SISTEMA DI
MISURE
Nella vita quotidiana siamo
circondati da fenomeni che possono essere misurati e altri no.Per poter
misurare qualsiasi aspetto, occorre scegliere un’unita di misura, ossia
una quantità base presa come termine di confronto.
Quindi misurare una grandezza,
significa calcolare il numero delle volte che essa contiene la quantità base
presa come unità di misura.
Es. Piscina con capacità di 5000
litri, significa che essa contiene 5000 volte l’unità di misura, ossia il
litro. Accanto all’unità di misura abbiamo:
-
I multipli, che contengono un certo numero di volte
l’unità di misura;
-
I sottomultipli che sono contenuti un certo numero di
volte nell’unità di misura.
Per cui si definisce sistema di
misure, l’insieme delle unità di misure e dei relativi multipli e
sottomultipli.
Il sistema di misure più
importante è il sistema metrico decimale, adottato per la sua grande
semplicità nei paesi europei, in gran parte dell’America latina, in Giappone e
molto diffuso risulta anche negli Stati Uniti
SISTEMA
METRICO DECIMALE (S.M.D.)
Caratteristica di questo sistema è
che il rapporto tra ogni unità di misura delle grandezze del sistema e i
rispettivi multipli e sottomultipli è sempre pari a 10 o a una potenza di dieci
(10,100,1000 ecc.). Altra caratteristica è quella che alla base del sistema vi
è il metro, l’unità di misura di lunghezza, da cui si fanno derivare
tutte le altre misure. Infatti:
- il
metro quadrato è un quadrato con il lato di un metro lineare;
- il
metro cubo è un cubo con lo spigolo di un metro lineare;
- il
litro corrisponde alla capacità di un decimetro cubo;
- il chilogrammo
corrisponde al peso di un decimetro cubo di acqua distillata alla temperatura
di 4 gradi centigradi.
MISURE DI LUNGHEZZA
L’unità di misura è il metro. Il
rapporto tra ciascuna misura e quella subita superiore o inferiore è pari a 10
mentre nelle misure di superficie è pari a 100 e in quelle di volume è pari a
1000.
Mm
miriametro = 10.000 m
Multipli Km chilometro = 1.000 m
hm ettometro =
100 m
unità di misura m metro
dm decimetro =
0,1 m
sottomultipli cm centimetro = 0,01 m
mm millimetro =
0,001 m
MISURE DI PESO
Le misure di peso hanno come unità di riferimento il
chilogrammo che è pari a 1000 grammi e corrisponde come detto a 4 dm cubi di
acqua distillata a 4 gradi centigradi.
t tonnellata = 1.000 Kg
Multipli Q quintale =
100 Kg
Mg miriagrammo =
10 Kg
Unità di misura Kg chilogrammo =
1000 g
hg ettogrammo =
100 g
dag decagrammo =
10 g
g grammo
sottomultipli dg decigrammo =
0,1 g
cg centigrammo = 0,01 g
mg milligrammo =
0,001 g
MISURE DI CAPACITA’
L’unità di misura è il litro, il
cui contenuto è pari a quello di un decimetro cubo.
Kl chilolitro = 1000 litri
Multipli hl ettolitro =
100 litri
dal decalitro =
10 litri
unità di misura l litro =
dl decilitro =
0,1 litri
sottomultipli cl centilitro =
0,01 litri
ml millilitro = 0,001 litri
NUMERI
COMPLESSI
Pur essendo il più diffuso, il
s.m.d. non è usato ovunque. In alcuni paesi, vi sono ancora misure dove i
rapporti tra l’unità di misura e i suoi multipli e sottomultipli non sono pari
a 10 o potenze di dieci. Inoltre nei paesi che adottano il s.m.d. esistono
anche grandezze che non sono decimali, ad esempio quelle che esprimono il tempo
(anni, mesi, giorni ecc.) e quelle che esprimono l’ampiezza degli angoli
(gradi, sessagesimali, primi secondi)
Queste misure dove i rapporti tra
le varie unità è diverso da 10 si dicono misure complesse o non
decimali.
Prendiamo in considerazione il
tempo:
1
anno = 365 giorni
1
giorno = 24 ore
1
ora = 60 minuti
1
minuto = 60 secondi
Esempi:
1) Passaggio da
unità inferiori a numeri complessi
Abbiamo studiato per 868 giorni. Vogliamo sapere per quanti
anni e giorni abbiamo studiato: Si divide 868 per 365 il risultato saranno gli
anni mentre il resto saranno i giorni infatti: 868:365 = 2 con resto di 138. Il
risultato si scrive 2.138
2) Riduzione di
un numero complesso in unità inferiori
Abbiamo iniziato un lavoro 2 anni
e 115 giorni fa. Vogliamo sapere per quanti giorni abbiamo lavorato.
Il calcolo è il seguente: si moltiplicano i 2
anni per 365 ed al risultato si aggiungono i 115 giorni
Anni 2 x 365= 730+ 115= giorni 845
3) Decimalizzazione
di un numero complesso
Per il lavoro di cui sopra ci è
stato garantito un compenso annuo di € 5.000
Calcolare il compenso che ci
spetta per il lavoro prestato
In questo caso occorre trasformare
il tempo in numero complesso per poi fare la moltiplicazione per il compenso.
Facciamo:
anni 2.115 = anni 2 +115 = anni 2+0.315= anni 2,315
365
Quindi moltiplicando 2,315x
5000= € 11.575 compenso
LA MONETA
Origini della moneta
L’attività economica si basa su un
insieme di scambi che vengono regolati con l’utilizzo della moneta.
La moneta è un bene accettato da tutti come mezzo di
pagamento nella compravendita di beni e servizi.
In passato però non era così. Gli
scambi erano molto limitati essendo le famiglie autoproduttrici e
autoconsumatrici, per cui in casi di scambi si ricorreva al baratto.
Con l’intensificarsi degli scambi,
è nata l’esigenza di adottare un bene particolare che poteva essere quello meno
deteriorabile E’ nata così la moneta
Dalla moneta merce alla
moneta cartacea
I popoli antichi usavano come
mezzo di pagamento i beni che essi stessi producevano e che quindi assumevano
la funzione di moneta (moneta merce).
La moneta merce è un bene che ha un suo valore
intrinseco ed è usato come moneta.
Il bene più usato era il bestiame,
ma anche pelli, tabacco, sale, thè e a volte anche gli schiavi.Ma essendo tali
beni non facilmente trasportabili e non divisibili per i piccoli acquisti, dal
terzo millennio a.C. in poi i mezzi di pagamento più usati sono divenuti i
metalli, i quali possedevano anche tutti i requisiti che un bene deve possedere
per essere usato come moneta merce, ossia:
· non facilmente
deteriorabile (inalterabilità)
· essere
divisibile in piccole parti senza diminuire di valore (divisibilità)
· mantenere un
valore costante nel tempo e nello spazio (stabilità)
· avere due unità
lo stesso valore (omogeneità)
· essere
riconoscibile da chi li utilizza (riconoscibilità)
Col tempo anche le monete
metalliche risultavano ingombranti e difficile da custodire e da trasferire da
un luogo all’altro. Nel XIII secolo con l’intensificarsi dei commerci, per superare
questo problema, le monete venivano depositate presso persone di fiducia
(mercanti, autorità religiose), ricevendo in cambio una ricevuta (certificato
di deposito) con la quale il possessore poteva ritirare in qualsiasi momento il
denaro depositato o addirittura usarla come mezzo di pagamento. E’ nata così la
carta moneta. Le prime banconote sono apparse in Svezia nel 1694, ma solo dopo
10 anni, in Inghilterra, hanno avuto corso legale (dovevano essere accettate da
tutti come mezzo di pagamento). Da questo momento la moneta merce è stata
sostituita dalla moneta cartacea anche se per un po’ di tempo hanno convissuto.
La nascita della carta moneta è
stata determinata dall’intensificarsi delle attività produttive e del volume
degli scambi. Le banconote fino al 1971 potevano essere convertite in oro,
dopodiché è stata decretata l’inconvertibilità e la moneta merce è diventata a
corso legale forzoso. Oggi circola solo
la carta moneta, ossia i foglietti di carta che tutti giorni utilizziamo per i
nostri acquisti che non hanno alcun valore d’uso (il prezzo della carta) ma possono avere un
elevato valore di scambio, che è rappresentato dalla cifra indicata sulla
moneta dalla banca centrale (istituto di emissione). La carta moneta presenta
notevoli vantaggi (meno ingombrante e facilmente producibile) e rispetto alla
moneta merce deve possedere solo tre caratteristiche:
· riconoscibilità
· stabilità di valore
· trasferibilità
Funzioni della moneta
Grazie alla moneta i rapporti tra
gli uomini sono molto migliorati e gli scambi, divenuti più facili, hanno
favorito lo sviluppo del commercio; in questo modo la produzione e la ricchezza
si sono trasferite facilmente da un luogo all’altro favorendo anche il
progresso della società. La moneta infatti assolve a diverse funzioni:
Essa rende possibile la
compravendita essendo usata come mezzo di pagamento, quindi si dice che è intermediaria degli scambi.
Con l’uso della moneta, il valore
di un bene non è espresso rapportandolo ad un altro bene ma dal prezzo, per cui
la moneta assolve alla funzione di misura del valore.
La moneta consente anche di
trasformare il patrimonio immobiliare in denaro, rendendone possibile
l’utilizzo in un altro luogo ed in maniera diversa; in questo modo assolve alla
funzione di portavalori
nello spazio. (Es. vendita di una casa a Roma ed acquisto di un’altra a
Milano).
La moneta funge anche da portavalori nel tempo; infatti
quella non utilizzata può essere conservata (formazione del risparmio) e
costituisce una riserva di valore.
Nei sistemi economici moderni, la
moneta svolge sia una funzione regolatrice dell’attività economica (aumentando
o diminuendo in maniera opportuna la quantità di moneta si favorisce uno
sviluppo equilibrato) sia una funzione di redistribuzione della ricchezza (prelevando,
con le imposte, moneta a chi ha di più, per aiutare, con i sussidi chi ha di meno.
Le funzioni della moneta: - intermediaria
degli scambi
- misura del valore
- portavalori nello spazio
- portavalori nel tempo
- regolatrice dell’attività
economica
- redistributrice della
ricchezza
TIPI DI
MONETA
Moneta Legale
Nei sistemi economici esistono
diversi mezzi di pagamento, ma l’unica moneta che deve essere accettata da
tutti è la la
moneta a corso legale, costituita dai biglietti di banca emessi dalla banca
centrale.
Nel nostro paese la carta moneta è
emessa dalla Banca d’Italia attraverso l’Istituto poligrafico dello
stato, mentre le monete metalliche, utilizzate per i pagamenti di modesta
entità, sono emesse dalla Zecca.
Moneta bancaria e moneta
commerciale
Oggi esistono altri mezzi di
pagamento che devono essere accettati al posto della moneta legale. Sono gli
assegni, carte di credito le cambiali.
La moneta bancaria ha una
liquidità simile a quella della moneta legale, perché gli assegni, carte di
credito, bancomat, consentono di effettuare pagamenti attraverso le banche
presso le quali è depositato il denaro e si tramuta facilmente in moneta
legale.
La moneta bancaria comprende tutti i mezzi di
pagamento sostitutivi della moneta legale che presuppongono l’esistenza del
denaro presso una banca.
La moneta commerciale (cambiali)
invece possiede minor liquidità di quella bancaria; infatti essa contiene solo
l’ordine o la promessa di pagare, ma il pagamento avverrà a una certa scadenza
e quindi può essere accettata o meno a seconda della fiducia che il creditore
ripone nel debitore.
La moneta commerciale comprende mezzi di pagamento
utilizzati per fare acquisti a credito e che sono accettati sulla fiducia.
SISTEMA
MONETARIO
Il sistema monetario è costituito dall’insieme dei
diversi tipi di moneta che possono circolare in un paese.
Alla base di ogni sistema
monetario si trova l’unità monetaria (euro, dollaro) distinta in multipli e sottomultipli.
Nel corso della storia sono stati
adottati diversi tipi di sistemi monetari: alcuni dove era consentita la
circolazione di monete di un solo metallo (oro), altri di due metalli (oro e
argento) ecc. Attualmente i sistemi monetari sono a carta moneta inconvertibile
(non può essere richiesta alla banca centrale la conversione delle banconote in
oro)
L’INFLAZIONE
L’inflazione è un aumento del livello dei prezzi che
fa diminuire il potere d’acquisto della moneta.
Le cause che la determinano sono
varie:
Si ha l’inflazione per eccesso
di liquidità quando si verifica un aumento eccessivo di circolazione della
moneta rispetto ai beni e servizi da acquistare.
Di solito si verifica questo tipo
di inflazione quando vi è una spesa pubblica eccessiva e un’elevata concessione
di prestiti da parte delle banche. Aumentando i tassi di interesse e riducendo
la spesa pubblica si pone un freno a questo tipo di inflazione.
Un aumento del costo del lavoro,
dei tassi di interesse sui prestiti, delle materie prime, determina l’inflazione
da costi.
Questa inflazione se è determinata
dall’aumento dei prezzi dei beni che un paese deve importare (petrolio) viene
chiamata inflazione importata.
Infine quando si verifica una
richiesta elevata della domanda di un bene rispetto all’offerta del bene
stesso, si ha un aumento del prezzo; se questo avviene per tutti i beni si ha
un aumento generale dei prezzi determinando in tal modo l’inflazione da
domanda.
