi e ci sono i fondi sul conto la banca pagherà regolarmente; inoltre un assegno presentato oltre i termini non è più esecutivo, ossia non è possibile levare protesto se mancano i fondi.

La data di emissione deve coincidere con quella del rilascio; assegni senza data o postdatati, cioè con data posteriore a quella effettiva sono irregolari anche se è permessa una postdatazione fino a 4 giorni per gli assegni fuori piazza.

Gli assegni senza data vengono comunque presi dalla banca se prima della presentazione essa viene indicata, mentre per gli assegni postdatati se presentati prima della data indicata, devono essere pagati dalla banca se vi sono i fondi sul conto. Spesso si ricorre alla postdatazione quando l’emittente non  ha fondi disponibili sul conto per cui si avvale dell’assegno come strumento di credito, pensando di ricavarli per il giorno che indica sull’assegno.

Per questo motivo l’assegno bancario postdatato è soggetto ad una sanzione amministrativa costituita dal bollo del 12 per mille come previsto per le cambiale oltre ad una sanzione pecuniaria

 

Mancato pagamento dell’assegno

Un assegno non pagato per mancanza di fondi si dice “scoperto” o “a vuoto”.

Il possessore di un assegno scoperto può agire mediante un’azione di regresso, contro i giranti, sempre che l’assegno sia stato presentato nei termini ed il mancato pagamento sia stato accertato con il protesto; in qualunque caso, anche senza le suddette condizioni, è possibile agire nei confronti del traente.

L’emissione di un assegno scoperto, anche se solo in parte, è punita dalla legge con pesanti sanzioni, che l’emittente dell’assegno a vuoto può evitare, se entro 60 giorni dalla scadenza del termine di presentazione, provvede a pagare l’importo dell’assegno aumentato di una penale del 10%, degli interessi e delle spese di protesto.

 


ASSEGNO CIRCOLARE

L’assegno circolare è un mezzo di pagamento più sicuro e molto gradito al creditore essendo paragonabile al contante; infatti l’assegno circolare è

 

Un titolo di credito all’ordine, emesso da una banca autorizzata, che si assume l’obbligo incondizionato di pagare a vista una determinata persona la cifra indicata sul titolo e disponibile presso di essa al momento dell’emissione.

 

Quindi l’assegno è sicuramente coperto poiché la banca lo emette solo se ha ricevuto i soldi dal richiedente, o, se questi è un correntista, solo dopo avergli addebitato l’importo sul conto corrente.

L’assegno ha una struttura simile al pagherò contenendo una promessa  di pagamento impartita dal traente al trattario ed è anch’esso un titolo di credito letterale, formale, astratto, autonomo esecutivo e all’ordine, però differisce dalla tratta perché:

-                     ha solo scadenza a vista;

-                     è soggetto al bollo del 6 per mille annuo, a carico della banca emittente;

-                     la sua circolazione ha una durata limitata; deve essere presentato per il pagamento entro 30 giorni dalla data di emissione

-                     ha una copertura garantita

-                     è un mezzo di pagamento (mentre il pagherò è uno strumento di credito)

 

Per poter emettere gli assegni circolari, le banche devono essere autorizzate dalla Banca d’Italia, o in mancanza, essere delegate alla emissione per conto di banche autorizzate. L’emissione di  assegni circolari è gratuita, perché la banca ha il vantaggio di disporre di quei soldi senza pagare interessi, per il tempo intercorrente tra il momento dell’emissione e l’incasso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Clausole particolari relative agli assegni

Al fine di evitare che in seguito a smarrimento o furto l’assegno bancario o circolare possa essere incassato da persone diversa dal legittimo portatore, la legge prevede alcune clausole che apposte sull’assegno possono limitarne la circolazione o il pagamento.

 

La clausola  più diffusa per evitare la circolazione, consiste nello scrivere sull’assegno “ non trasferibile ”; in questo modo si impedisce il trasferimento mediante girata e l’assegno può essere pagato solo al beneficiario oppure a una banca da questi incaricata per la riscossione.

Questa clausola è obbligatoria per gli assegni di importo superiore a € 10.329,14, in base ad una legge rivolta a prevenire il riciclaggio del denaro sporco.

 

Un’altra precauzione consiste nella sbarratura dell’assegno, che viene posta con due righe trasversali sulla parte anteriore. L’assegno sbarrato può essere girato, ma il pagamento può essere fatto dalla banca trattaria solo ad un suo cliente o a un’altra banca. La sbarratura pertanto non ostacola la circolazione ma pone limitazioni per il pagamento. La sbarratura può essere:

 

1)     Generale quando tra le due linee non vi è alcuna indicazione. In tal caso la banca trattaria o emittente pagherà l’assegno solo a un’altra banca o a un proprio cliente.

 

2)     Speciale quando  tra le due linee è indicato il nome di una banca alla quale la banca trattaria o emittente pagherà l’assegno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTI CORRENTI

Due persone fisiche o imprese che sono in costante rapporto d’affari possono trovare utile l’instaurare un rapporto di conto corrente (c/c); esso è un contratto regolato dal Codice Civile col quale le parti si impegnano ad annotare in un apposito prospetto detto “ conto “, le operazioni che si svolgono tra loro, stabilendo che fino ad una certa data, detta scadenza o chiusura conto,  i crediti derivanti dalle operazioni non sono esigibili. Questo tipo di conto corrente non è da confondere con quello bancario, detto “conto corrente di corrispondenza”.

Ognuno delle parti intesta un c/c alla controparte provvedendo ad annotare nel prospetto le operazioni che danno origine a un debito o un credito dell’intestatario.

(Ns fattura, Vs assegno ecc.).

Il saldo di tutte le operazioni non può essere richiesto fino alla data della scadenza stabilita. Nel prospetto vengono distinti due sezioni, dette Dare e Avere, in modo da distinguere le operazioni il cui importo deve essere addebitato all’intestatario, da quelle il cui importo deve essere accreditato.

I termini usati in un rapporto di c/c sono:

-                     correntisti: sono le parti interessate;

-                     titolare: è colui a cui è intestato il conto;

-                     aprire un conto: significa intestarlo al titolare e iniziare le relative registrazioni;

-                     addebitare un importo al titolare: significa riportare un’operazione nella sezione “Dare”;

-                     accreditare un importo al titolare: significa riportare un’operazione nella sezione “Avere”;

-                     valuta di un’operazione: è la data da cui si iniziano a calcolare gli interessi (se si è stabiliti di calcolarli);

-                     saldo: è la differenza dei totali riportati in Dare e quelli in Avere;

-                     chiudere un conto: significa calcolare il saldo che può rappresentare un debito o un credito del titolare.

-                      

Classificazioni dei conti correnti:

I c/c possono essere classificati in base alla forma e al contenuto; in base alla forma i c/c possono essere:

1)     A sezioni divise, quando il prospetto è diviso in due sezioni: Dare e Avere e ognuna di esse contiene apposite colonne per la data, descrizione dell’operazione, gli importi;

2)     A sezioni parzialmente riunite, quando vengono riportate in un’unica sezione le date e la descrizione delle operazioni, mentre restano divise le colonne Dare e Avere;

3)    A forma scalare, quando le sezioni sono riunite e vi è un apposita colonna in cui per ogni operazione viene indicato il segno “D” (Dare) o “A” (Avere); dopo ogni operazione effettuando una somma o una differenza  viene riportato il saldo  a debito (D) o a credito (A).

In base al contenuto i c/c possono essere:

1)                semplici, se si stabilisce di non conteggiare interessi

2)                a interesse, se si conviene di calcolarli.

LA COMPRAVENDITA

 

E’ il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una merce o di un diritto verso il corrispettivo di un prezzo.

Esso si svolge attraverso tre fasi:

 

1)     la trattativa;

2)     la stipulazione del contratto;

3)     l’esecuzione del contratto.

 

La fase della trattativa è quella in cui le parti interessate entrano in contatto formulando entrambi la propria proposta.

Tale proposta può essere formulata sia dal venditore che spesso per far conoscere i propri prodotti si avvale di pubblicità o invia cataloghi, listino prezzi, condizioni di vendita ecc., oppure può essere formulata dal compratore e può essere sia scritta che verbale. Una volta che un contraente ha formulato la proposta e l’altra parte accetta, il contratto si ritiene concluso e quindi si può passare alla stipulazione di esso; oppure si può arrivare all’accordo anche avanzando una controproposta ad una proposta iniziale ricevuta:

 

La stipulazione del contratto quindi si ha nel momento in cui chi ha fatto la proposta o la controproposta ha ricevuto l’accettazione dell’altra parte.

La stipulazione del contratto può avvenire sia in forma scritta che verbale.

 

Infine si ha l’esecuzione del contratto, che è la fase in cui il compratore e il venditore devono onorare gli impegni assunti con la stipulazione del contratto.

 

Dal punto di vista giuridico la compravendita è un contratto:

 

-                     bilaterale, in quanto le parti assumono  obblighi reciproci;

-                     consensuale, perché si conclude nel momento in cui le parti raggiungono un accordo;

-                     a titolo oneroso, in quanto ciascun contraente sopporta un onere (il venditore con la consegna della merce, il compratore con il pagamento del prezzo) in cambio di un vantaggio economico;

-                     traslativo della proprietà, in quanto la proprietà di un bene si trasferisce dal venditore al compratore.

 

Gli obblighi del venditore

Con la stipulazione del contratto, il venditore si assume i seguenti obblighi:

1)     consegna della merce secondo le modalità di tempo, di luogo, di qualità e quantità previste dal contratto;

2)     Garanzia dall’evizione: il venditore deve garantire che nessuno vanti diritti in precedenza acquisiti sulla merce venduta;

3)     Garanzia da vizi e difetti occulti: ossia deve garantire che merce non presenti difetti nascosti che la rendano non idonea all’uso per cui è stata acquistata o ne diminuiscano il valore.

 

Gli obblighi del compratore

Gli obblighi del compratore sono invece:

1)     Ritiro della merce nel tempo e nei modi previsti dal contratto;

2)     Il pagamento del prezzo come concordato.

 

Quando una delle parti non assolve in tutto o in parte agli obblighi assunti si verifica il mancato o irregolare adempimento del contratto.