In sostanza l’inflazione è
l’aumento del costo della vita e in base al livello che raggiunge si definisce:
inflazione strisciante, se i prezzi
aumentano in maniera lenta e costante (tasso 2-4%) e non causa alcuna
preoccupazione alle autorità del governo;
se il tasso supera il 5% siamo di
fronte a un inflazione galoppante; in questo caso bisogna agire per
portare tutto sotto controllo;
siamo di fronte a un’ iperinflazione, nel caso in cui si supera
il 20%.
GENERALITA’
SUL CAMBIO E CENNI SULLE OPERAZIONI DI CAMBIO
Gli scambi internazionali che si
svolgono tra importatori (coloro che acquistano merci al di fuori della propria
nazione o area monetaria di appartenenza) e gli esportatori (coloro che vendono
merci al di fuori della propria nazione o area monetaria di appartenenza) danno
luogo al mercato delle valute estere.
Le valute estere sono i mezzi di
pagamento espressi in moneta di un altro paese che possono essere usate negli
scambi internazionali; sono rappresentate da banconote, da titoli di credito
(assegni, cambiali in moneta estera) e da strumenti di pagamento bancari
(bonifici, lettere di credito);
Invece i cambi o tassi
di cambio, sono i prezzi ai quali vengono acquistate o cedute le valute
estere; essi variano in base alla
domanda e alla offerta di valute estere
e sono soggetti a continue oscillazioni.
Per cui il cambio è il prezzo a cui
la valuta di un paese o di un’area monetaria (come ad esempio quella europea
)può essere convertita in quella di un altro paese.
Il cambio viene espresso attraverso un rapporto tra
una unità della prima valuta (numeratore) e il numero di unità equivalenti
della seconda valuta (denominatore)
Es. il rapporto euro/dollaro
indica quanto dollari occorrono per avere in cambio un euro: se consideriamo un
rapporto euro/dollaro fissato a 1,0655, significa che occorrono 1,0655 dollari
per un euro.
Tra le quotazioni di due valute è
già stabilito quale sia indicata al numeratore e quale al denominatore. L’euro
nei confronti delle altre valute è sempre posta al numeratore e nelle
quotazioni viene indicata con quattro cifre decimali.
Nel mercato dei cambi esistono due
tipi di quotazioni:
1) quotazione certo per
incerto, indica quantità variabile di moneta estera che è possibile
acquistare in un dato giorno con una cifra fissa di moneta del proprio paese.
E’ il caso dell’Euro, infatti nel
cambio rimane sempre fissa (essendo al numeratore) rispetto alle altre valute
che sono variabili
Es.:se in un dato giorno l’Euro è
quotato nei confronti del dollaro 1,0653, mentre il giorno successivo il
cambio si fissa a 1,0675, significa che rispetto al giorno prima si è
verificato un apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, infatti si può
notare che occorrono più dollari per comprare un euro; se invece fosse il
cambio fosse sceso a 1,0050 si sarebbe verificato un deprezzamento dell’euro.
2) quotazione incerto per
certo, indica invece la quantità variabile della propria moneta necessaria
per acquistare una quantità prefissata di moneta estera.
Si trovano in questi casi tutti
gli operatori stranieri che si trovano a trattare l’euro.
Infatti essendo tutte le altre
monete poste al denominatore, per acquistare un euro devono considerare di
volta in volta in base alle quotazioni la quantità di moneta propria occorrente
per poter avere in cambio un euro.
Es. se consideriamo un operatore
inglese che vuole trattare euro contro sterline, egli si troverà di fronte a
una quotazione incerta per certa; infatti se un dato giorno occorrono 0,6303
sterline (moneta variabile) per acquistare un euro (moneta fissa) e il giorno
seguente il cambio si assesta su 0,6205, l’operatore ne ha beneficiato, avendo
subito la propria moneta un apprezzamento; infatti il giorno successivo
occorrerà spendere meno sterline per avere in cambio un euro.
I prezzi delle varie valute
vengono esposti dalle banche, dalle società finanziarie e dagli intermediari in
appositi listini detti listini cambi.
Nei listini cambi vengono sempre
espressi per ogni valuta due prezzi:
1)
Il cambio denaro (o bid rate)
2)
Il cambio lettera (o offer rate)
Il cambio denaro è il prezzo che
sono disposte a pagare le banche, società finanziarie e intermediari per
acquistare la prima valuta del rapporto di cambio, mentre il cambio lettera è il prezzo che i
negoziatori chiedono per la vendita di quella stessa valuta.
Es. se in un determinato giorno
troviamo la seguente quotazione del dollaro in Italia
DENARO LETTERA
USD DOLLARO USA 1,1300 1,1530
Significa che le banche, società e
intermediari sono disposti ad acquistare euro
al prezzo di 1.1300 dollari, e a vendere euro al prezzo di 1,1530. La
differenza tra denaro e lettera è detta spread che costituisce il
guadagno delle banche nelle negoziazioni delle valute.
LA BORSA
VALORI
La borsa valori è il principale mercato in cui
avvengono le negoziazioni di valori mobiliari. Essa è nata per promuovere
l’incontro tra la domanda e l’offerta dei capitali e, quindi, per favorire
tramite l’emissione di titoli pubblici e privati, l’afflusso del risparmio agli
enti pubblici e alle società private.
Per poter essere quotate in borsa
e quindi emettere azioni e obbligazioni, le società devono avere forma
giuridica di società per azioni (spa) o società in accomandita per azioni
(sapa). Grazie alle emissioni di azioni e obbligazioni, da collocare
direttamente tra il pubblico, le società
riescono a reperire finanziamenti, evitando in tal modo di rivolgersi
alle banche presso le quali i finanziamenti risultano molto più costosi. Le
società per poter essere quotate in borsa, oltre alla forma giuridica, devono
possedere alcuni requisiti (tra cui patrimonio netto superiore al limite
stabilito dal regolamento di borsa) e devono comunque farsi carico di costi
elevati per la procedura di ingresso.
La Commissione nazionale per le società e per la
borsa (CONSOB) autorizza l’esercizio della
borsa ed ha il compito di vigilare sui mercati per assicurare la trasparenza, il corretto svolgimento delle
operazioni in modo da tutelare gli investitori. Il risparmiatore non può
accedere direttamente alle contrattazioni di borsa, ma può farlo solo
attraverso intermediari autorizzati: le banche e le imprese di investimento
(Sim)
CALCOLI PROPORZIONALI E PERCENTUALI
Molti problemi commerciali e
finanziari si risolvono applicando alcune importanti regole del calcolo
proporzionale. Elemento essenziale del calcolo proporzionale è il concetto di rapporto:
Si dice rapporto fra due grandezze il
quoziente della divisione fra i numeri che le esprimono.
Es.: se in una scuola su 150
alunni totali 120 sono pendolari, avremmo un rapporto di pendolarismo pari a:
120 = 0,80 ovvero 120 : 150 = 0,80
150
Se considerando solo una classe di
quella scuola, su 20 ragazzi 16 sono pendolari avremmo un rapporto di:
16
= 0,80 ovvero 16 : 20 = 0,80
20
Confrontando i due rapporti, ne
deduciamo che il pendolarismo in quella
classe si verifica con la stessa intensità che si riscontra se si prende in
considerazione l’intera scuola. Con due rapporti uguali come nel caso sopra
descritto, ci troviamo di fronte ad una proporzione, infatti:
Si chiama proporzione l’uguaglianza fra due
rapporti.
La proporzione si esprime nel
seguente modo:
a : b = c : d
e si legge “ a “ sta a “ b “ come
“ c “ sta a “ d “
In riferimento al rapporto i
termini a e c sono gli antecedenti mentre i termini b e d
sono i conseguenti.
In riferimento alla proporzione, i
termini centrali b e c si
chiamano medi, mentre i termini a
e d sono gli estremi.
Se ad esempio consideriamo
nell’ordine i numeri 30, 6, 25, 5 – essi formano una proporzione perché i due
rapporti danno lo stesso quoziente: 30:6=5 – 25:5=5.
Quindi scriviamo:
antecedente conseguente antecedente conseguente
30 : 6 = 25 : 5
PROPRIETA’
DELLE PROPORZIONI
Riprendendo la proporzione
precedente si può constatare una proprietà basilare del calcolo proporzionale,
infatti abbiamo:
prodotto dei medi: 6 x 25 = 150
prodotto degli estremi: 30 x 5 = 150
per cui proprietà fondamentale
delle proporzioni è:
in ogni proporzione, il prodotto dei medi è sempre
uguale al prodotto degli estremi.
Questa proprietà è molto
importante quando occorre calcolare in una proporzione il termine ignoto quando
sono noti gli altri tre.
Infatti considerando la
proporzione generale a : b = c : d
Per calcolare il termine ignoto
procederemo come segue
Per gli estremi: |
a
= b x c d |
d = b x c a |
Per i medi: |
b = a x d c |
c = a x d b |
Quindi:
Per trovare un medio si divide il
prodotto degli estremi per il medio conosciuto
Per trovare un estremo si divide
il prodotto dei medi per l’estremo conosciuto.
Proprietà del comporre e
dello scomporre
Anche queste proprietà rivestono
una certa importanza nelle proporzioni.
Proprietà del comporre: in una proporzione, la somma del primo e
del secondo termine “sta” al primo o al
secondo termine “come” la somma del terzo e del quarto termine “sta” al
terzo o al quarto termine.
Es. data la proporzione 30 : 6 = 25 : 5 possiamo notare che:
(30+6) : 30 = (25+5) : 25 oppure
(30+6) : 6 = (25+5) : 5
da cui: 36 : 30 = 30 : 25 oppure 36 : 6 = 30 : 5
Proprietà dello scomporre: in una
proporzione la differenza del primo e del secondo termine “sta” al primo
o al secondo termine come la differenza del terzo e del quarto termine sta
al terzo o al quarto termine
Es: (30-6) : 30 = (25-5) : 25 oppure (30-6)
: 6 = (25-5) : 5
da cui: 24 : 30 = 20 : 25
oppure 24 : 6 = 20 : 5
PROPORZIONALITA’
DIRETTA E INVERSA
Se prendiamo in considerazione due
grandezze, a volte si può notare che ai valori assunti da una grandezza
corrispondono determinati valori dell’altra, in base ad una certa relazione; in
tal caso si parla di grandezza dipendenti;
tra le relazioni che possono collegare
due grandezze dipendenti, molto importanti sono quelle di proporzionalità che
possono essere:
-
proporzionalità diretta
-
proporzionalità inversa
Nel primo caso, due grandezze variabili e
dipendenti si dicono direttamente proporzionali quando, diventando una
di esse il doppio, il triplo ecc. anche l’altra diventa doppia, tripla ecc.
Esempi di grandezze direttamente
proporzionali si hanno nelle quantità di merce acquistate e nel costo
sostenuto, oppure nel salario che una persona percepisce in base alle ore di
lavoro ecc.
Esempio: se per acquistare Kg 3500
di ferro un’impresa ha speso 5250 Euro, quanto avrebbe speso quell’impresa se
il ferro acquistato fosse stato Kg 5500?
Essendo una proporzionalità
diretta, le due grandezze variano nello stesso senso, ossia aumentando la prima
aumenta anche la seconda per cui avremo la proporzione:
Quantità Quantità Costo Costo
3500 : 5500 = 5250 : x
per cui per trovare il termine
incognito faremo:
x = 5500 x
5250 = Euro 8.250
3500
Lo stesso risultato lo avremmo
ottenuto se avessimo impostato la proporzione nel seguente modo:
Quantità Costo Quantità Costo
3500 : 5250 = 5500 : x
Nel secondo caso invece due grandezze dipendenti si
dicono inversamente proporzionali quando una di esse diventando il
doppio, il triplo ecc. l’altra diventa la metà, la terza parte ecc.
Esempi di grandezze inversamente
proporzionali si hanno considerando la velocità dell’auto e il tempo che essa
impiega per fare un tragitto, oppure, se si considera il numero di operai
impiegati per un certo lavoro ed il tempo impiegato per realizzarlo.
Esempio: se un auto viaggia alla
velocità di 80 Km/h, quanto tempo avrebbe impiegato per fare gli 80 Km se
avesse tenuto una velocità di 120 Km/h?
Nei problemi con grandezze
inversamente proporzionali, la proporzione si imposta uguagliando il rapporto
tra due valori della prima grandezza al rapporto inverso dei due
corrispondenti valori della seconda grandezza.
Per cui: Velocità
Velocità Tempo Tempo
80 : 120 = x : 60
x = 80
x 60 = tempo impiegato 40 min
120
CONCETTO
DI PERCENTUALE
Una
percentuale indica quante unità di una certa grandezza corrispondono a 100
unità di un’altra grandezza
Il calcolo percentuale non è altro
che un’applicazione particolare del calcolo proporzionale. Spesso si sente dire
sconto del 10 per cento (scritto 10%); in sostanza significa che si ottiene uno
sconto di 10 Euro per ogni 100 Euro spesi.
Si tratta in effetti di un
calcolo relativo a due grandezze unite
fra loro da una proporzionalità diretta, con la sola differenza che avendo come
riferimento 100 il primo rapporto avrà come base appunto 100 mentre il secondo
rapporto sarà formato da valori globali.