Il mancato adempimento del contratto si verifica quando il venditore non consegna la merce nel luogo e nei tempi stabiliti o quando il compratore non ritira la merce o non provvede al pagamento del prezzo. In tali casi la parte adempiente può chiedere:

1)     L’esecuzione forzata del contratto, che consiste nel far acquistare tramite un ufficiale giudiziario e a spese del venditore, le merci che questi non ha consegnato, oppure nel far vendere le merci che il compratore non ha ritirato. Inoltre la parte inadempiente deve risarcire l’altra parte dei danni subiti per la maggior spesa sostenuta per l’acquisto o per la minor somma ricavata con la vendita.

2)     La risoluzione del contratto e il conseguente risarcimento dei danni.

 

L’adempimento irregolare si verifica invece quando una delle parti o entrambe non rispettano totalmente alcune condizioni di importanza non essenziale ai fini della regolarità del contratto. In tal caso la parte danneggiata può chiedere il risarcimento dei danni subiti.

 

 

 

 

 

DOCUMENTI DELLA COMPRAVENDITA

La fase della trattativa può essere portata avanti sia verbalmente che con lo scambio di corrispondenza commerciale; in questo caso le parti si scambiano:

-                     la proposta iniziale (di vendita o di acquista)

-                     l’ordine

-                     la conferma d’ordine

 

Raggiunto l’accordo per l’esecuzione del contratto, ossia per la consegna della merce da parte del venditore e il pagamento da parte del compratore, viene emesso il documento di trasporto (Ddt) e la fattura che è il documento più importante della fase di esecuzione della compravendita.

 

 

 

 

FATTURA

 

E’ il documento commerciale obbligatorio, emesso dal venditore per provare da parte sua l’esecuzione del contratto e per comunicare al compratore l’importo che deve pagare per le merci che gli sono state cedute o per i servizi che gli sono stati prestati.

 

La fattura ha le seguenti funzioni:

1)      Comunicare il credito vantato dal venditore nei confronti del compratore, riportando sinteticamente le clausole del contratto (termini di consegna, modalità di pagamento ecc.)

2)      Documentare la vendita

3)      Definire l’importo dell’Iva che l’operazione fa sorgere a debito del venditore nei confronti dell’Erario.

 

Esistono due tipi di fattura:

1)     La fattura immediata, che deve essere emesse entro le ore 24 del giorno in cui è avvenuta la consegna.

 

2)     La fattura differita, che deve essere emessa entro il 15 del mese successivo a quello in cui la merce è stata consegnata, purchè la consegna risulti da un documento di trasporto (Ddt). Con la fattura differita si possono raggruppare tutte le operazioni avvenute in un mese tra le parti.

 

La fattura è composta da due parti:

1)     La parte descrittiva

2)     La parte tabellare

 

Nella parte descrittiva vengono indicati i dati identificativi del venditore e del compratore, la data e il numero di fattura, le principali condizioni del contratto.

 

Nella parte tabellare vengono indicati le quantità e la quantità della merce, il prezzo unitario e complessivo, l’imponibile, l’aliquota Iva, l’imposta, le eventuali spese accessorie e il totale fattura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RAPPORTI CON BANCHE DI CREDITO ORDINARIO

La banca è un impresa del settore terziario che opera nel campo del credito, svolgendo attività di intermediazione tra i soggetti in avanzo e quelli in disavanzo economico e prestando numerosi servizi.

 

La banca offre vari servizi, ma sicuramente le operazioni principali sono:

le operazioni di raccolta, con le quali si procura i mezzi per svolgere la propria attività; queste operazioni sono chiamate passive, perché la banca diventa debitrice nei confronti di coloro che le forniscono i fondi e perché sostiene dei costi, costituiti dagli interessi passivi che paga;  Sono esempi di raccolta i depositi a risparmio, i certificati di deposito, i c/c passivi;

 

Le operazioni di impiego, con le quali utilizza i mezzi che si è procurata con le operazioni di raccolta; sono operazioni chiamate attive, in quanto la banca diventa creditrice nei confronti di coloro che finanzia ottenendo dei ricavi costituiti da interessi attivi e commissioni. Esempi di operazioni di impiego sono i prestiti e i mutui che concede, i c/c attivi;

Oltre a queste operazioni principali, la banca offre molti servizi complementari.

Infatti oggi quasi tutte le operazioni finanziarie vengono regolate tramite le banche.

Esempio sono le operazioni di pagamento e riscossione di cambiali, ricevute bancarie, oltre ai vari strumenti di pagamento messi a disposizione dalle banche.

 

Tutti questi rapporti tra le banche e la clientela, sono regolati tramite uno strumento contabile: i c/c di corrispondenza, (così chiamati perché tutte le operazioni che vi transitano sono documentate da uno scambio di lettere o di documenti tra banca e cliente) ai quali ricorrono sia i singoli individui che le famiglie ma soprattutto ne usufruiscono le imprese.

Il titolare di conto corrente, ha la possibilità di usare come strumento di pagamento gli assegni, i quali vengono rilasciati dalla banca.

Inoltre il titolare di c/c può:

-                     effettuare versamenti in denaro contante,  in assegni, in vaglia ecc.

-                     effettuare prelevamenti e pagamenti tramite assegno bancario

-                     ordinare o ricevere bonifici e giroconti, mediante addebito o accredito in conto corrente.

-                     utilizzare i vari servizi che la banca offre (pagamento e riscossioni di cambiali e ricevute bancarie, acquisti e vendite di titoli ecc.

 

I c/c possono essere di tre tipi:

a)     c/c di corrispondenza passivi, nei quali di solito i saldi sono a favore del cliente e quindi a debito della banca, per questo sono detti passivi.

 

b)    c/c di corrispondenza con scoperti temporanei, nei quali di solito, come nei precedenti, i saldi sono a favore del cliente, ma che comunque la banca concede la possibilità di usufruire per un periodo limitato di soldi superiori a quelli effettivamente presenti sul conto. In questi casi si dice che la banca ha concesso al correntista un credito per elasticità di cassa, cioè per far fronte a momenti di scarsa liquidità.

 

c)     c/c di corrispondenza attivi, nei quali normalmente i saldi sono a favore della banca, per questo detti conti attivi. In sostanza  questi conti correnti, sono lo strumento per l’utilizzo di un credito che la banca concede al titolare del conto.

 

Sotto l’aspetto contabile, nei rapporti di c/c di corrispondenza le banche applicano un certo tasso sui saldi a credito del cliente e  un altro tasso, di gran lunga superiore, sui saldi a debito del cliente; pertanto i c/c sono a tassi non reciproci.

Sotto l’aspetto fiscale, sugli interessi che maturano a favore del correntista, occorre applicare una ritenuta fiscale del 27%. Per cui in sede di capitalizzazione degli interessi, la banca accredita sul conto l’ammontare degli interessi netti, ossia l’importo degli interessi maturati diminuito della ritenuta fiscale.

 

Significato di alcuni termini tecnici

1)                Intestatario del conto: è colui al quale è intestato il conto. (cliente correntista)

2)                Dare/Avere: sono espressioni che determinano il segno delle operazioni;

 

Riferendosi all’intestatario:

-                     Dare, significa operazioni a debito del correntista cioè operazioni per le quali egli deve dare; (prelevamenti, pagamenti ecc.)

 

-                     Avere, significa operazioni a credito del correntista cioè operazioni per le quali egli deve avere.     (versamenti, riscossioni ecc.)

 

-                     Addebitare il conto: significa registrare operazioni di segno Dare, ossia a debito del correntista;

 

-                     Accreditare il conto: significa registrare operazioni in Avere, ossia a credito del correntista;

 

-                     Saldo del conto: è la somma algebrica degli importi registrati sul conto fino a un dato momento;

 

-                     Valuta: è il giorno da cui si iniziano a calcolare gli interessi in riferimento ad una certa operazione (il giorno di partenza è sempre escluso)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’AZIENDA

Il termine azienda deriva dal latino agenda, ossia “cose da farsi” “operazioni da compiere”  “affari”.

Tutti noi ogni giorno abbiamo rapporti con le aziende, semplicemente andando al bar o al supermercato o usufruendo di servizi di trasporto pubblico; sono esempi di azienda la famiglia, lo stato, le banche, i negozi, i supermercati,  le assicurazioni, le grandi industrie, gli enti ospedalieri, le officine meccaniche ecc.

 

L’azienda è quindi, un’organizzazione di persone e beni economici, che attraverso un insieme coordinato di operazioni in essa compiute, mira al soddisfacimento di bisogni umani.

 

Le aziende quindi nascono per soddisfare i bisogni umani che nel corso dei millenni sono sempre cresciuti, diventando più complessi,per cui l’uomo da solo non è stato più capace di procurarsi i beni e i servizi di cui aveva bisogno; sono nati così complessi organizzati maggiormente specializzati e con maggiori capacità: tali complessi sono appunto le aziende.

 

Le aziende possono essere di diverse dimensioni, svolgere attività differenti, ma tutte devono possedere i seguenti requisiti:

 

1) struttura organizzativa, destinata a durare nel tempo e non compiendo operazioni occasionali.

 

2) insieme di persone, che operano nell’azienda con varie responsabilità, fornendo le proprie energie lavorative necessarie allo svolgimento dell’attività.

 

3) insieme di beni economici, materiali o immateriali, che vengono impiegati nei processi di produzione o di consumo.

 

4) le operazioni che le persone svolgono utilizzando i beni per conseguire il fine per cui l’azienda è nata

 

5) il fine da raggiungere, che è il soddisfacimento diretto o indiretto dei bisogni umani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE

A seconda del fine le aziende si distinguono in:

 

-                     Aziende di produzione

-                     Aziende di consumo (o di erogazione)

 

Le aziende di produzione sono quelle che svolgono processi di produzione di beni o di servizi da mettere a disposizione di terzi mediante lo scambio sul mercato.

Queste aziende hanno come scopo il conseguimento di un utile per questo vengono chiamate imprese. Esse quindi soddisfano indirettamente i bisogni umani poiché i beni e i servizi prodotti, una volta ceduti alle unità di consumo, possono in queste essere utilizzati e consumati per soddisfare i bisogni.

 

Le aziende di produzione possono essere:

aziende di produzione diretta , se svolgono una trasformazione materiale dei beni in prodotti o servizi;

aziende di produzione indiretta, se non attuano nessuna trasformazione dei beni, ma si limitano ad acquistare e a rivendere i beni.