La proporzione principale per il
calcolo percentuale è la seguente:
100 : r = S : P
dove: - 100 è il valore base;
- r la
ragione percentuale o tasso;
- S la
quantità su cui va calcolata la percentuale
- P il
valore della percentuale
Conoscendo due dei tre termini
sopra indicati è possibile ricavare quello incognito.
CALCOLI
PERCENTUALI
Nei calcoli percentuali il valore
da trovare è quello rappresentato da P essendo quello appunto il valore della
percentuale.
Es: un agente di commercio
percepisce una provvigione del 4% sul fatturato effettuato; quanto ha percepito
in un mese se ha fatto un fatturato di € 50.000?
100 : 4 = 50.000 : x
x = 50.000
x 4 = € 2.000 importo
percepito
100
Problemi inversi
Nei problemi inversi, si tratta di
determinare la ragione percentuale (r) oppure la quantità su cui va calcolata
la percentuale (S) quando è noto il valore percentuale (P)
r = 100 x P oppure S = 100 x P
S r
Calcolo della ragione percentuale
Un commerciante su una merce costata € 7500 ha ottenuto un
utile di € 1650
Calcolare la percentuale di utile in riferimento del costo
sostenuto
r
= 100 x 1650 = 22% utile
conseguito
7500
Calcolo della quantità originaria
Se riprendendo l’esempio precedente sappiamo che abbiamo ottenuto
un utile di € 1650, pari al 22% del costo e vogliamo calcolare il costo
sostenuto avremo:
S
= 100 x 1650 = € 7500 costo sostenuto
22
Calcoli percentuali del sopra cento e del sotto cento
Si dicono calcoli sopra cento i problemi in cui
troviamo come incognita o come dato, la grandezza comprensiva della percentuale
in aumento.
Es. Un
commerciante ha acquistato merci al costo originario di € 12000,00
sostenendo spese accessorie pari al 5% del costo originario . Calcolare
il costo totale.
Si potrebbe procedere cosi:
100: r = S : P ossia 100 : 5 = 1200 : x
x=
€ 60,00 spese accessorie;
1200+60 = 1.260 costo totale
Siccome vogliamo sapere il valore
di P già aumentato della percentuale,
possiamo ottenere l’identico risultato con un unico procedimento:
100 : (100+r) = S : (S+P) ossia
100 : 105 = 1200 : x
x= 1260 costo totale
L’espressione (S+P), ossia il
valore della grandezza base aumentato del suo percento è detto montante
percentuale.
In alcuni problemi accade
precisamente il contrario di quanto appena detto. In questo caso si tratta di
calcoli del sotto cento.
Si dicono calcoli sotto cento, i problemi in cui
abbiamo come incognita o come dato, la grandezza base diminuita della
percentuale in sottrazione, ossia l’espressione (S –P) detta netto percentuale.
L’espressione della proporzione è
la seguente:
100 : (100-r) = S : (S-P)
Es.: Acquistata merce al costo di
€ 10.000 ottenendo uno sconto del 15%. Calcolare il prezzo pagato.
100 : 15 = 10.000 : x
x = 1500; 10.000 – 1500 = €
8.500 prezzo pagato
Volendo procedere più velocemente
applichiamo il calcolo del sotto cento, infatti dovendo calcolare il valore S-P
faremo:
100 : 85 = 10.000 : x
x = € 8.500 prezzo pagato
L’INTERESSE
Nell’attività economica esistono contratti di cessione
definitiva che consistono nella vendita di un bene, ossia nel passaggio di
proprietà del bene dal venditore al compratore, e contratti di cessione
temporanea, nei quali chi cede il bene ne conserva la proprietà
rinunciando per un certo periodo, che può essere breve oppure lungo, al suo uso
a favore di un’altra persona.
Anche il denaro può essere ceduto per un certo
periodo, dandolo in prestito e
rinunciando al suo utilizzo sino al giorno in cui si è stabilita la
restituzione.
Nelle cessioni temporanee, coloro che si privato dei
loro beni ricevono dei compensi, chiamati in vari modi in base alla natura del
bene:
-
se si tratta di cessione temporanea di un terreno, un appartamento o di
un altro immobile il compenso viene chiamato affitto o canone di locazione;
-
se si tratta della cessione di un mezzo di trasporto il compenso è
detto nolo;
-
se si tratta della cessione di denaro il compenso è detto interesse
Pertanto l’interesse è il compenso che spetta a
chi cede temporaneamente ad altri l’utilizzo di una somma di denaro.
E’ naturale che chi presta oggi un capitale, alla
scadenza vuole ricevere un importo maggiore. La differenza rappresenta appunto
l’interesse, che è il compenso per aver
rinunciato per un certo periodo all’utilizzo del proprio denaro.
Nell’attività economica, esistono molti altri casi
in cui si applica l’interesse. Per esempio nelle vendite il regolamento del
prezzo può avvenire in vari modi. In caso di regolamento posticipato, il
venditore spesso applica un interesse per la dilazione del pagamento e in
questi casi l’interesse rappresenta il compenso per il ritardato incasso delle
somme che gli spettano.
Quindi, in generale, l’interesse si può definire
come il compenso per trasferire in avanti nel tempo un capitale.
Formule dell’interesse semplice
L’interesse si calcola attraverso
formule matematiche. Noi tratteremo solo quella per il calcolo dell’interesse
semplice, che è quella applicata nelle operazioni di breve durata (cioè quelle
che si concludono in un tempo non superiore a un anno).
Per poter calcolare l’interesse
bisogna conoscere:
-
Il capitale iniziale che si indica con C;
-
La durata dell’operazione, che si indica con t
(tempo) se è espressa in anni; m se è espressa in mesi; g se
è espressa in giorni.
Esempio: Un finanziatore
presta ad un impresa € 48550,00 per un anno al tasso del 8.50%. Sapendo che per
ogni 100 euro di capitale matura in un anno un interesse di € 8,50, dobbiamo
calcolare a quanto ammonta l’interesse sull’intero capitale prestato.
Impostiamo perciò una proporzione:
100 : 8,50 = 48550,00 : x
capitale interesse capitale interesse
ottenendo
x= 48550,00 x 8,50 = euro 4126,75
100
Se la durata del prestito non è di
un anno ma di due anni l’interesse sarà il doppio, se è di tre anni l’interesse
sarà il triplo e così via.
Pertanto indicando con C il capitale iniziale, con r il tasso
percentuale e con t il tempo espresso in anni, possiamo impostare la
seguente proporzione:
100 : r
X t = C : I
capitale interesse % capitale interesse
annuo per il
numero di anni
da cui ricaviamo la formula:
I = C r t L’interesse si ottiene moltiplicando il capitale per
il tasso e per il tempo
100 espresso in anni e dividendo il prodotto per 100
Formule dell’interesse con il tempo espresso
in mesi:
In questi casi nella formula
sostituiamo t con m, ricordandosi che un mese è 1/12 di un anno,
due mesi 2/12 di un anno ecc.
La formula varia in questo modo:
C r m
I= 12 che
diventa C r m
da cui ricaviamo la formula dell’interesse con il tempo
100 100X12 espresso in mesi:
I= C r m L’interesse si ottiene
moltiplicando il capitale per il tasso e per il tempo
1200 espresso in mesi e dividendo il prodotto per 1200
Formule dell’interesse con il tempo espresso
in giorni:
In questi casi si indica con g il
tempo espresso in giorni, ricordandosi che l’anno civile ha 365 giorni;
pertanto un giorno è 1/365 di un anno; la formula diventa:
C r g
I= 365
che diventa C r
g
100
100x365
da cui ricaviamo la formula
dell’interesse con il tempo espresso in giorni secondo il procedimento
dell’anno civile, cioè calcolando i giorni seguendo il calendario:
I= C r g L’interesse si ottiene
moltiplicando il capitale per il tasso e per il tempo
36500 espresso
in giorni e dividendo il prodotto per
36500
Il procedimento dell’anno civile è
sicuramente quello più equo, perché tiene conto dell’esatta durata in giorni
dell’anno e dei vari mesi che lo compongono; qualora dobbiamo calcolare
l’interesse in un anno bisestile, bisogna considerare il mese di febbraio di 29
giorni e nella formula indicare al denominatore 36600. Per evitare cambi di
denominatore dagli anni ordinari a quelli bisestili, recenti norme UE sul
credito al consumo, consentono l’uso dell’anno standard di giorni 365,25 e
quindi il denominatore è sempre 36525; ciò è utile soprattutto per calcolare
l’interesse maturato in periodi a cavallo di due anni consecutivi, uno normale
e uno bisestile.
In passato, per facilitare i
calcoli, era frequente usare la formula dell’anno commerciale, dove tutti i mesi erano
considerati di 30 giorni, quindi veniva fuori un anno convenzionale di 360
giorni ed al numeratore si indicava 36000.
Attualmente, grazie agli
elaboratori elettronici, tutte le banche usano il procedimento dell’anno civile
sia per gli interessi che pagano sulle somme depositate, sia per gli interessi
che riscuotono sui prestiti che concedono. Il procedimento dell’anno
commerciale, viene usato solo in rari casi per esempio, per le operazioni
finanziarie di lunga durata (mutui)
In entrambi i casi, il conteggio
dei giorni si effettua escludendo il giorno iniziale e comprendendo il giorno
finale. Pertanto per un prestito concesso il 3 luglio e restituito il 27
luglio, la durata è di 24 giorni. Nei casi in cui vi è una parte espressa in
anni, una parte in mesi ed una in giorni, si riduce tutta la durata nell’unità
di ordine inferiore, cioè in giorni.
Formule inverse dell’interesse semplice
Fin’ora abbiamo sempre visto i
casi in cui bisognava ricercare l’interesse. Ora vediamo come bisogna procedere
se conoscendo l’interesse si deve determinare il capitale o il tasso o il
tempo.
Partendo dalla formula
fondamentale dell’interesse semplice
I = C r t ricaviamo la seguente uguaglianza 100 I = C r
t
100
da cui possiamo ottenere le
formule necessarie per la ricerca del capitale, del tasso o del tempo
Ricerca del capitale
Dalla uguaglianza sopra esposta,
ponendo come incognita C si ricava la formula per la ricerca del
capitale quando il tempo è espresso in anni
C= 100 I
r t
Se il tempo è espresso in
mesi basta modificare nella formula 100
con 1200 e t con m, mentre se è espresso in giorni,
bisogna modificare 100 con 36500 e t con g se si
usa il procedimento dell’anno civile e 100 con 36000 e t
con g se si usa il procedimento dell’anno commerciale.
Ricerca del tasso
Usando lo stesso procedimento per
la ricerca del Capitale, per trovare il tasso useremo la seguente formula r = 100 I
C t
Ricerca del tempo
Sempre usando il solito
procedimento per trovare il tempo useremo:
t = 100 I
C r
Naturalmente anche nei casi in cui
bisogna ricercare il tasso ed il tempo si modificano le formule se il tempo è
espresso in mesi o in giorni
MONTANTE
La somma del capitale iniziale e dell’interesse maturato
prende il nome di : montante
M= C + I
Il montante può essere calcolato:
a)
Calcolando prima l’interesse ed aggiungendolo poi al
capitale iniziale
b)
Applicando la formula che permette di trovare
direttamente il montante che si ottiene sostituendo in M=C+I il simbolo I con
la sua espressione algebrica (Crt/100):
M= C+I = C+C r t
100
e risolvendo
algebricamente la formula si ottiene:
M=
100C+C r t
100
da cui
raccogliendo C si ottiene M= C(100+rt)
100
SCONTO
Nell’attività commerciale spesso
si verifica che un soggetto decida di anticipare l’estinzione di un debito. In
tal caso, poiché rinuncia alla disponibilità del denaro a vantaggio del proprio
creditore, in compenso ha diritto a ricevere uno sconto.
Lo sconto è il compenso che spetta a colui che paga
un debito prima della scadenza.
Quindi lo sconto è il compenso per
trasferire all’indietro nel tempo un capitale.
Abbiamo due diversi concetti di
sconto:
Lo sconto mercantile che
consiste in una riduzione del capitale senza tener conto del tempo; è perciò percentuale perché
tiene conto solo del capitale e del tasso.
Lo sconto commerciale che è
calcolato tenendo conto anche del tempo di anticipo con cui viene pagato il
capitale; è perciò finanziario perché tiene conto del capitale, del tasso e del
tempo.
Sconto mercantile
Lo si applica spesso nelle
operazioni di compravendita, allorché i fornitori offrono ai clienti la
possibilità di pagare in diversi momenti con differenti prezzi.
Es. per
pagamento a 90 giorni, il prezzo è quello indicato in fattura;
per
pagamento per pronta cassa o per contanti si applica lo sconto;
si
tratta quindi di uno sconto condizionato alla scelta del pagamento.
Il pagamento è detto per pronta cassa o immediato, se è
effettuato al momento della consegna della merce; è detto per contanti se è
effettuato entro un brevissimo tempo (5 o 10 giorni) dalla consegna della
merce.
Pertanto:
Lo sconto mercantile è direttamente proporzionale al
capitale da pagare e al tasso; per calcolarlo basta una semplice percentuale.
Per gli articoli il cui prezzo di
vendita al pubblico è stabilito direttamente dal produttore, lo sconto
mercantile assume anche la funzione di determinare l’utile per i commercianti
venditori.
Es. Lavatrice prodotta da una
impresa che decide prezzo al pubblico di € 340,00; il commerciante rivenditore
ne acquista 10 usufrendo dello sconto del 20% al seguente costo:
n. 10 lavatrici x prezzo di
listino (10 x 340,00) 3.400,00
- sconto 3400,00x20% 680,00
costo d’acquisto del commerciante 2.720,00
Quando il commerciante al
dettaglio avrà rivenduto tutte le lavatrici, ricaverà € 3400,00, guadagnando €
680,00, ossia l’importo dello sconto ottenuto al momento dell’acquisto.
Naturalmente si tratterà di un
guadagno lordo dovendo considerare il commerciante anche una quota di spese
generali, imposte ecc.
Spesso i produttori applicano uno
sconto con la somma di due percentuali (20%+10%) di cui la prima concessa a
tutti i commercianti (sconto per
rivendita) e la seconda riservata a coloro che effettuano acquisti con
continuità, oppure per importi elevati (sconto per quantità) o anche in periodi
particolari dell’anno, per esempio fuori stagione.
Sconto commerciale
Lo si trova nelle operazioni finanziarie e consiste
in una riduzione del capitale da pagare a scadenza calcolata in proporzione al
capitale stesso, al tasso ed al tempo di anticipo.
Per calcolare lo sconto
commerciale, occorre conoscere il Capitale (C), il tasso (r) ed il tempo (t);
anche qui come nell’interesse il tempo può essere espresso in anni in mesi o in
giorni anche se trattandosi spesso di anticipi di pagamento di breve durata, le
formule con il tempo espresso in anni difficilmente sono riscontrabili.
Formule dello sconto commerciale
Per ricavare la formula dello
sconto commerciale, occorre fare l’identico ragionamento fatto per l’interesse;
solo che bisogna considerare che mentre l’interesse è positivo e quindi si
aggiunge al capitale, lo sconto è negativo e quindi si sottrae dal capitale.
100 : r
x t = C :
x
capitale sconto
% capitale sconto
per
numero di anni commerciale
da cui si ricava la formula:
Sc =C r t
100
Come si nota la formula appare
identica a quella dell’interesse, invece non lo è; infatti il simbolo C assume
nelle due formule un significato diverso:
mentre in quella dell’interesse
indica il capitale iniziale, in quella dello sconto indica il capitale a
scadenza.
Formule con tempo espresso in mesi o in
giorni
Sc = C r t se è espresso in mesi;
1200:
Sc = C r t se è
espresso in giorni con il procedimento dell’anno civile;
36500
Sc = C r t se è espresso in giorni con
il procedimento dell’anno commerciale;
36000
Formule inverse dello sconto
Sono simili a quelle già viste per
l’interesse:
C= 100 Sc per trovare il capitale;
r
t
r = 100 Sc per trovare il tasso;
C
t
t = 100
Sc per trovare il
tempo;
C
r
VALORE
ATTUALE COMMERCIALE
Il Valore attuale commerciale è la differenza tra
l’importo del capitale a scadenza e lo sconto commerciale
V= C – S
Esso può essere calcolato in due
modi:
a)
determinando prima lo sconto e poi sottraendolo al
capitale a scadenza;
b)
applicando direttamente la formula
Vc= C _ C r t e quindi
Vc= 100 C – C r t
100 100
da cui raccogliendo a fattor
comune C otterremo:
Vc
= C (100 – r t)
100
Questa naturalmente è la formula
per trovale il Vac quando il tempo è espresso in anni; ma siccome abbiamo detto
che per lo sconto commerciale difficilmente si verifichino condizioni pari o
superiori all’anno, sono molto più frequenti le formule con il tempo espresso
in mesi o in giorni.
Formule con il tempo espresso in mesi o in
giorni
Vc= C (1200 – r m) se il tempo è espresso in mesi;
1200
Vc= C (36500 – r g) se il tempo è espresso in giorni secondo
l’anno civile;
36500
Vc= C (36000 – r g) se il tempo è espresso in giorni secondo
l’anno commerciale
36000
Se il calcolo dei giorni si
riferisce a un anno bisestile nella formula si sostituisce
36500 con 36600
I TITOLI DI CREDITO
Facciamo subito una distinzione
tra:
I documenti di prova sono attestazioni scritte
riguardanti le operazioni commerciali
Tali documenti, compilati in varie
forme utilizzando modelli già prestampati, contengono le condizioni e le
modalità in base alle quali le operazioni commerciali vengono stipulate ed
eseguite. Esempi sono i contratti, i documenti di trasporto, le fatture e le ricevute.
I titoli di credito sono documenti che, oltre a
provare l’esistenza di un diritto (come i documenti di prova) danno la
possibilità di farlo valere direttamente e ne permettono il trasferimento ad
altre persone.
In base al loro contenuto i titoli
di credito si distinguono in:
a) titoli
di credito propriamente detti, che danno al possessore il diritto di
esigere una somma di denaro o di
trasferirla ad altri (cambiali – assegni)
b) titoli di
credito di massa, che danno al possessore la qualità di socio in
società commerciali o di creditore di enti pubblici e società private e danno
inoltre alcuni diritti:intervenire alle assemblee, partecipare agli utili,
percepire gli interessi. Fanno parte di questa categoria, le azioni che
formano il capitale delle società, i titoli del debito pubblico (Bot Cct)
e le obbligazioni emesse
dalle società
c) titoli di
credito rappresentativi di merci, che danno al possessore il
diritto di ritirare o di trasferire ad altri le merci che sono in viaggio o che
sono depositate in pubblici magazzini. Fanno parte di questa categoria la polizza di carico che da il
diritto di ritirare le merci che sono state caricate su una nave
mercantile e la fede di deposito che da
invece il diritto di ritirarle se sono state introdotte in un
pubblico deposito.
Le operazioni commerciali possono
essere regolate sia con titoli di credito propriamente detti (cambiali-
assegni) sia mediante procedure bancarie elettroniche di trasferimento fondi
(bonifici - giroconti) o di incasso crediti (Ri.Ba.)
I titoli di credito possono essere
trasferiti dal legittimo possessore ad altre persone secondo alcune norme
stabilite dalla legge.
A seconda delle modalità di
trasferimento i titoli di credito possono essere:
a) titoli
di credito al portatore: il trasferimento avviene con la semplice consegna del titolo da una
persona all’altra;
b) titoli
di credito all’ordine: il titolo intestato ad una persona può essere
trasferito ad un’altra mediante un ordine che viene scritto sul titolo stesso e
che è detto girata.
Questi
titoli possono subire numerosi trasferimenti tramite una serie continua di
girate.
c) titoli di
credito nominativi: il titolo risulta intestato ad una persona la quale
può trasferirlo ad un’altra annotando il trasferimento non solo sul titolo ma
anche sul registro dell’ente emittente. La procedura è laboriosa per questo la
legge al fine di semplificarla consente che alcuni titoli nominativi (azioni)
vengano trasferiti mediante girata autenticata.
LA
CAMBIALE
La cambiale è un titolo di credito all’ordine,
formale ed esecutivo, dal quale risulta l’obbligazione incondizionata assunta
da una certa persona di pagare o di far pagare una determinata somma, nel luogo
ed alla scadenza indicati, a favore del legittimo possessore.
Esistono due tipi di cambiali:
a) il pagherò
cambiario (detto anche vaglia cambiario) con il quale una persona
promette incondizionatamente di pagare una certa somma ad un’altra persona: il
pagherò è quindi una promessa di pagamento;
b) la cambiale
tratta con la quale una persona ordina ad una seconda persona di
pagare una certa somma a una terza persona oppure a se stesso; la tratta è
quindi un ordine di pagamento.
Le cambiali si caratterizzano per essere:
1) titoli letterali perché il diritto è determinato dal
contesto che in essa è scritto;
non si possono avere
pretese maggiori di quelle scritte;
2) titoli all’ordine perché
sono trasferibili mediante un ordine scritto posto sul retro chiamato girata;
3) titoli formali perché
la legge richiede il rispetto di alcuni requisiti esteriori ( es. che sul
titolo vi sia la denominazione di “cambiale”);
4) titoli astratti perché
da essi non risulta la natura del rapporto sottostante, cioè da essi non si
evince il motivo per cui sono stati emessi;
5) titoli autonomi perché
hanno vita indipendente dalle circostanze per cui sono stati emessi e per ogni
fatto successivo; chi possiede in buona fede un titolo è titolare dei diritti
in esso incorporati indipendentemente dalla legittimità del possesso di coloro
che l’avevano posseduta in precedenza; (es. se una persona estorce con violenza
una cambiale e poi la trasferisce ad una seconda persona, che è all’oscuro di
tutto e ne entra in possesso in buona fede, esso è comunque titolare dei
diritti derivanti dal titolo;
6)
titoli esecutivi perché in caso di mancato
pagamento alla scadenza, il possessore può dar corso ad una azione rapida
(azione esecutiva) prevista dalla legge contro i beni del debitori, ottenendo
in poco tempo quanto gli spetta.
Le cambiali sono molto utilizzate
nelle vendite con pagamento differito. Esse consentono:
· al compratore di entrare subito in
possesso delle merci e di posticipare alla scadenza indicata sulle cambiali.
· al venditore di disporre di un titolo
esecutivo e all’ordine per riscuotere il credito, ma in caso di bisogno avere
anche la possibilità di un facile smobilizzo del credito, ossia utilizzare le
cambiali in possesso per pagare i fornitori mediante girata oppure di
presentarle in banca e farsi dare subito il valore attuale.
Origini della cambiale
La cambiale ha origini molto
antiche. La sua prima apparizione risale addirittura al XII secolo ma il primo
imprenditore che la utilizzò fu Francesco di Marco Datini, mercante di Prato,
vissuto dal 1335 al 1410 che riuscì a costruire un grosso impero.
Oggi anche se sono stati apportati
delle modifiche in tutti gli aspetti formali e legali, le funzioni delle
cambiali sono rimaste inalterate, ma con il nascere di nuovi strumenti di
pagamento l’utilizzo è diminuito.
Oggi vengono utilizzati
maggiormente i bonifici o gli incassi con le procedure elettroniche (RI.BA
ricevuta bancaria elettronica)
Il declino degli ultimi anni è
dettato anche da altri due motivi:
· il costo fiscale : sulle cambiali
occorre pagare il bollo nella misura del
12/1000 proporzionale all’importo indicato sull’effetto.
· la riluttanza del debitore, per motivi
di immagine ad apparire obbligato cambiario.
Per questo le imprese si fanno
rilasciare cambiali dai loro clienti solo quando la riscossione appare incerta,
quindi è meglio disporre di un titolo esecutivo.
PAGHERO’
CAMBIARIO
Il pagherò, detto anche vaglia cambiario, è un
titolo all’ordine che contiene la promessa incondizionata di una persona detta
emittente, di pagare una certa somma, nel luogo e alla scadenza indicati, a
favore di un’altra persona detta beneficiario.
In tutti i pagherò vengono sempre
indicati due soggetti:
1) l’emittente, che è
il debitore, cioè colui che emette e firma il titolo, promettendo di pagare
alla scadenza;
2) il beneficiario (o
prenditore), che è il creditore che riceve il titolo e che ha diritto di
riscuoterlo alla scadenza o di trasferirlo prima ad altri mediante girata.
Affinché un pagherò sia regolare,
occorre compilarlo in maniera prevista dalla legge e precisamente contenere:
a) la denominazione del
titolo inserita nel contesto ed espressa nella lingua in cui esso è redatto
(l’effetto deve contenere la parola cambiale o pagherò o vaglia cambiario)
b) la
promessa incondizionata di pagare, espressa con la parola pagherò
c) la
data della scadenza
d) l’indicazione del luogo di
pagamento; in assenza il luogo di emissione si considera anche luogo di
pagamento e domicilio del debitore; oggi, però solitamente si usa pagare in banca,
per cui sui moduli verrà indicata la banca presso cui il debitore desidera
pagare; sarà poi questa banca ad invitare il debitore al pagamento, inviando un
avviso al suo indirizzo;
e) il nome del beneficiario
f) l’indicazione del luogo e
della data in cui il titolo è emesso;
g) la sottoscrizione di colui
che emette il titolo, cioè la firma del debitore;
Le cambiali sono soggette al
pagamento dell’imposta di bollo, che non è uno tra i requisiti essenziali della
cambiale, ma cambiali non bollate non sono titoli esecutivi;
il bollo è proporzionale
all’importo da pagare e si calcola in misura del 12 per mille;
il pagamento avviene:
a) all’atto dell’acquisto
presso le rivendite di valori bollati. Se non è disponibile la cambiale con
bollo uguale a quello necessario, per non pagare in più, si può acquistare un
modulo di taglio inferiore e aggiungere al bollo già stampato sulla cambiale,
delle marche speciali per cambiali che devono essere annullate prima della
firma presso un ufficio postale o ufficio delle entrate
b) con bollatura autorizzata
dei propri moduli prestampati, per le imprese che preferiscono usare moduli
personalizzati;
LA
CAMBIALE TRATTA
La tratta è un titolo di credito che contiene
l’ordine incondizionato, impartito da una persona detta traente a un’altra
detta trattario, di pagare una somma alla scadenza indicata a favore di una
terza persona detta beneficiario.