 

Le aziende di produzione in base al settore di attività in cui operano si distinguono in:

aziende del settore primario: aziende agricole ed estrattive

aziende del settore secondario: aziende industriali o manifatturiere (meccaniche, automobilistiche, metallurgiche, chimiche, tessili, alimentari dell’abbigliamento ecc.)

aziende del settore terziario: aziende mercantili, di trasporto, bancarie, assicurative

aziende del settore terziario avanzato: aziende dei servizi informatici e telematici.

 

Le aziende di consumo (o di erogazione) hanno lo scopo del diretto soddisfacimento dei bisogni umani.

La più comune azienda di erogazione è la famiglia, in cui i componenti, sotto la guida del capofamiglia, collaborano per l’acquisizione dei mezzi occorrenti per soddisfare i propri bisogni, stabilendo eventualmente di destinare parte delle risorse ai bisogni futuri (risparmio). Tali mezzi provengono dal lavoro e da redditi (interesse, fitti, rendite varie)


Oltre alla famiglia abbiamo altre aziende di erogazione, che l’uomo ha creato per soddisfare i bisogni collettivi, quindi più ampie tra cui rientrano:

Stato, Regioni, Province e i Comuni, i quali si preoccupano di fornire ai cittadini un insieme di servizi essenziali come la difesa, l’ordine pubblico, l’istruzione, assistenza sanitaria, giustizia, viabilità ecc. I mezzi da spendere per fornire questi servizi vengono procurati soprattutto da contribuzioni obbligatorie imposte ai cittadini.

 

Altri enti privati e pubblici, che hanno fini  di carattere culturale, ricreativi, religiosi assistenziali, sportivi ecc. (associazioni varie  enti di beneficenza). Tali enti si procurano i mezzi per svolgere la loro attività da contribuzioni volontarie o obbligatorie e dai redditi derivanti da ricchezze in precedenza accumulate, cioè da un loro patrimonio.

Secondo la natura del soggetto giuridico le aziende si distinguono in:

-                     aziende private

-                     aziende pubbliche

 

Per soggetto giuridico, si intende la persona o l’insieme di persone che si assume  le obbligazioni e i diritti derivanti dalle operazioni effettuate.

Le operazioni compiute, di solito attraverso rapporti con operatori esterni, fanno nascere nei confronti di costoro obblighi e diritti.

Es: l’acquisto di un bene fa nascere per il compratore il diritto di poterne usufruire e l’obbligo di pagare il prezzo al fornitore.

 

Il soggetto giuridico può essere:

 

- una persona fisica, cioè un singolo individuo, come il titolare dell’azienda

- una persona giuridica, ossia un ente formato da un insieme di persone, a cui la legge conferisce la possibilità di assumere obbligazioni e diritti.

 

Quindi:

Le aziende private sono quelle il cui soggetto giuridico è una persona fisica o una persona giuridica.

Rientrano tra queste le aziende di produzione e alcune aziende di erogazione (associazioni culturali, sportive ecc.). La loro attività è regolamentata dalle norme previste dal diritto privato.

 

Le aziende pubbliche sono quelle il cui soggetto giuridico è una persona giuridica pubblica, cioè un ente con fini che interessano direttamente la collettività.

Rientrano in questa categoria lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e le aziende gestite da enti pubblici (aziende municipalizzate del gas, dei trasporti ecc.)

La loro attività è regolamentata dalle norme dei diritto pubblico.

 

 

In base alla forma giuridica, le aziende private si distinguono a loro volta in:

 

- Aziende individuali

- Aziende collettive

 

Le aziende individuali hanno per soggetto giuridico una persona fisica.

Rientrano in questa categoria le cosiddette “aziende familiari”, nelle quali collaborano accanto all’imprenditore, che resta il titolare dell’azienda, uno o più familiari.

 

Le aziende collettive hanno per soggetto giuridico una pluralità di persone fisiche o una persona giuridica.

Le aziende collettive, rappresentate da società, hanno più comproprietari che prendono il nome di soci.

In alcune società, dette società di persone, il soggetto giuridico è costituito dai singoli soci che si assumono obblighi e diritti dell’attività esercitata.

Tipica società di persona è la società in nome collettivo (snc)

 

In altre società, dette società di capitali, il soggetto giuridico è rappresentato dalla società stessa, la quale avendo personalità giuridica, si assume in proprio gli obblighi e i diritti dell’attività svolta.

Le più famose società di capitali sono le società per azioni (spa) e le società a responsabilità limitata (srl).

 

Da tener presente che, non sempre chi si assume gli obblighi e i diritti dell’azienda possiede anche il potere di gestirla, ossia non sempre è anche il soggetto economico.

 

Il soggetto economico è infatti la persona o il gruppo di persone che gestisce l’azienda, effettua scelte e decide per casi importanti.

 

Nelle aziende individuali il soggetto giuridico e quello economico sono la stessa persona, ossia il proprietario dell’azienda.

Mentre nelle aziende collettive il potere decisionale è nelle mani del socio o dei soci.

 

In base al luogo in cui svolgono la loro attività le aziende si distinguono infine in:

-                     aziende indivise

-                     aziende divise

 

Le aziende indivise sono quelle che operano in un solo luogo, dove sono localizzati sia gli uffici commerciali e amministrativi sia i reparti di produzione.