Quindi nella tratta vengono
indicati tre soggetti:
1) il traente, che compila
e sottoscrive il titolo ordinando il pagamento;
2) il trattario, che è
colui a cui viene impartito l’ordine di pagare;
3) il beneficiario, che è
colui che riceve la tratta e che può decidere di trattenerla fino alla scadenza oppure di girarla ad altri; il beneficiario può essere
lo stesso traente;
Questo titolo è molto utile nei
rapporti commerciali tra più persone;
Se Tizio ha acquistato merci da
Caio e questi ha acquistato da Sempronio, abbiamo due possibili soluzioni:
a) Tizio
paga a Caio e Caio paga a Sempronio;
b) con la tratta si ha un unico regolamento:
Caio emette una tratta con la quale ordina
a Tizio di pagare a Sempronio. Naturalmente è necessario che il
beneficiario dia il suo assenso a questa forma di pagamento e che il trattario
firmi sotto la dicitura “per accettazione”.
L’accettazione deve essere
incondizionata; il trattario può comunque può limitarla solo a una parte
dell’importo indicato sulla cambiale¸in questo caso si ha una accettazione
parziale.
Se la tratta non viene accettata
dal trattario, essa diventa un’ obbligazione per il traente e per gli eventuali
giranti e solo nei loro confronti diventa un titolo esecutivo.
Affinché una tratta sia regolare,
occorre compilarla in maniera prevista dalla legge e precisamente contenere
a) la denominazione di
cambiale inserita nel contesto del titolo ed espresso nella lingua in cui esso
è redatto;
b) l’ ordine incondizionato
di pagare espressa con la parola pagherete;
c) il nome di chi deve pagare
(trattario);
d) la
data della scadenza;
e) l’indicazione del luogo
di pagamento; in assenza, il luogo indicato sotto il nome del trattario si
considera anche luogo di pagamento;
f) il nome del creditore
(beneficiario);
g) l’indicazione del luogo e
della data in cui il titolo è emesso;
h) la
sottoscrizione di colui che emette il titolo, cioè la firma del traente;
Nell’aspetto fiscale anche le
tratte sono soggette all’imposta di bollo
LA
SCADENZA DELLE CAMBIALI
Le scadenze possono essere :
a) a vista, ossia
pagabile all’atto della presentazione (cioè quando viene vista dal debitore);
Le cambiali con scadenza a vista devono essere presentate per il pagamento
entro un anno dall’emissione;
b) a certo tempo
vista; in questo caso la scadenza dipende dalla data di
accettazione che va indicata vicino alla firma di accettazione; questa scadenza
viene indicata con espressioni: a 30 giorni vista pagherete….;
c) a certo tempo data;
in questo caso la scadenza è determinata dalla data di emissione; es: una
cambiale emessa il 5 maggio che indica a 30 giorni data pagherò…., ha come
scadenza il 5 giugno;
d) a giorno fisso,
quando viene indicata la data con precisione;
Se la scadenza non è indicata la
cambiale si considera pagabile a vista; se invece si indica una data errata (30
febbraio), essa non è un titolo esecutivo; se la scadenza coincide con un giorno
festivo, automaticamente si proroga al primo giorno lavorativo successivo.
LA GIRATA
La girata è l’atto con cui la cambiale e tutti i
diritti in essa incorporati vengono trasferiti da una persona, detta girante,
ad un’altra detta giratario.
La girata deve essere
incondizionata e deve riguardare l’intero importo; non è valida una girata
parziale.
Le girate si scrivono sul retro
della cambiale e si distinguono in:
a) girate proprie, che
trasferiscono da una persona all’altra la proprietà della cambiale;
Abbiamo due tipi di
girate proprie:
· girata in pieno: viene fatta dal
girante indicando una breve frase con cui dichiara di trasferirla a determinata
persona e ponendo sotto tale dichiarazione la data il luogo e la propria firma;
un esempio è l’espressione:
E per noi pagate al Sig.
Tal de Tali
Milano 13/05/2003
DITTA BIANCHI SRL
· girata in bianco: viene
effettuata dal girante solo con la semplice apposizione delle firma senza
indicare il nome del giratario; in tal caso la cambiale diventa simile ad un
titolo al portatore;
b) girate improprie,
con le quali viene trasferito il possesso della cambiale conservando la
proprietà
Un caso comune di girata impropria
è la girata per l’incasso, con la quale il girante affida a una banca
l’incarico di riscuotere per conto suo la cambiale. Il tutto avviene indicando
sul retro una girata in pieno aggiungendo le parole “per l’incasso” oppure
“valuta per l’incasso”. Un esempio è l’espressione:
E per me pagate alla Banca Del
Lavoro valuta per l’incasso
Milano 13/05/2003
Firma: Massimo Bianchi
L’AVALLO
Quando il beneficiario di un
titolo non ha piena fiducia di colui che deve pagare può chiedere la garanzia
del pagamento ad un’altra persona, per cui
L’avallo è una garanzia di pagamento scritta sulla
cambiale da una persona detta avallante
Con l’avallo si rende l’effetto
più sicuro e si facilità la circolazione soprattutto se l’avallante è una
persona stimata; infatti egli dovrà provvedere al pagamento della cambiale
qualora non provvedesse a farlo la persona per la quale l’avallo è stato dato.
L’avallo viene scritto sulla
cambiale ponendo una firma sotto la dicitura “per avallo”.
IL
PAGAMENTO DELLE CAMBIALI
La cambiale
deve essere presentata per il pagamento, il giorno di scadenza, all’emittente
se è un pagherò, al trattario se è una tratta, all’indirizzo indicato
sull’effetto.
Il
debitore, dopo il pagamento, ha diritto a ricevere la cambiale debitamente
quietanzata. La quietanza, viene posta, per motivi di spazio sulla parte
posteriore della cambiale. Il debitore può conservarla come prova di pagamento
oppure distruggerla.
Oggi
quasi tutte le cambiali vengono pagate attraverso la banca. Il tutto avviene
attraverso due banche:
La prima
è quella alla quale il beneficiario ha girato l’effetto incaricandola all’incasso
La
seconda invece, è quella scelta dal debitore perché a lui più comoda (di solito
si sceglie quella presso cui si ha un rapporto di conto corrente) ed indicata
sull’effetto nell’apposito spazio riservato.
La banca
presso cui bisogna pagare l’effetto, pochi giorni prima della scadenza, manda
un avviso (fotocopia della cambiale) al debitore, dopodiché il tutto viene
regolarizzato dai rapporti tra le banche.
MANCATO PAGAMENTO DELLE CAMBIALI
Quando una cambiale non viene
pagata, si dice insoluta o non onorata. Siccome essa è un titolo esecutivo, il
creditore in tal caso può dar corso ad una azione esecutiva sui beni del
debitore per recuperare il denaro che gli spetta.
Entro due giorni successivi alla
scadenza, un ufficiale giudiziario si reca nel luogo di pagamento indicato
sulla cambiale per invitare il debitore a pagare; se questi si rifiuta viene
compilato l’atto di protesto, che è un foglio che viene attaccato alla cambiale
su cui il pubblico ufficiale identifica il debitore riportando eventuali sue
dichiarazioni oppure si scrive di non
averlo trovato e dichiara di aver levato il protesto per non aver riscosso la
cambiale. Per cui:
Il protesto, è la constatazione, effettuata da un
pubblico ufficiale, del mancato pagamento della cambiale.
In ogni provincia, presso le
camere di commercio, sono visibili a tutti, appositi registri di coloro che non
hanno onorato gli impegni. (protestati)
I protestati che entro 12 mesi dal
protesto, effettuano il pagamento dell’importo oltre agli interessi ed alle spese,
possono chiedere la cancellazione, mentre se il pagamento avviene oltre i 12
mesi si può chiedere solo un annotazione sul registro dell’avvenuto pagamento.
Chi possiede una cambiale
insoluta, può scegliere tra due azioni cambiarie:
a) L’azione
diretta, rivolta contro gli obbligati principali, ossia emittente per il
pagherò ed il trattario per la tratta, oppure contro l’avallante.
b) L’azione
di regresso, rivolta contro gli obbligati di regresso, che sono i giranti
in caso di pagherò, ed il traente e i giranti in caso di tratta; può comunque
essere rivolta contro gli eventuali avallanti. Il creditore può rivolgersi sia
all’ultimo girante, sia ad uno dei giranti che appaiono sulla cambiale,
scegliendo magari chi da maggior affidamento. Per far questo occorre però prima
levare il protesto, perché uno dei giranti prima di pagare, vorrà essere certo
che la cambiale non sia stata pagata.
La fase successiva delle azioni
cambiarie si svolge in tre fasi:
a) L’intimazione
di pagamento o precetto che è notificata dall’ufficiale giudiziario su
richiesta del creditore; esso contiene la richiesta di pagamento al debitore
entro un termine che non può essere inferiore ai 10 giorni.
b) Se
non viene ancora effettuato il pagamento dopo l’intimazione, si procede al pignoramento,
che consiste in un atto di esproprio forzato compiuto dall’ufficiale
giudiziario sui beni del debitore che si reputano sufficienti per coprire il
debito.
c) Se entro 10 giorni ancora non avviene il pagamento, il creditore
può chiedere al pretore la vendita forzata dei beni pignorati. La
vendita avviene all’asta e con il ricavato si estingue il debito e se avanza un
residuo viene dato al debitore.
ASSEGNO
BANCARIO
L’assegno bancario è un titolo di credito che
contiene l’ordine incondizionato impartito a una banca (trattaria) da parte di
una persona (traente) che ha dei fondi depositati presso di essa, di pagare a
vista al beneficiario la somma indicata sul titolo.
Quindi per poter emettere un
assegno, occorre avere disponibilità di fondi presso una banca, a meno che non si abbia ottenuto dalla banca un
apertura di credito, che consente di disporre di soldi, entro certi limiti,
anche se non si hanno fondi sufficienti. L’assegno si compone di due parti:
La matrice che è la parte
che resta attaccata al blocchetto e che non è obbligatoria compilare; il più
delle volte è utilizzata per annotare l’importo e la causale dell’emissione.
La figlia che è l’assegno
vero e proprio che circola come mezzo di pagamento.
L’assegno deve contenere i
seguenti requisiti essenziali:
1)
la denominazione di assegno bancario;
2)
l’ordine incondizionato di pagare a vista una certa
somma
3)
il nome della banca trattaria che deve pagare
4)
il luogo di pagamento
5)
il luogo e la data di emissione
6)
la firma del traente
Tra i requisiti non figura il nome
del beneficiario; infatti se manca, l’assegno vale come titolo al portatore.
L’assegno è un titolo all’ordine
pèr cui può essere trasferito mediante girata.
Può essere emesso a favore dello
stesso traente; in tali casi traente e beneficiario sono la stessa persona, per
cui in tali casi compaiono diciture simili a “ a me medesimo” nella parte dove
andrebbe scritto il nome del beneficiario; si ricorre a questo caso quando il
correntista deve prelevare soldi dal proprio conto corrente.
L’assegno bancario ha una
struttura simile alla tratta, contenendo un ordine incondizionato di pagamento
impartito dal traente al trattario ed è anch’esso un titolo di credito
letterale, formale, astratto, autonomo esecutivo e all’ordine, però differisce
dalla tratta perché:
-
ha sempre scadenza a vista;
-
è esente da bollo;
-
può essere emesso al portatore;
-
la sua circolazione ha una durata limitata;
-
non prevede l’accettazione della banca che pagherà
solo se sul conto corrente del traente vi sono fondi disponibili;
-
è un mezzo di pagamento (mentre la tratta è uno
strumento di credito)
Essendo a vista l’assegno viene
pagato dalla banca al momento della presentazione da parte del beneficiario o
dell’ultimo giratario. L’ultimo possessore può incassare l’assegno, o recandosi
direttamente presso la banca trattaria, o versandolo alla banca presso cui ha
un conto corrente.
Per il pagamento, l’assegno deve
essere presentato entro 8 giorni dall’emissione se è pagabile nello stesso
comune in cui è emesso; entro 15 giorni se è pagabile in un altro comune. Per
cui molta importanza riveste la data, in quanto per un assegno presentato oltre
i termini, la banca potrebbe non pagarlo se ha ricevuto dal traente l’ordine di
non pagare; naturalmente se non esistono motivi e ci sono i fondi sul conto la
banca pagherà regolarmente; inoltre un assegno presentato oltre i termini non è
più esecutivo, ossia non è possibile levare protesto se mancano i fondi.
La data di emissione deve
coincidere con quella del rilascio; assegni senza data o postdatati, cioè con
data posteriore a quella effettiva sono irregolari anche se è permessa una
postdatazione fino a 4 giorni per gli assegni fuori piazza.
Gli assegni senza data vengono
comunque presi dalla banca se prima della presentazione essa viene indicata, mentre
per gli assegni postdatati se presentati prima della data indicata, devono
essere pagati dalla banca se vi sono i fondi sul conto. Spesso si ricorre alla
postdatazione quando l’emittente non ha
fondi disponibili sul conto per cui si avvale dell’assegno come strumento di
credito, pensando di ricavarli per il giorno che indica sull’assegno.
Per questo motivo l’assegno
bancario postdatato è soggetto ad una sanzione amministrativa costituita dal
bollo del 12 per mille come previsto per le cambiale oltre ad una sanzione
pecuniaria
Mancato pagamento dell’assegno
Un assegno non pagato per mancanza
di fondi si dice “scoperto” o “a vuoto”.
Il possessore di un assegno
scoperto può agire mediante un’azione di regresso, contro i giranti, sempre che
l’assegno sia stato presentato nei termini ed il mancato pagamento sia stato
accertato con il protesto; in qualunque caso, anche senza le suddette
condizioni, è possibile agire nei confronti del traente.