Tipiche aziende indivise sono i negozi che operano la vendita al minuto.

 

Le aziende divise invece operano in più luoghi attraverso sezioni dette sede centrale, filiali, succursali ecc. dotate di una certa autonomia ma legate tra loro da una coordinazione economica perché facente parte dello stesso sistema aziendale.

 

Sono aziende divise quelle che svolgono vari rami di attività in un solo luogo o in luoghi diversi.

Es.: sono aziende divise per luoghi: le banche, le aziende che gestiscono catene di supermercati, i complessi industriali di grandi dimensioni ecc.

 

Sono invece aziende divise per rami le compagnie di assicurazioni la cui attività comprende il ramo vita e il ramo danni.

 

L’azienda divisa è comunque unica; infatti essa ha un solo soggetto giuridico e un solo soggetto economico.

 

 

 

 

 

IL PATRIMONIO

 

E’ l’insieme dei beni economici a disposizione dell’azienda in un dato momento.

 

Esso a causa delle continue operazioni di gestione varia continuamente nel corso del tempo; per questo al fine di avere una situazione conoscitiva dell’impresa, il patrimonio va riferito a un preciso istante della vita aziendale, che, per il patrimonio di funzionamento, di solito è il 31/12 di ogni anno.

In un’azienda, gli elementi del patrimonio vengono così classificati:

-                     gli impieghi secondo la loro destinazione

-                     i finanziamenti secondo la loro provenienza

 

A seconda della destinazione e della durata gli impieghi si classificano in due gruppi:

-                     attivo immobilizzato

-                     attivo circolante

 

L’attivo immobilizzato è rappresentato dai beni destinati a permanere per lungo tempo nel patrimonio dell’azienda mantenendo la loro utilità per più anni.

Le attività immobilizzate si dividono in:

 

Immobilizzazioni immateriali: sono beni di natura non materiale, la cui presenza è rappresentata unicamente dal documento che certifica l’avvenuto costo.

Es: sono i brevetti, i diritti d’autore, gli oneri pluriennali, ossia quei costi la cui utilità si manifesta in più esercizi (costi per la costituzione dell’impresa, costi di ricerca, pubblicità, costi di ampliamento)

 

Immobilizzazioni materiali: sono beni materiali che danno la loro utilità per più anni; es.: fabbricati, impianti, attrezzature, automezzi, arredi, ecc.

 

Immobilizzazioni finanziarie: sono rappresentate dagli investimenti che consentono il controllo di altre società tramite il possesso di azioni o di quote (partecipazioni) o  da finanziamenti concessi a terzi per periodi medio o lunghi (es mutui attivi).

 

L’attivo circolante è costituito dai beni destinati alla vendita, al consumo o alla produzione la cui utilità si esaurisce in tempi brevi oppure da disponibilità finanziarie in attesa di essere impiegate.

Fanno parte dell’attivo circolante:

· le rimanenze, formate da scorte di beni destinati a essere utilizzati in tempi brevi      nelle produzione, venduti o consumati (materie prime, merci e materie di consumo).

 

· i crediti, costituiti da importi da riscuotere entro un anno;

 

· le attività finanziarie, costituite da valori mobiliari (titoli) che l’azienda detiene per periodi non lunghi.

 

· le disponibilità liquide, costituite dai valori in cassa e dai fondi depositati nei c/c bancari in attesa di essere utilizzati.

 

Immobilizzazioni e attivo circolante sono gli impieghi fatti coi finanziamenti che l’impresa si è procurata a titolo di capitale proprio o a titolo di capitale di terzi:

 

I finanziamenti ricevuti a titolo di capitale proprio coincidono con il patrimonio netto

I finanziamenti ricevuti a titolo di capitale di terzi coincidono con le passività. Le passività comprendono i debiti.

 

I finanziamenti ricevuti da terzi,a seconda della loro durata si distinguono in

· debiti a breve termine, ossia con scadenza entro un anno (passività correnti)

· debiti a medio lungo termine, con scadenza oltre un anno (passività consolidate)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’INVENTARIO

 

E’ l’insieme delle operazioni che determina il patrimonio dell’impresa in un certo momento.

Esso viene redatto attraverso le seguenti fasi:

· la ricerca dei beni che formano il patrimonio aziendale;

· la destinazione della qualità e della quantità dei beni;

· la classificazione dei beni in categorie omogenee;

· la valutazione dei beni in termini monetari

· la rappresentazione dei beni in un prospetto detto appunto “inventario”

 

Gli inventari possono essere classificati secondo l’oggetto, i dati raccolti, le fonti, la periodicità, lo scopo della compilazione, la forma e il grado di analisi delle voci.

1)     Secondo l’oggetto abbiamo l’inventario generale che ha appunto per oggetto l’intero patrimonio e l’ inventario parziale che ha per oggetto solo alcuni elementi del patrimonio (es. inventario delle merci in magazzino).

 

2)     Secondo i dati in essi raccolti abbiamo gli inventari a quantità fisiche, in cui i beni vengono descritti senza valore monetario e inventari a  valore, in cui i beni oltre a quantità fisiche vengono espressi anche in termini monetari.

 

3)     Secondo la fonte dei dati abbiamo gli inventari di fatto che sono quelli ottenuti ricercando materialmente i beni nei luoghi in cui sono conservati e gli inventari contabili, che sono quelli ottenuti in base alle annotazioni fatte sui registri.