L’emissione di un assegno
scoperto, anche se solo in parte, è punita dalla legge con pesanti sanzioni,
che l’emittente dell’assegno a vuoto può evitare, se entro 60 giorni dalla
scadenza del termine di presentazione, provvede a pagare l’importo dell’assegno
aumentato di una penale del 10%, degli interessi e delle spese di protesto.
ASSEGNO
CIRCOLARE
L’assegno circolare è un mezzo di
pagamento più sicuro e molto gradito al creditore essendo paragonabile al
contante; infatti l’assegno circolare è
Un titolo di credito all’ordine, emesso da una banca
autorizzata, che si assume l’obbligo incondizionato di pagare a vista una
determinata persona la cifra indicata sul titolo e disponibile presso di essa
al momento dell’emissione.
Quindi l’assegno è sicuramente
coperto poiché la banca lo emette solo se ha ricevuto i soldi dal richiedente,
o, se questi è un correntista, solo dopo avergli addebitato l’importo sul conto
corrente.
L’assegno ha una struttura simile
al pagherò contenendo una promessa di
pagamento impartita dal traente al trattario ed è anch’esso un titolo di credito
letterale, formale, astratto, autonomo esecutivo e all’ordine, però differisce
dalla tratta perché:
-
ha solo scadenza a vista;
-
è soggetto al bollo del 6 per mille annuo, a carico
della banca emittente;
-
la sua circolazione ha una durata limitata; deve essere
presentato per il pagamento entro 30 giorni dalla data di emissione
-
ha una copertura garantita
-
è un mezzo di pagamento (mentre il pagherò è uno
strumento di credito)
Per poter emettere gli assegni
circolari, le banche devono essere autorizzate dalla Banca d’Italia, o in
mancanza, essere delegate alla emissione per conto di banche autorizzate.
L’emissione di assegni circolari è
gratuita, perché la banca ha il vantaggio di disporre di quei soldi senza
pagare interessi, per il tempo intercorrente tra il momento dell’emissione e
l’incasso.
Clausole particolari
relative agli assegni
Al fine di evitare che in seguito
a smarrimento o furto l’assegno bancario o circolare possa essere incassato da
persone diversa dal legittimo portatore, la legge prevede alcune clausole che
apposte sull’assegno possono limitarne la circolazione o il pagamento.
La clausola più diffusa per evitare la circolazione,
consiste nello scrivere sull’assegno “ non trasferibile ”; in questo
modo si impedisce il trasferimento mediante girata e l’assegno può essere
pagato solo al beneficiario oppure a una banca da questi incaricata per la
riscossione.
Questa clausola è obbligatoria per
gli assegni di importo superiore a € 10.329,14, in base ad una legge rivolta a
prevenire il riciclaggio del denaro sporco.
Un’altra precauzione consiste
nella sbarratura dell’assegno, che viene posta con due righe trasversali
sulla parte anteriore. L’assegno sbarrato può essere girato, ma il pagamento
può essere fatto dalla banca trattaria solo ad un suo cliente o a un’altra
banca. La sbarratura pertanto non ostacola la circolazione ma pone limitazioni
per il pagamento. La sbarratura può essere:
1)
Generale quando tra le due linee non vi è
alcuna indicazione. In tal caso la banca trattaria o emittente pagherà
l’assegno solo a un’altra banca o a un proprio cliente.
2)
Speciale quando tra le due linee è indicato il nome di
una banca alla quale la banca trattaria o emittente pagherà l’assegno.
CONTI
CORRENTI
Due persone fisiche o imprese che
sono in costante rapporto d’affari possono trovare utile l’instaurare un
rapporto di conto corrente (c/c); esso è un contratto regolato dal
Codice Civile col quale le parti si impegnano ad annotare in un apposito
prospetto detto “ conto “, le operazioni che si svolgono tra loro, stabilendo
che fino ad una certa data, detta scadenza o chiusura conto, i crediti derivanti dalle operazioni non sono
esigibili. Questo tipo di conto corrente non è da confondere con quello
bancario, detto “conto corrente di corrispondenza”.
Ognuno delle parti intesta un c/c
alla controparte provvedendo ad annotare nel prospetto le operazioni che danno
origine a un debito o un credito dell’intestatario.
(Ns fattura, Vs assegno ecc.).
Il saldo di tutte le operazioni non
può essere richiesto fino alla data della scadenza stabilita. Nel prospetto
vengono distinti due sezioni, dette Dare
e Avere, in modo da
distinguere le operazioni il cui importo deve essere addebitato
all’intestatario, da quelle il cui importo deve essere accreditato.
I
termini usati in un rapporto di c/c sono:
-
correntisti: sono le parti interessate;
-
titolare: è colui a cui è intestato il conto;
-
aprire un
conto: significa intestarlo al titolare
e iniziare le relative registrazioni;
-
addebitare
un importo al titolare: significa riportare
un’operazione nella sezione “Dare”;
-
accreditare
un importo al titolare: significa riportare
un’operazione nella sezione “Avere”;
-
valuta di
un’operazione: è la data da cui si iniziano a
calcolare gli interessi (se si è stabiliti di calcolarli);
-
saldo: è la differenza dei totali riportati in Dare e quelli in
Avere;
-
chiudere
un conto: significa calcolare il saldo che
può rappresentare un debito o un credito del titolare.
-
Classificazioni dei conti correnti:
I c/c
possono essere classificati in base alla forma e al contenuto; in base alla
forma i c/c possono essere:
1)
A sezioni
divise, quando il prospetto è diviso in
due sezioni: Dare e Avere e ognuna di esse contiene apposite colonne per la
data, descrizione dell’operazione, gli importi;
2)
A sezioni
parzialmente riunite, quando vengono riportate in
un’unica sezione le date e la descrizione delle operazioni, mentre restano
divise le colonne Dare e Avere;
3) A forma scalare, quando
le sezioni sono riunite e vi è un apposita colonna in cui per ogni operazione
viene indicato il segno “D” (Dare) o “A” (Avere); dopo ogni operazione effettuando una somma o una
differenza viene riportato il saldo a debito (D) o a credito (A).
In base
al contenuto i c/c possono essere:
1)
semplici, se si stabilisce di non conteggiare interessi
2)
a
interesse, se si conviene di calcolarli.
LA
COMPRAVENDITA
E’ il contratto che ha per oggetto
il trasferimento della proprietà di una merce o di un diritto verso il
corrispettivo di un prezzo.
Esso si svolge attraverso tre
fasi:
1)
la trattativa;
2)
la stipulazione del contratto;
3)
l’esecuzione del contratto.
La fase della trattativa è quella
in cui le parti interessate entrano in contatto formulando entrambi la propria
proposta.
Tale proposta può essere formulata
sia dal venditore che spesso per far conoscere i propri prodotti si avvale di
pubblicità o invia cataloghi, listino prezzi, condizioni di vendita ecc.,
oppure può essere formulata dal compratore e può essere sia scritta che
verbale. Una volta che un contraente ha formulato la proposta e l’altra parte
accetta, il contratto si ritiene concluso e quindi si può passare alla
stipulazione di esso; oppure si può arrivare all’accordo anche avanzando una
controproposta ad una proposta iniziale ricevuta:
La stipulazione del contratto quindi
si ha nel momento in cui chi ha fatto la proposta o la controproposta ha
ricevuto l’accettazione dell’altra parte.
La stipulazione del contratto può
avvenire sia in forma scritta che verbale.
Infine si ha l’esecuzione del
contratto, che è la fase in cui il compratore e il venditore devono onorare
gli impegni assunti con la stipulazione del contratto.
Dal punto di vista giuridico la
compravendita è un contratto:
-
bilaterale, in quanto le parti assumono obblighi reciproci;
-
consensuale, perché si conclude nel momento in
cui le parti raggiungono un accordo;
-
a titolo oneroso, in quanto ciascun
contraente sopporta un onere (il venditore con la consegna della merce, il
compratore con il pagamento del prezzo) in cambio di un vantaggio economico;
-
traslativo della proprietà, in quanto
la proprietà di un bene si trasferisce dal venditore al compratore.
Gli obblighi del venditore
Con la stipulazione del contratto,
il venditore si assume i seguenti obblighi:
1)
consegna della merce secondo le modalità di tempo, di luogo, di qualità e
quantità previste dal contratto;
2)
Garanzia dall’evizione: il venditore deve garantire che nessuno vanti
diritti in precedenza acquisiti sulla merce venduta;
3)
Garanzia da vizi e difetti occulti: ossia deve garantire che merce
non presenti difetti nascosti che la rendano non idonea all’uso per cui è stata
acquistata o ne diminuiscano il valore.
Gli obblighi del compratore
Gli obblighi del compratore sono
invece:
1)
Ritiro della merce nel tempo e nei modi previsti dal
contratto;
2)
Il pagamento del prezzo come concordato.
Quando una delle parti non assolve
in tutto o in parte agli obblighi assunti si verifica il mancato o
irregolare adempimento del contratto.
Il mancato adempimento del
contratto si verifica quando il venditore non consegna la merce nel luogo e nei
tempi stabiliti o quando il compratore non ritira la merce o non provvede al
pagamento del prezzo. In tali casi la parte adempiente può chiedere:
1)
L’esecuzione forzata del contratto, che
consiste nel far acquistare tramite un ufficiale giudiziario e a spese del
venditore, le merci che questi non ha consegnato, oppure nel far vendere le
merci che il compratore non ha ritirato. Inoltre la parte inadempiente deve
risarcire l’altra parte dei danni subiti per la maggior spesa sostenuta per
l’acquisto o per la minor somma ricavata con la vendita.
2)
La risoluzione del contratto e il
conseguente risarcimento dei danni.
L’adempimento irregolare si
verifica invece quando una delle parti o entrambe non rispettano totalmente
alcune condizioni di importanza non essenziale ai fini della regolarità del
contratto. In tal caso la parte danneggiata può chiedere il risarcimento dei
danni subiti.
DOCUMENTI
DELLA COMPRAVENDITA
La fase della trattativa può
essere portata avanti sia verbalmente che con lo scambio di corrispondenza
commerciale; in questo caso le parti si scambiano:
-
la proposta iniziale (di vendita o di acquista)
-
l’ordine
-
la conferma d’ordine
Raggiunto l’accordo per
l’esecuzione del contratto, ossia per la consegna della merce da parte del venditore
e il pagamento da parte del compratore, viene emesso il documento di trasporto
(Ddt) e la fattura che è il documento più importante della fase di esecuzione
della compravendita.
FATTURA
E’ il documento commerciale obbligatorio, emesso dal
venditore per provare da parte sua l’esecuzione del contratto e per comunicare
al compratore l’importo che deve pagare per le merci che gli sono state cedute
o per i servizi che gli sono stati prestati.
La fattura ha le seguenti
funzioni:
1)
Comunicare il credito vantato dal venditore nei
confronti del compratore, riportando sinteticamente le clausole del contratto
(termini di consegna, modalità di pagamento ecc.)
2)
Documentare la vendita
3)
Definire l’importo dell’Iva che l’operazione fa
sorgere a debito del venditore nei confronti dell’Erario.
Esistono
due tipi di fattura:
1)
La fattura immediata, che deve
essere emesse entro le ore 24 del giorno in cui è avvenuta la consegna.
2)
La fattura differita, che deve
essere emessa entro il 15 del mese successivo a quello in cui la merce è stata
consegnata, purchè la consegna risulti da un documento di trasporto (Ddt). Con
la fattura differita si possono raggruppare tutte le operazioni avvenute in un
mese tra le parti.
La fattura è composta da due parti:
1)
La parte descrittiva
2)
La parte tabellare
Nella
parte descrittiva vengono indicati i dati identificativi del venditore e del
compratore, la data e il numero di fattura, le principali condizioni del
contratto.
Nella
parte tabellare vengono indicati le quantità e la quantità della merce, il
prezzo unitario e complessivo, l’imponibile, l’aliquota Iva, l’imposta, le
eventuali spese accessorie e il totale fattura.
RAPPORTI
CON BANCHE DI CREDITO ORDINARIO
La banca è un impresa del settore
terziario che opera nel campo del credito, svolgendo attività di
intermediazione tra i soggetti in avanzo e quelli in disavanzo economico e
prestando numerosi servizi.
La banca offre vari servizi, ma
sicuramente le operazioni principali sono:
le operazioni di raccolta, con le
quali si procura i mezzi per svolgere la propria attività; queste operazioni
sono chiamate passive, perché la banca diventa debitrice nei confronti di
coloro che le forniscono i fondi e perché sostiene dei costi, costituiti dagli
interessi passivi che paga; Sono esempi
di raccolta i depositi a risparmio, i certificati di deposito, i c/c passivi;
Le operazioni di impiego, con le
quali utilizza i mezzi che si è procurata con le operazioni di raccolta; sono
operazioni chiamate attive, in quanto la banca diventa creditrice nei confronti
di coloro che finanzia ottenendo dei ricavi costituiti da interessi attivi e
commissioni. Esempi di operazioni di impiego sono i prestiti e i mutui che
concede, i c/c attivi;
Oltre a queste operazioni
principali, la banca offre molti servizi complementari.
Infatti oggi quasi tutte le
operazioni finanziarie vengono regolate tramite le banche.
Esempio sono le operazioni di
pagamento e riscossione di cambiali, ricevute bancarie, oltre ai vari strumenti
di pagamento messi a disposizione dalle banche.