 

4)    Secondo la periodicità di compilazione, abbiamo gli inventari ordinari, ossia quelli compilati a scadenze regolari, con frequenza costante: esempio è l’inventario generale d’esercizio redatto alla fine di ogni anno per determinare il patrimonio dell’azienda e gli inventari straordinari che vengono redatti solo in casi eccezionali e per particolari esigenze: es. inventari compilati in sede di costituzione, di cessione, di trasformazione di fusione ecc.

 

5)    Secondo il fine abbiamo i seguenti inventari:

 

-  inventario di costituzione: che mette in evidenza il patrimonio iniziale;

- inventario d’esercizio: che mette in evidenza il patrimonio dell’azienda in funzionamento al termine di ogni esercizio;

-  inventario di cessione: redatto in caso di cessione dell’azienda; mette in evidenza le attività e le passività che l’acquirente si accolla;

-  inventario di trasformazione: compilato quando l’azienda cambia forma sociale;

-  inventario di fusione redatto dalle società che si fondono per determinare i loro patrimonio

- inventario di liquidazione compilato quando un’impressa decide di cessare l’attività

 

6) secondo la forma del prospetto abbiamo gli inventari a sezioni sovrapposte in cui vengono elencate prima tutte le attività e poi le passività; alla fine riepilogati i totali delle attività e delle passività per differenza si calcola il patrimonio netto e gli inventari a sezioni contrapposte redatti con prospetto a due sezioni: a sinistra si indicano le attività mentre a destra le passività; se le attività superano le passività, il patrimonio netto, a pareggio, va scritto a destra, viceversa va scritto a sinistra.

 

7) Secondo il grado di analisi dei dati abbiamo gli  inventari analitici che forniscono un elenco dettagliato dei vari elementi che formano il patrimonio e inventari sintetici che indicano gli elementi del patrimonio raggruppandoli per classi omogenee. Es. per i crediti, l’inventario analitico indica i crediti verso i clienti riportando per ogni credito anche il nome del debitore, mentre l’inventario sintetico indica unicamente il totale dei crediti verso i clienti.

 

La compilazione dell’inventario di costituzione e quello d’esercizio, oltre a rispondere ad esigenze pratiche deriva da precisi obblighi imposti dal codice civile.

                                                                                                                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REGISTRAZIONI CONTABILI NEI VARI LIBRI ELEMENTARI

 

Sono registrazioni dette scritture elementari, non obbligatorie che servono di preparazione, di analisi e di completamento ad altre scritture.

Vengono redatte su moduli, schede, registri e riguardano singoli aspetti della gestione di un’impresa.

Tra le principali scritture elementari troviamo quelle riportate nei seguenti registri:

1)    Prima nota: dove rilevando i dati dai documenti originari, vengono riportate in ordine di tempo le operazioni aziendali man mano che vengono compiute.

 

2)    Libro cassa: in cui vengono registrati i movimenti relativi agli incassi ed ai pagamenti in denaro effettuati dall’impresa.

 

3)    Scadenzario in cui vengono annotati in ordine di scadenza gli importi da riscuotere o da pagare.

 

4)    Libri delle cambiali attive e passive in cui vengono riportate i dati e le scadenze delle cambiali da riscuotere (attive) e quelle da pagare (passive).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RETRIBUZIONE

 

E’ il compenso che riceve il lavoratore in cambio delle prestazioni fornite.

 

Di solito viene corrisposta in denaro, ma, nei casi in cui  il datore di lavoro fornisce vitto e/o alloggio, può essere parte in denaro e parte in natura.

La retribuzione può essere a tempo, a cottimo a provvigione.

 

La retribuzione a tempo, che è la più comune, è quella in cui il compenso del lavoratore viene rapportato alla durata della prestazione lavorativa e può essere misurata a ore, giorni, settimane o mesi.

 

La retribuzione a cottimo, (che si riferisce agli operai) è quella in cui il compenso viene rapportato alla produzione realizzata. Maggiore è la produzione più alto è il salario. Il cottimo può essere puro e misto.

Nel cottimo puro il lavoratore viene retribuito con una somma fissa per ogni pezzo prodotto, mentre nel cottimo misto la retribuzione è formata da una parte fissa, detta paga base, identica per tutti i lavoratori indipendentemente dalle quantità prodotte e da una parte variabile, legata alla produzione

 

La retribuzione a provvigione è quella che viene calcolata applicando delle percentuali sugli affari conclusi dal lavoratore. Sono retribuiti a provvigione, alcuni lavoratori autonomi come gli agenti e i rappresentanti di commercio, ma anche lavoratori dipendenti, come i commessi viaggiatori e i piazzisti, i quali oltre ad uno stipendio minimo fisso, percepiscono anche una provvigione.

 

La retribuzione si compone di elementi:

-  fissi, che fanno parte delle retribuzioni di tutti i dipendenti

- accessori, che rientrano nella busta paga di alcuni lavoratori e dipendono dal tipo di mansione svolta, dalle condizioni in cui si presta il lavoro ecc.