Tutti questi rapporti tra le
banche e la clientela, sono regolati tramite uno strumento contabile: i c/c
di corrispondenza, (così chiamati perché tutte le operazioni che vi
transitano sono documentate da uno scambio di lettere o di documenti tra banca
e cliente) ai quali ricorrono sia i singoli individui che le famiglie ma
soprattutto ne usufruiscono le imprese.
Il titolare di conto corrente, ha
la possibilità di usare come strumento di pagamento gli assegni, i quali
vengono rilasciati dalla banca.
Inoltre il titolare di c/c può:
-
effettuare versamenti in denaro contante, in assegni, in vaglia ecc.
-
effettuare prelevamenti e pagamenti tramite assegno
bancario
-
ordinare o ricevere bonifici e giroconti, mediante
addebito o accredito in conto corrente.
-
utilizzare i vari servizi che la banca offre
(pagamento e riscossioni di cambiali e ricevute bancarie, acquisti e vendite di
titoli ecc.
I c/c possono essere di tre tipi:
a)
c/c di corrispondenza passivi, nei
quali di solito i saldi sono a favore del cliente e quindi a debito della
banca, per questo sono detti passivi.
b)
c/c di corrispondenza con scoperti temporanei, nei quali
di solito, come nei precedenti, i saldi sono a favore del cliente, ma che
comunque la banca concede la possibilità di usufruire per un periodo limitato
di soldi superiori a quelli effettivamente presenti sul conto. In questi casi
si dice che la banca ha concesso al correntista un credito per elasticità di
cassa, cioè per far fronte a momenti di scarsa liquidità.
c)
c/c di corrispondenza attivi, nei quali
normalmente i saldi sono a favore della banca, per questo detti conti attivi.
In sostanza questi conti correnti, sono
lo strumento per l’utilizzo di un credito che la banca concede al titolare del
conto.
Sotto l’aspetto contabile, nei
rapporti di c/c di corrispondenza le banche applicano un certo tasso sui saldi
a credito del cliente e un altro tasso,
di gran lunga superiore, sui saldi a debito del cliente; pertanto i c/c sono a tassi
non reciproci.
Sotto l’aspetto fiscale, sugli
interessi che maturano a favore del correntista, occorre applicare una ritenuta
fiscale del 27%. Per cui in sede di capitalizzazione degli interessi, la banca
accredita sul conto l’ammontare degli interessi netti, ossia l’importo
degli interessi maturati diminuito della ritenuta fiscale.
Significato di alcuni
termini tecnici
1)
Intestatario del conto: è colui al
quale è intestato il conto. (cliente correntista)
2)
Dare/Avere: sono espressioni che determinano
il segno delle operazioni;
Riferendosi
all’intestatario:
-
Dare, significa operazioni a debito del correntista cioè
operazioni per le quali egli deve dare; (prelevamenti, pagamenti ecc.)
-
Avere, significa operazioni a credito del correntista cioè
operazioni per le quali egli deve avere. (versamenti,
riscossioni ecc.)
-
Addebitare
il conto: significa registrare operazioni di
segno Dare, ossia a debito del correntista;
-
Accreditare
il conto: significa registrare operazioni
in Avere, ossia a credito del correntista;
-
Saldo del
conto: è la somma algebrica degli
importi registrati sul conto fino a un dato momento;
-
Valuta: è il giorno da cui si iniziano a calcolare gli interessi in
riferimento ad una certa operazione (il giorno di partenza è sempre escluso)
L’AZIENDA
Il termine
azienda deriva dal latino agenda, ossia “cose da farsi” “operazioni da
compiere” “affari”.
Tutti noi
ogni giorno abbiamo rapporti con le aziende, semplicemente andando al bar o al
supermercato o usufruendo di servizi di trasporto pubblico; sono esempi di
azienda la famiglia, lo stato, le banche, i negozi, i supermercati, le assicurazioni, le grandi industrie, gli
enti ospedalieri, le officine meccaniche ecc.
L’azienda è quindi,
un’organizzazione di persone e beni economici, che attraverso un insieme
coordinato di operazioni in essa compiute, mira al soddisfacimento di bisogni
umani.
Le aziende
quindi nascono per soddisfare i bisogni umani che nel corso dei millenni sono
sempre cresciuti, diventando più complessi,per cui l’uomo da solo non è stato
più capace di procurarsi i beni e i servizi di cui aveva bisogno; sono nati
così complessi organizzati maggiormente specializzati e con maggiori capacità:
tali complessi sono appunto le aziende.
Le aziende
possono essere di diverse dimensioni, svolgere attività differenti, ma tutte
devono possedere i seguenti requisiti:
1) struttura
organizzativa, destinata a durare nel tempo e non compiendo operazioni
occasionali.
2)
insieme di persone, che operano nell’azienda con varie responsabilità,
fornendo le proprie energie lavorative necessarie allo svolgimento
dell’attività.
3)
insieme di beni economici, materiali o immateriali, che vengono impiegati
nei processi di produzione o di consumo.
4) le operazioni
che le persone svolgono utilizzando i beni per conseguire il fine per cui
l’azienda è nata
5) il fine
da raggiungere, che è il soddisfacimento diretto o indiretto dei bisogni
umani.
CLASSIFICAZIONE
DELLE AZIENDE
A seconda
del fine le aziende si distinguono in:
-
Aziende di produzione
-
Aziende di consumo (o di erogazione)
Le aziende
di produzione sono quelle che svolgono processi di produzione di beni o di
servizi da mettere a disposizione di terzi mediante lo scambio sul mercato.
Queste
aziende hanno come scopo il conseguimento di un utile per questo vengono
chiamate imprese. Esse quindi soddisfano indirettamente i bisogni umani
poiché i beni e i servizi prodotti, una volta ceduti alle unità di consumo,
possono in queste essere utilizzati e consumati per soddisfare i bisogni.
Le aziende
di produzione possono essere:
aziende di
produzione diretta , se svolgono una trasformazione materiale dei beni in
prodotti o servizi;
aziende di
produzione indiretta, se non attuano nessuna trasformazione dei beni, ma si
limitano ad acquistare e a rivendere i beni.
Le aziende
di produzione in base al settore di attività in cui operano si distinguono in:
aziende
del settore primario: aziende agricole ed estrattive
aziende
del settore secondario: aziende industriali o manifatturiere (meccaniche,
automobilistiche, metallurgiche, chimiche, tessili, alimentari dell’abbigliamento
ecc.)
aziende
del settore terziario: aziende mercantili, di trasporto, bancarie,
assicurative
aziende
del settore terziario avanzato: aziende dei servizi informatici e
telematici.
Le aziende
di consumo (o di erogazione) hanno lo scopo del diretto
soddisfacimento dei bisogni umani.
La più
comune azienda di erogazione è la famiglia, in cui i componenti, sotto
la guida del capofamiglia, collaborano per l’acquisizione dei mezzi occorrenti
per soddisfare i propri bisogni, stabilendo eventualmente di destinare parte
delle risorse ai bisogni futuri (risparmio). Tali mezzi provengono dal lavoro e
da redditi (interesse, fitti, rendite varie)
Oltre alla famiglia abbiamo altre aziende di erogazione, che l’uomo ha creato
per soddisfare i bisogni collettivi, quindi più ampie tra cui rientrano:
Stato,
Regioni, Province e i Comuni, i quali si preoccupano di fornire
ai cittadini un insieme di servizi essenziali come la difesa, l’ordine
pubblico, l’istruzione, assistenza sanitaria, giustizia, viabilità ecc. I mezzi
da spendere per fornire questi servizi vengono procurati soprattutto da
contribuzioni obbligatorie imposte ai cittadini.
Altri enti
privati e pubblici, che hanno fini
di carattere culturale, ricreativi, religiosi assistenziali, sportivi
ecc. (associazioni varie enti di
beneficenza). Tali enti si procurano i mezzi per svolgere la loro attività da
contribuzioni volontarie o obbligatorie e dai redditi derivanti da ricchezze in
precedenza accumulate, cioè da un loro patrimonio.
Secondo la
natura del soggetto giuridico le aziende si distinguono in:
-
aziende private
-
aziende pubbliche
Per soggetto
giuridico, si intende la persona o l’insieme di persone che si assume le obbligazioni e i diritti derivanti dalle
operazioni effettuate.
Le
operazioni compiute, di solito attraverso rapporti con operatori esterni, fanno
nascere nei confronti di costoro obblighi e diritti.
Es:
l’acquisto di un bene fa nascere per il compratore il diritto di poterne
usufruire e l’obbligo di pagare il prezzo al fornitore.
Il soggetto
giuridico può essere:
- una
persona fisica, cioè un singolo individuo, come il titolare
dell’azienda
- una
persona giuridica, ossia un ente formato da un insieme di persone, a cui la
legge conferisce la possibilità di assumere obbligazioni e diritti.
Quindi:
Le
aziende private sono quelle il cui soggetto giuridico è una persona fisica o
una persona giuridica.
Rientrano tra queste le aziende di produzione e alcune aziende di
erogazione (associazioni culturali, sportive ecc.). La loro attività è regolamentata
dalle norme previste dal diritto privato.
Le
aziende pubbliche sono quelle il cui soggetto giuridico è una persona giuridica
pubblica, cioè un ente con fini che interessano direttamente la collettività.
Rientrano in questa categoria lo Stato, le Regioni, le Province, i
Comuni e le aziende gestite da enti pubblici (aziende municipalizzate del gas,
dei trasporti ecc.)
La loro attività è regolamentata dalle norme dei diritto pubblico.
In base alla forma giuridica, le aziende private si distinguono a
loro volta in:
- Aziende individuali
- Aziende collettive
Le aziende individuali hanno per soggetto giuridico una persona fisica.
Rientrano in questa categoria le cosiddette “aziende familiari”, nelle
quali collaborano accanto all’imprenditore, che resta il titolare dell’azienda,
uno o più familiari.
Le aziende collettive hanno per soggetto giuridico una pluralità di
persone fisiche o una persona giuridica.
Le aziende collettive, rappresentate da società, hanno più
comproprietari che prendono il nome di soci.
In alcune società, dette società di persone, il soggetto
giuridico è costituito dai singoli soci che si assumono obblighi e diritti
dell’attività esercitata.
Tipica società di persona è la società in nome collettivo (snc)
In altre società, dette società di capitali, il soggetto
giuridico è rappresentato dalla società stessa, la quale avendo personalità
giuridica, si assume in proprio gli obblighi e i diritti dell’attività svolta.
Le più famose società di capitali sono le società per azioni (spa) e le
società a responsabilità limitata (srl).
Da tener presente che, non sempre chi si assume gli obblighi e i
diritti dell’azienda possiede anche il potere di gestirla, ossia non sempre è
anche il soggetto economico.
Il soggetto economico è infatti la persona o il gruppo di persone che
gestisce l’azienda, effettua scelte e decide per casi importanti.
Nelle aziende individuali il soggetto giuridico e quello economico sono
la stessa persona, ossia il proprietario dell’azienda.
Mentre nelle aziende collettive il potere decisionale è nelle mani del
socio o dei soci.
In base al luogo in cui svolgono la loro attività le aziende si
distinguono infine in:
-
aziende indivise
-
aziende divise
Le aziende indivise sono quelle che operano in un solo luogo, dove sono
localizzati sia gli uffici commerciali e amministrativi sia i reparti di
produzione.
Tipiche aziende indivise sono i negozi che operano la vendita al
minuto.
Le aziende divise invece operano in più luoghi attraverso sezioni dette
sede centrale, filiali, succursali ecc. dotate di una certa autonomia ma legate
tra loro da una coordinazione economica perché facente parte dello stesso
sistema aziendale.
Sono aziende divise quelle che svolgono vari rami di attività in un
solo luogo o in luoghi diversi.
Es.: sono aziende divise per luoghi: le banche, le aziende che gestiscono catene di supermercati, i
complessi industriali di grandi dimensioni ecc.
Sono invece aziende divise per rami le compagnie di assicurazioni la cui attività comprende il ramo vita e
il ramo danni.
L’azienda divisa è comunque unica; infatti essa ha un solo soggetto
giuridico e un solo soggetto economico.
IL
PATRIMONIO
E’ l’insieme dei beni
economici a disposizione dell’azienda in un dato momento.
Esso a
causa delle continue operazioni di gestione varia continuamente nel corso del
tempo; per questo al fine di avere una situazione conoscitiva dell’impresa, il
patrimonio va riferito a un preciso istante della vita aziendale, che, per il
patrimonio di funzionamento, di solito è il 31/12 di ogni anno.
In
un’azienda, gli elementi del patrimonio vengono così classificati:
-
gli impieghi secondo la loro destinazione
-
i finanziamenti secondo la loro provenienza
A seconda
della destinazione e della durata gli impieghi si classificano in due gruppi:
-
attivo immobilizzato
-
attivo circolante
L’attivo
immobilizzato è rappresentato dai beni destinati a permanere per lungo tempo
nel patrimonio dell’azienda mantenendo la loro utilità per più anni.
Le
attività immobilizzate si dividono in:
Immobilizzazioni
immateriali: sono beni di natura non materiale, la cui presenza è
rappresentata unicamente dal documento che certifica l’avvenuto costo.
Es: sono i
brevetti, i diritti d’autore, gli oneri pluriennali, ossia quei costi la cui
utilità si manifesta in più esercizi (costi per la costituzione dell’impresa,
costi di ricerca, pubblicità, costi di ampliamento)
Immobilizzazioni
materiali: sono beni materiali che danno la loro utilità per più anni;
es.: fabbricati, impianti, attrezzature, automezzi, arredi, ecc.
Immobilizzazioni
finanziarie: sono rappresentate dagli investimenti che consentono il
controllo di altre società tramite il possesso di azioni o di quote
(partecipazioni) o da finanziamenti
concessi a terzi per periodi medio o lunghi (es mutui attivi).
L’attivo
circolante è costituito dai beni destinati alla vendita, al consumo o alla
produzione la cui utilità si esaurisce in tempi brevi oppure da disponibilità
finanziarie in attesa di essere impiegate.
Fanno
parte dell’attivo circolante:
· le rimanenze,
formate da scorte di beni destinati a essere utilizzati in tempi brevi nelle produzione, venduti o consumati
(materie prime, merci e materie di consumo).
· i
crediti, costituiti da importi da riscuotere entro un anno;
· le
attività finanziarie, costituite da valori mobiliari (titoli) che
l’azienda detiene per periodi non lunghi.
· le
disponibilità liquide, costituite dai valori in cassa e dai fondi
depositati nei c/c bancari in attesa di essere utilizzati.
Immobilizzazioni
e attivo circolante sono gli impieghi fatti coi finanziamenti che l’impresa si
è procurata a titolo di capitale proprio o a titolo di capitale di terzi:
I
finanziamenti ricevuti a titolo di capitale proprio coincidono con il
patrimonio netto
I
finanziamenti ricevuti a titolo di capitale di terzi coincidono con le
passività. Le passività comprendono i debiti.
I
finanziamenti ricevuti da terzi,a seconda della loro durata si
distinguono in
· debiti a breve termine, ossia con
scadenza entro un anno (passività correnti)
· debiti a medio lungo
termine, con scadenza oltre un anno (passività consolidate)
L’INVENTARIO
E’ l’insieme delle
operazioni che determina il patrimonio dell’impresa in un certo momento.
Esso viene
redatto attraverso le seguenti fasi:
· la ricerca
dei beni che formano il patrimonio aziendale;
· la destinazione
della qualità e della quantità dei beni;
· la classificazione
dei beni in categorie omogenee;
· la valutazione
dei beni in termini monetari
· la rappresentazione
dei beni in un prospetto detto appunto “inventario”
Gli
inventari possono essere classificati secondo l’oggetto, i dati raccolti, le fonti, la periodicità, lo scopo della
compilazione, la
forma e il grado
di analisi delle voci.
1)
Secondo l’oggetto abbiamo l’inventario generale che ha appunto per oggetto
l’intero patrimonio e l’ inventario parziale che ha per oggetto solo alcuni elementi del
patrimonio (es. inventario delle merci in magazzino).
2)
Secondo i dati in essi raccolti abbiamo gli inventari a
quantità fisiche, in cui i beni vengono descritti senza valore monetario e inventari
a valore, in cui i beni oltre a
quantità fisiche vengono espressi anche in termini monetari.
3)
Secondo la fonte dei dati abbiamo gli inventari di fatto che
sono quelli ottenuti ricercando materialmente i beni nei luoghi in cui sono
conservati e gli inventari contabili, che sono quelli ottenuti in base
alle annotazioni fatte sui registri.
4) Secondo la periodicità di
compilazione, abbiamo gli inventari ordinari, ossia quelli
compilati a scadenze regolari, con frequenza costante: esempio è l’inventario
generale d’esercizio redatto alla fine di ogni anno per determinare il
patrimonio dell’azienda e gli inventari straordinari che vengono redatti
solo in casi eccezionali e per particolari esigenze: es. inventari compilati in
sede di costituzione, di cessione, di trasformazione di fusione ecc.
5) Secondo il fine abbiamo i
seguenti inventari:
- inventario di costituzione: che mette
in evidenza il patrimonio iniziale;
- inventario
d’esercizio: che mette in evidenza il patrimonio dell’azienda in
funzionamento al termine di ogni esercizio;
- inventario di cessione: redatto in caso di
cessione dell’azienda; mette in evidenza le attività e le passività che
l’acquirente si accolla;
- inventario di trasformazione: compilato
quando l’azienda cambia forma sociale;
- inventario di fusione redatto dalle
società che si fondono per determinare i loro patrimonio
-
inventario di liquidazione compilato quando un’impressa decide di cessare
l’attività
6) secondo la forma del
prospetto abbiamo gli inventari a sezioni sovrapposte in cui
vengono elencate prima tutte le attività e poi le passività; alla fine
riepilogati i totali delle attività e delle passività per differenza si calcola
il patrimonio netto e gli inventari a sezioni contrapposte redatti con
prospetto a due sezioni: a sinistra si indicano le attività mentre a destra le
passività; se le attività superano le passività, il patrimonio netto, a
pareggio, va scritto a destra, viceversa va scritto a sinistra.
7) Secondo il grado di analisi
dei dati abbiamo gli inventari
analitici che forniscono un elenco dettagliato dei vari elementi che
formano il patrimonio e inventari sintetici che indicano gli elementi
del patrimonio raggruppandoli per classi omogenee. Es. per i crediti, l’inventario
analitico indica i crediti verso i clienti riportando per ogni credito anche il
nome del debitore, mentre l’inventario sintetico indica unicamente il totale
dei crediti verso i clienti.
La compilazione
dell’inventario di costituzione e quello d’esercizio, oltre a rispondere ad
esigenze pratiche deriva da precisi obblighi imposti dal codice civile.
REGISTRAZIONI
CONTABILI NEI VARI LIBRI ELEMENTARI
Sono
registrazioni dette scritture elementari, non obbligatorie che
servono di preparazione, di analisi e di completamento ad altre scritture.
Vengono
redatte su moduli, schede, registri e riguardano singoli aspetti della gestione
di un’impresa.
Tra le
principali scritture elementari troviamo quelle riportate nei seguenti
registri:
1) Prima nota: dove
rilevando i dati dai documenti originari, vengono riportate in ordine di tempo
le operazioni aziendali man mano che vengono compiute.
2) Libro
cassa: in cui vengono registrati i movimenti relativi agli incassi
ed ai pagamenti in denaro effettuati dall’impresa.
3) Scadenzario
in cui vengono annotati in ordine di scadenza gli importi da riscuotere
o da pagare.
4)
Libri delle cambiali attive e passive in cui
vengono riportate i dati e le scadenze delle cambiali da riscuotere (attive) e
quelle da pagare (passive).
LA
RETRIBUZIONE
E’ il compenso che riceve il
lavoratore in cambio delle prestazioni fornite.
Di solito
viene corrisposta in denaro, ma, nei casi in cui il datore di lavoro fornisce vitto e/o
alloggio, può essere parte in denaro e parte in natura.
La
retribuzione può essere a tempo, a cottimo a provvigione.
La
retribuzione a tempo, che è la più comune, è quella in cui il
compenso del lavoratore viene rapportato alla durata della prestazione
lavorativa e può essere misurata a ore, giorni, settimane o mesi.
La
retribuzione a cottimo, (che si riferisce agli operai) è quella in cui il
compenso viene rapportato alla produzione realizzata. Maggiore è la produzione
più alto è il salario. Il cottimo può essere puro e misto.
Nel
cottimo puro il lavoratore viene retribuito con una somma fissa per ogni pezzo
prodotto, mentre nel cottimo misto la retribuzione è formata da una parte
fissa, detta paga base, identica per tutti i lavoratori indipendentemente dalle
quantità prodotte e da una parte variabile, legata alla produzione
La
retribuzione a provvigione è quella che viene calcolata applicando delle
percentuali sugli affari conclusi dal lavoratore. Sono retribuiti a
provvigione, alcuni lavoratori autonomi come gli agenti e i rappresentanti di
commercio, ma anche lavoratori dipendenti, come i commessi viaggiatori e i
piazzisti, i quali oltre ad uno stipendio minimo fisso, percepiscono anche una
provvigione.
La
retribuzione si compone di elementi:
- fissi, che fanno
parte delle retribuzioni di tutti i dipendenti
- accessori, che rientrano nella busta paga di alcuni lavoratori e
dipendono dal tipo di mansione svolta, dalle condizioni in cui si presta il
lavoro ecc.
Gli
elementi fissi della retribuzione sono:
-
Il minimo
tabellare (o paga base o minimo contrattuale): è stabilito dai contratti collettivi e il suo importo varia
a seconda del settore di appartenenza (metalmeccanico, chimico ecc.) e dalla
qualifica del lavoratore (operaio generico, operaio qualificato, capo reparto
ecc.).Di solito è in misura fissa mensile ed è l’elemento principali della
retribuzione perché i base ad esso sono calcolati tutti gli altri elementi.
-
Gli scatti
di anzianità: sono degli aumenti periodici,
stabiliti dai contratti collettivi, concessi in proporzione al numeri degli
anni di servizio del lavoratore presso la stessa azienda.
-
L’indennità
di contingenza: aumenti periodici che fino
al 1991 avevano la funzione di compensare alla perdita di potere d’acquisto
della retribuzione a causa dell’inflazione. Dal 1992 è stata bloccata al valore
del 1991.
Gli elementi accessori della retribuzione sono:
-
Il premio
di produzione: originariamente era un
incentivo concesso al lavoratore in seguito ad un aumento di produzione. Ora è
concessa quasi sempre automaticamente a prescindere dal risultato della
produzione.
-
I
superminimi, o assegni “ad personam”: sono
aumenti concessi a quei lavoratori che si sono distinti in maniera particolare
per capacità e impegno.
-
Le
indennità: sono corrisposte a titolo di
compenso per il lavoro prestato in particolari condizioni di rischio o disagio
oppure a titolo di rimborso.
Sono esempi di indennità, quelle concesse ai lavoratori
che nel svolgere il proprio
lavoro mettono a rischio la propria vita (Indennità per lavorazioni
nocive), oppure quelle corrisposte agli
impiegati che maneggiano denaro contante e sono pertanto responsabili di
eventuali ammanchi (indennità di cassa, es. quelle concesse ai cassieri delle banche), oppure quelle
concesse ad impiegati che per la delicata mansione svolta devono essere sempre
reperibili (indennità di funzione), e infine quelle concesse ai lavoratori che devono svolgere
il loro lavoro in luoghi diversi dall’abituale sede lavorativa (indennità di
trasferta)
-
I fringe
benefit: sono gratifiche individuali
concesse al singolo lavoratore volte a premiarlo per il suo positivo rapporto
con l’impresa; sono costituiti dall’uso personale di alloggi, telefonini,
autovetture ecc.
-
Il
compenso per lavoro straordinario: viene
concesso ai lavoratori che svolgono servizio oltre il normale orario di lavoro
stabilito dalla contrattazione collettiva.
Tutti i contratti collettivi prevedono il pagamento di mensilità aggiuntive: la più comune è la cosiddetta Tredicesima o gratifica
natalizia che viene erogata nel mese di dicembre ed è pari ad uno
stipendio per gli impiegati e a 200 ore di retribuzione oraria per gli operai. Alcuni contratti prevedono
anche il pagamento di un’ulteriore mensilità che prende il nome di quattordicesima,
concessa per esempio nel settore edile e agli impiegati di banca.
Tutti gli
elementi fissi e accessori concorrono alla formazione della retribuzione
lorda, che però non è l’importo riscosso dal dipendente. Infatti alla
retribuzione lorda vanno sottratte le ritenute sociali (per la pensione)
e le ritenute fiscali (imposte sul reddito delle persone fisiche) a
carico del dipendente. L’importo netto erogato al dipendente è detto: retribuzione
netta.
CONTRATTI
DI LAVORO E ASSICURAZIONI SOCIALI
Tutti i
rapporti di lavoro dei vari settori produttivi sono regolati da contratti
collettivi, che sono degli accordi stipulati tra le associazioni sindacali
dei lavoratori (CGIL, CISL, UIL) e quelle dei datori di lavoro (Confindustria,
Confagricoltura ecc).
I
contratti collettivi sono a livello nazionale (se si applicano ai rapporti di
lavoro di un intero settore produttivo) o su base aziendale (se riguardano solo
i dipendenti di una singola impresa).
Per legge
tutti i lavoratori hanno diritto ad essere assicurati ricevendo la giusta
assistenza in caso di infortunio, malattia, invalidità, disoccupazione
involontaria.
In casi
del genere che compromettono il lavoro, uno Stato moderno ha il dovere di
garantire i suoi cittadini anche oltre la vita lavorativa garantendo una vita
serena e priva di problemi economici. Per questo lo Stato ha istituito alcuni enti pubblici che hanno
il compito di gestire le assicurazioni obbligatorie (assicurazioni sociali) al
fine di tutelare i lavoratori e le loro famiglie al verificarsi di determinati
eventi e per garantire una pensione a coloro che raggiungono l’età per essere
collocati a riposo.
Questi
enti sono:
· l’INPS (Istituto Nazionale di
previdenza sociale) che gestisce diverse forme di assicurazioni sociali,
come le pensioni di vecchiaia, la Cassa integrazione guadagni, le indennità di
mobilità;
· l’INAIL
(Istituto
nazionale assicurazioni infortuni sul lavoro) che gestisce le assicurazioni
contro le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro.
I suddetti
enti, per fornire le proprie prestazioni, traggono i mezzi dai contributi sociali
obbligatori che devono essere versati periodicamente dalle imprese e in
misura minore dai lavoratori per i quali provvede a versarli il datore di
lavoro che preventivamente li trattiene dalle retribuzioni.