 

Gli elementi fissi della retribuzione sono:

-                     Il minimo tabellare (o paga base o minimo contrattuale): è stabilito dai contratti collettivi e il suo importo varia a seconda del settore di appartenenza (metalmeccanico, chimico ecc.) e dalla qualifica del lavoratore (operaio generico, operaio qualificato, capo reparto ecc.).Di solito è in misura fissa mensile ed è l’elemento principali della retribuzione perché i base ad esso sono calcolati tutti gli altri elementi.

 

-                     Gli scatti di anzianità: sono degli aumenti periodici, stabiliti dai contratti collettivi, concessi in proporzione al numeri degli anni di servizio del lavoratore presso la stessa azienda.

 

-                     L’indennità di contingenza: aumenti periodici che fino al 1991 avevano la funzione di compensare alla perdita di potere d’acquisto della retribuzione a causa dell’inflazione. Dal 1992 è stata bloccata al valore del 1991.

 

Gli elementi accessori della retribuzione sono:

-                     Il premio di produzione: originariamente era un incentivo concesso al lavoratore in seguito ad un aumento di produzione. Ora è concessa quasi sempre automaticamente a prescindere dal risultato della produzione.

 

-                     I superminimi, o assegni “ad personam”: sono aumenti concessi a quei lavoratori che si sono distinti in maniera particolare per capacità e impegno.

 

-                     Le indennità: sono corrisposte a titolo di compenso per il lavoro prestato in particolari condizioni di rischio o disagio oppure a titolo di rimborso.

Sono esempi di indennità, quelle concesse ai lavoratori che nel svolgere il         proprio lavoro mettono a rischio la propria vita (Indennità per lavorazioni nocive), oppure quelle corrisposte agli impiegati che maneggiano denaro contante e sono pertanto responsabili di eventuali ammanchi (indennità di cassa, es. quelle concesse ai cassieri delle banche), oppure quelle concesse ad impiegati che per la delicata mansione svolta devono essere sempre reperibili (indennità di funzione), e infine quelle concesse ai lavoratori che devono svolgere il loro lavoro in luoghi diversi dall’abituale sede lavorativa (indennità di trasferta)

 

-                     I fringe benefit: sono gratifiche individuali concesse al singolo lavoratore volte a premiarlo per il suo positivo rapporto con l’impresa; sono costituiti dall’uso personale di alloggi, telefonini, autovetture ecc.

 

-                     Il compenso per lavoro straordinario: viene concesso ai lavoratori che svolgono servizio oltre il normale orario di lavoro stabilito dalla contrattazione collettiva.

 

Tutti i contratti collettivi prevedono il pagamento di mensilità aggiuntive: la più comune è la cosiddetta Tredicesima o gratifica natalizia che viene erogata nel mese di dicembre ed è pari ad uno stipendio per gli impiegati e a 200 ore di retribuzione oraria  per gli operai. Alcuni contratti prevedono anche il pagamento di un’ulteriore mensilità che prende il nome di quattordicesima, concessa per esempio nel settore edile e agli impiegati di banca.

 

Tutti gli elementi fissi e accessori concorrono alla formazione della retribuzione lorda, che però non è l’importo riscosso dal dipendente. Infatti alla retribuzione lorda vanno sottratte le ritenute sociali (per la pensione) e le ritenute fiscali (imposte sul reddito delle persone fisiche) a carico del dipendente. L’importo netto erogato al dipendente è detto: retribuzione netta.

 

 

 

 

 

CONTRATTI DI LAVORO E ASSICURAZIONI SOCIALI

 

Tutti i rapporti di lavoro dei vari settori produttivi sono regolati da contratti collettivi, che sono degli accordi stipulati tra le associazioni sindacali dei lavoratori (CGIL, CISL, UIL) e quelle dei datori di lavoro (Confindustria, Confagricoltura ecc).

I contratti collettivi sono a livello nazionale (se si applicano ai rapporti di lavoro di un intero settore produttivo) o su base aziendale (se riguardano solo i dipendenti di una singola impresa).

 

Per legge tutti i lavoratori hanno diritto ad essere assicurati ricevendo la giusta assistenza in caso di infortunio, malattia, invalidità, disoccupazione involontaria.

In casi del genere che compromettono il lavoro, uno Stato moderno ha il dovere di garantire i suoi cittadini anche oltre la vita lavorativa garantendo una vita serena e priva di problemi economici. Per questo lo Stato ha istituito alcuni enti pubblici che hanno il compito di gestire le assicurazioni obbligatorie (assicurazioni sociali) al fine di tutelare i lavoratori e le loro famiglie al verificarsi di determinati eventi e per garantire una pensione a coloro che raggiungono l’età per essere collocati a riposo.

Questi enti sono:

· l’INPS (Istituto Nazionale di previdenza sociale) che gestisce diverse forme di assicurazioni sociali, come le pensioni di vecchiaia, la Cassa integrazione guadagni, le indennità di mobilità;

 

· l’INAIL (Istituto nazionale assicurazioni infortuni sul lavoro) che gestisce le assicurazioni contro le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro.

 

I suddetti enti, per fornire le proprie prestazioni, traggono i mezzi dai contributi sociali obbligatori che devono essere versati periodicamente dalle imprese e in misura minore dai lavoratori per i quali provvede a versarli il datore di lavoro che preventivamente li trattiene dalle retribuzioni.